In Polonia la Settimana di preghiera per la sobrietà

L’unico conforto
proviene da Dio

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15 febbraio 2021

Varsavia , 15. Accendere i riflettori sul dramma dell’alcolismo e delle altre dipendenze e rimarcare il valore della sobrietà e della libertà interiore che l’astinenza comporta: anche quest’anno è l’obiettivo perseguito dalla Conferenza episcopale polacca (Kep) tramite la 54ª Settimana di preghiera per la sobrietà della nazione in programma dal 14 al 21 febbraio. L’iniziativa, dal titolo «Superiamo la crisi con sobrietà», si rende più che mai necessaria in questi tempi difficili che stiamo vivendo, ha sottolineato il presidente del Comitato episcopale per l’apostolato della sobrietà e dei tossicodipendenti, Tadeusz Bronakowski. «Molte persone di tutte le età — ha spiegato — stanno lottando per far fronte agli effetti di questa crisi. Soffrono fisicamente, mentalmente e spiritualmente e capita che non cercano conforto dove può essere davvero trovato, assumendo alcol e cadendo anche nella trappola di varie altre dipendenze». Per questo è stato preparato dai vescovi, assieme alla fondazione Signum magnum, un vademecum scaricabile da internet e utilizzabile da sacerdoti e operatori che lavorano nel quotidiano contatto con persone gravate da problemi connessi all’alcolismo in collaborazione con comunità parrocchiali e religiose od organizzazioni non governative.

Nel dettaglio, l’opuscolo offre suggerimenti e riflessioni per tutta la durata dell’evento: ogni giorno ha la sua intenzione così come un patrono, la cui vita può essere assunta come modello per intraprendere il cammino verso la vera libertà di Cristo, si legge nel portale dell’episcopato polacco. Un percorso che ognuno deve fare, puntualizzano i presuli, rinunciando a piaceri effimeri e prepararsi così degnamente al periodo quaresimale. Nel compendio, ad esempio, per il 16 febbraio è stato scelto come patrono san Giovanni Paolo ii e si esorta il mondo culturale e dei media affinché attraverso la loro creatività promuovano la sobrietà e presentino esempi di una vita felice, libera da dipendenze, come aveva indicato più volte il Pontefice polacco; nel penultimo giorno dell’evento, poi, si ricorda la figura del beato Carlo Acutis come modello di esistenza imperniata sull’amore per Dio e per il prossimo, invitando chi affronta il dolore abbrutendosi con l’alcol a guardare in alto e a lasciarsi avvolgere dall’abbraccio dal Signore. La Settimana di preghiera ripropone con ancor più forza i principi espressi nell’agosto scorso in occasione del Mese della sobrietà, iniziativa indetta sempre dalla Conferenza episcopale e dedicata in modo specifico ai bambini che vivono in quelle famiglie dove si continua a promuovere l’uso smodato di alcol «come espressione di festa e di divertimento». I primi a soffrirne sono proprio i più piccoli, avevano ammonito i vescovi, i quali «soffrono tragicamente l’ubriachezza e le dipendenze dei loro genitori, finendo per essere ancora più esposti a tali patologie». Laddove si riscontrano problemi di dipendenza, infatti, «soffrono tutti, sia coloro che abusano di sostanze tossiche, sia chi è a contatto ravvicinato con essi. E la pandemia da coronavirus ha reso questo fenomeno particolarmente doloroso», poiché la quarantena ha obbligato le famiglie a stare chiuse in casa, hanno evidenziato i presuli. Da qui l’importanza del ruolo dei pastori, esortati ad «aiutare i giovani a crescere nella saggezza e nella grazia attraverso la prevenzione costante di tutti i comportamenti per loro dannosi», aggiungendo inoltre quanto sia deleterio per le donne incinte bere alcol in gravidanza o durante l’allattamento per i rischi che ciò comporta in relazione alla salute del nascituro. Secondo alcuni recenti dati ogni anno in Polonia novemila bambini nascono con la sindrome di alcolismo fetale che è l’espressione più grave di un insieme di effetti di diversa gravità. I principali danni causati dall’assunzione di bevande alcoliche in gravidanza sono rappresentati da anomalie fisiche e mentali, alterazioni comportamentali, deficit di attenzione e apprendimento, con danni generalmente permanenti. Un terzo dei ragazzi e un quarto delle ragazze polacche di meno di quindici anni, inoltre, ha ammesso di essersi ubriacato più di una volta.

di Rosario Capomasi