Padre Graziola denuncia casi di tortura in Brasile

Occorre riformare
il sistema detentivo

 Occorre riformare il sistema detentivo  QUO-036
13 febbraio 2021

Nel 2020 oltre ai morti per il coronavirus sono nettamente aumentati gli episodi di violenza, i casi di tortura e le violazioni dei diritti umani nelle carceri brasiliane. È quanto emerge dall’ultimo rapporto sugli istituti di pena pubblicato dalla pastorale carceraria che illustra le difficili condizioni dei circa 800.000 detenuti, costante preoccupazione per la Chiesa e le organizzazioni caritative cattoliche. «Abbiamo ricevuto attraverso vari canali — conferma al nostro giornale il missionario della Consolata padre Gianfranco Graziola, membro del Coordinamento nazionale della pastorale carceraria brasiliana — numerose denunce di episodi di tortura all’interno degli istituti di pena». I casi denunciati nel 2020 sono cresciuti di quasi il doppio rispetto a quelli registrati nel 2019. Tra il 15 marzo e il 31 ottobre del 2020, la pastorale carceraria, che pubblica il rapporto dal 2010, ha ricevuto 90 denunce di casi di tortura, contro le 53 dello stesso periodo del 2019. Padre Graziola non ha dubbi nell’affermare che «per sua natura il sistema carcerario è tortura, le forme coercitive sono le più svariate e non si limitano alla semplice violenza fisica, ma hanno a che vedere con la violazione dei diritti essenziali dell’individuo, come l’ora d’aria, l’acqua, i prodotti per la pulizia personale, il cibo, nonché il diritto all’incontro con i familiari, che in teoria, vista l’emergenza sanitaria, dovrebbe avvenire in video, ma che in molti casi non è stato fatto o se si è svolto — rimarca il missionario della Consolata — con un controllo da lager da parte degli agenti penitenziari per impedire che circolassero notizie all’esterno sulla reale situazione pandemica».

Le violazioni avvengono nella quasi totale indifferenza delle istituzioni. La maggior parte delle denunce inoltrate alle autorità non hanno avuto seguito. Spesso lo Stato si rifiuta persino di indagare sulle denunce. «Purtroppo — prosegue il sacerdote — i numeri che le segreterie diffondono sulla questione penitenziaria sappiamo non essere attendibili e sono ben al di sotto della realtà della pandemia che, se è letale in un ambiente normale, immaginiamo nei luoghi dove le condizioni igienico-sanitarie sono pessime e il sovraffollamento non consente di mantenere le distanze richieste dagli organismi sanitari». In Brasile l’impatto della pandemia, infatti, è stato particolarmente drammatico nelle carceri. Il Paese sudamericano, infatti, con 800.000 detenuti e detenute, è al terzo posto nel mondo per popolazione carceraria, dopo Cina e Stati Uniti. Secondo il rapporto, solo tra maggio e giugno, durante il primo picco della pandemia, nelle carceri si è registrato un aumento del 100 per cento dei morti, mentre nello stesso periodo i contagi sono cresciuti dell’800 per cento. L’unica vera soluzione percorribile, secondo Graziola, «è la riforma delle carceri con la trasformazione del sistema penale da punitivo e vendicativo a un tipo di giustizia riparativa, che aiuti e si preoccupi realmente del bene della persona. Credo che i temi dell’ecologia integrale e del rispetto della casa comune — conclude il responsabile — siano fondamentali per la costruzione di “un mondo senza prigioni” che i popoli nativi hanno elaborato e sintetizzato nel “ben vivere” e “nella terra senza mali” o, come direbbe san Paolo vi , nella “civiltà dell’amore” rielaborata e attualizzata da Francesco in Fratelli tutti».

di Francesco Ricupero