I 50 anni dell’Irish School of Ecumenics di Dublino

Memoria di un cammino

 Memoria di un cammino  QUO-035
12 febbraio 2021

Fare memoria per andare oltre: con questo spirito si è aperta la serie di conferenze con le quali la Irish School of Ecumenics (Ise) di Dublino ha deciso di celebrare il cinquantesimo anniversario della sua fondazione rilanciando l’impegno ecumenico per la riconciliazione e per la pace. Questo ciclo di conferenze fa parte di un programma triennale di iniziative (2020-2023), promosso dall’Ise, per riaffermare il suo ruolo nella formazione teologica e nell’azione nella Chiesa e nella società allo scopo di costruire una cultura del dialogo. Della sua fondazione l’istituto — che fa parte della School of Religion del Trinity College di Dublino — deve molto al gesuita Michael Hurley, che volle creare un luogo di confronto e approfondimento teologico in campo ecumenico, impegnato sul territorio per favorire la riconciliazione come primo passo per la pace. In tal modo si voleva rendere evidente il contributo che i cristiani potevano dare per il superamento delle divisioni e delle violenze, delle quali si cercava una giustificazione confessionale.

Al tempo stesso l’impegno quotidiano per la riconciliazione in Irlanda non doveva far dimenticare la dimensione globale del cammino ecumenico che stava vivendo una stagione particolarmente feconda, dopo la celebrazione del Vaticano ii , considerato, come sempre in questi primi cinquant’anni di vita dell’Ise, la fonte privilegiata per lo studio e la realizzazione di un ecumenismo che andasse oltre i rapporti tra i cristiani. La prima conferenza, intitolata Ecumenical movement and reconciliation in Ireland and beyond, tenutasi il 28 gennaio, è stata l’occasione di un bilancio per quanto l’Ise ha fatto nella Repubblica d’Irlanda e nell’Irlanda del Nord, non solo per quanto riguarda i progetti messi in campo in questi anni in tante parti del mondo. Nel corso di un lungo periodo, infatti, si sono creati rapporti con istituzioni, non solo accademiche, per favorire una cultura della pace, alimentata da percorsi di riconciliazione in uno spirito di condivisione di tradizioni cristiane diverse, in dialogo con il mondo, in modo da sviluppare l’ecumenismo come «un campo di studio multidisciplinare che si occupa del dialogo interreligioso e interculturale, della pace e della riconciliazione».

Ci si è soffermati sulla riflessione teologica e politica e sul ruolo del movimento ecumenico nell’azione di riconciliazione, dentro e fuori della Chiesa, analizzando l’attenzione che si è sviluppata in questi ultimi anni nella difesa e nell’affermazione dei diritti umani e nella definizione di progetti economici basati sulla salvaguardia del creato. Fare memoria di quanto realizzato dall’Irish School of Ecumenics servirà al futuro del cammino ecumenico, soprattutto oggi, tempo di pandemia, per offrire un reale contributo alla lotta contro la violenza e le discriminazioni grazie alla forza del dialogo in grado di costruire ponti nella Chiesa, tra le religioni e tra le culture nella ricerca di valori comuni.

Per i prossimi mesi l’Ise propone una serie di conferenze, in modalità webinar, che affronteranno alcuni temi nazionali: la divisione politica e religiosa nell’anno in cui si celebra il centenario della fondazione dell’Eire (marzo); il contributo dell’armonia interreligiosa e il valore del dialogo intergenerazionale alla luce della nuova identità religiosa del Paese nel xxi secolo (maggio); il rilancio della riflessione e delle iniziative ecumeniche per rafforzare la pace (luglio); i percorsi comuni, nonostante la divisione politica, per la giustizia climatica e la riconciliazione ecologica (ottobre); la testimonianza ecumenica per i diritti umani in Irlanda (dicembre). Con queste iniziative per il cinquantesimo della sua fondazione, la scuola ha voluto riaffermare la fedeltà alla sua vocazione a essere protagonista di dialogo e di riconciliazione, declinata in un tempo nel quale la conoscenza della memoria può aiutare a affrontare le sfide, poste dal covid-19, grazie alla riflessione e alla testimonianza ecumenica.

di Riccardo Burigana