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Dopo il verdetto in base al quale l’organismo estenderà la propria giurisdizione sui territori palestinesi

Scontro sulla Corte penale internazionale

A man carries a suitcase on his shoulder while members of the Palestinian security forces loyal to ...
12 febbraio 2021

Al termine di un anno di intense attività, la Camera preliminare incaricata dalla Corte penale internazionale (Icc) di pronunciarsi sulla giurisdizione del tribunale sul territorio palestinese ha raggiunto un verdetto. Lo scorso 5 febbraio l’Icc ha infatti rilasciato un comunicato ufficiale, nel quale annuncia l’estensione della sua giurisdizione «ai territori occupati da Israele dal 1967, ovvero la striscia di Gaza e la Cisgiordania, compresa Gerusalemme est».

Il verdetto giunge in seguito ad un lungo processo: il territorio palestinese era infatti sotto osservazione da parte del tribunale internazionale fin dai bombardamenti della striscia di Gaza nel 2014, i quali avevano causato numerose vittime civili. La Palestina, diventata poi ufficialmente Stato membro della Corte nel 2015, aveva presentato formale richiesta al tribunale perché conducesse un’indagine per crimini di guerra nel maggio 2018. La domanda non poteva però essere accolta immediatamente a causa dello status internazionale della Palestina e della mancata adesione di Israele all’Icc. Lo Stato israeliano aveva infatti firmato la Carta del tribunale nel 2002, ma senza poi ratificarla. Nel gennaio 2020, il procuratore capo della Corte penale internazionale Fatou Bensouda ha annunciato la sua intenzione di avviare un’indagine approfondita sul territorio palestinese, dando così il via alle attività dei giudici della Camera preliminare.

È quindi molto probabile che nei prossimi mesi venga aperta un’indagine formale nella zona per possibili crimini di guerra, compiuti da parte sia dell’esercito israeliano che dei gruppi armati palestinesi. La decisione è stata raggiunta nonostante una ferma opposizione del governo israeliano, il quale ha sostenuto che la Palestina non fosse idonea a presentare richieste all’Icc in base al suo status. La Corte ha infatti respinto questa obiezione, asserendo nel comunicato che «la Palestina ha accettato di sottostare ai termini dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale e ha il diritto di ricevere lo stesso trattamento di ogni altro Stato membro per le questioni relative all’implementazione dello Statuto». Il tribunale, che in base al suo Statuto non può processare Stati nazionali ma esclusivamente singoli individui, ha inoltre dichiarato che non prenderà alcuna posizione rispetto alle dispute territoriali in atto sul suolo pale-stinese. Le reazioni scatenate dal verdetto sono state contrastanti: il primo ministro della Palestina Mohammad Shtayyeh lo ha infatti definito come «una vittoria per la giustizia e per l’umanità», mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è espresso molto criticamente, ribadendo il rifiuto della giurisdizione dell’Icc su Israele in virtù della sua non adesione all’organizzazione internazionale. Anche Hamas, il movimento islamico che controlla la striscia di Gaza, ha commentato la decisione della Corte, dichiarandosi favorevole a un’eventuale indagine.

Il governo degli Stati Uniti, altro Paese non membro dell’Icc, si è dichiarato in disaccordo rispetto al verdetto della Corte. L’amministrazione di Joe Biden sembra però orientata verso un’apertura parziale nei confronti del tribunale, avendo annunciato l’intenzione di rivedere le sanzioni inflitte dalla precedente ad alcuni membri dell’Icc fra cui la stessa Bensouda. Un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che il Paese potrebbe collaborare con la Corte “in casi eccezionali”.

di Giovanni Benedetti