Biden revoca lo stato di emergenza al confine con il Messico

Crepe nel muro

UsaMessico_13_x.jpg
13 febbraio 2021

Joe Biden scrive al Congresso per revocare lo stato di emergenza nazionale ai confini con il Messico. Prima conseguenza della comunicazione alla speaker della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi ed alla vicepresidente Kamala Harris, nelle sue vesti di presidente del Senato, è il taglio dei fondi alla costruzione del muro al confine con il Messico. Non solo. Il presidente ha annunciato un monitoraggio sugli appalti «usati per la costruzione del Muro».

E, primo passo di una nuova politica, il 19 febbraio si inizierà a smantellare il campo di Matamoros, Messico, dove oltre tremila persone attendono in un limbo di tende sul Rio Grande una risposta alla loro richiesta di asilo negli Stati Uniti.

Matamoros è uno dei campi gremiti di richiedenti asilo sparsi lungo il confine Usa— Messico. Sono in oltre 27.000, nelle tendopoli di confine, a bussare alle porte degli Usa. Si arriva a 70.000 se si contano gli inseriti in quello che burocraticamente fu chiamato «Protocollo per la protezione dei migranti». Decine di migliaia di persone assiepate alla soglia del vicino, in arrivo da paesi dell’America latina destabilizzati da una crisi migratoria profonda, dall’insicurezza alimentare e ora anche dal coronavirus.

Il 19 febbraio il limbo, sigillato anche dalla pandemia oltre che dagli accordi transfrontalieri sui respingimenti, aprirà tre varchi di frontiera. Ognuno lascerà il passo a 300 persone al giorno e si tratterà, spesso, di interi gruppi familiari che hanno indicato al servizio immigrazione una meta di preferenza. Verranno accompagnati e rilasciati nella destinazione indicata, dove riceveranno istruzioni per seguire, negli Stati Uniti, il loro caso in udienza. Matamoros era diventato uno dei simboli dell’attesa senza speranza dei richiedenti asilo, ricacciati oltre il confine ed oltre il fiume senza riuscire ad ottenere tutela legale. Scegliere Matamoros , per l’amministrazione Biden è — come ha spiegato il segretario alla sicurezza nazionale Alejandro Mayorkas — «un altro passo nel nostro impegno a riformare politiche di immigrazione che non sono in li nea con i nostri valori».

Il timore — vista l’entità della pressione sul confine — è che si generi un’onda d’urto mentre si sta lavorando ad un procedimento molto graduale. Il vice capo della polizia di frontiera degli Stati Uniti, Raul Ortiz, ha avvertito che ogni giorno, negli ultimi dieci giorni, sono state fermate 3000 persone. Almeno 500 in più al giorno che a gennaio. Si moltiplicano gli appelli per ammonire e rassicurare. Saranno istituiti servizi per registrarsi on line, senza affrontare il viaggio. Ma la gente, con i bambini al collo, continua a tentare il Rio Grande. E se non li porta via il fiume, la criminalità organizzata tenta di vendere loro un passaggio verso il nulla, trattandoli come carne da macello. Il 24 gennaio 19 di loro sono stati letteralmente macellati e bruciati dalle gang del narcotraffico.