Giustizia sociale
Un intreccio che opprime le famiglie

Povertà, usura e criminalità

 Povertà, usura e criminalità  QUO-033
10 febbraio 2021

Il moltiplicarsi, a causa della pandemia, delle situazioni di povertà spiana la strada al fenomeno usuraio e ai tentacoli della criminalità. Un intreccio nefasto, spesso sottaciuto, su cui ha acceso i riflettori un passaggio, che pubblichiamo, del discorso introduttivo che il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana ha tenuto il 26 gennaio scorso in occasione della riunione del Consiglio permanente.

La situazione socio-economica in cui si trova il nostro Paese è fonte di preoccupazione crescente: è chiaro che una serie di problemi di carattere strutturale conosciuti da tempo, a lungo sottovalutati, sono da affrontare in modo indifferibile. Se non s’interviene efficacemente sul sovraindebitamento di famiglie e imprese, cadute per la prima volta a causa della pandemia nella condizione di debitori insolventi, si amplificheranno le già drammatiche condizioni per il ricorso all’usura e l’accesso della criminalità organizzata nei tessuti economici e sociali. Dall’osservatorio della Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo ii con le sue trentadue fondazioni che operano in tutta Italia, viene rilevato un quadro preoccupante che va dalle famiglie e piccole imprese familiari divenute insolventi — sono tre milioni di nuclei, per circa 7,5 milioni di persone fisiche — a quelle che avevano già varcato la soglia di rischio e sono ora in fallimento “tecnico” per debiti (sono 2.250.000 unità, per 6,5 milioni di persone), infine a quelle a rischio di usura, quantificabili in 350.000 famiglie e in 800.000 persone. Caritas Italiana e le Caritas diocesane in questi mesi hanno visto crescere il numero di persone che a loro si sono rivolte per usufruire dei servizi erogati: materiali e non. Proprio le rilevazioni della Caritas ci dicono che, analizzando il periodo maggio-settembre del 2019 e confrontandolo con lo stesso periodo del 2020, è emerso che l’incidenza dei “nuovi poveri” è passata dal 31 al 45 per cento: quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. È aumentato in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52 rispetto al 47,9 per cento dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa. È evidente che alla solidarietà generosa di molti bisogna affiancare la volontà politica di andare oltre la logica delle misure d’urgenza e di sollievo temporaneo per elaborare una strategia che sia davvero di sistema, anche al fine di impiegare al meglio le risorse in arrivo. Occorre disegnare nuovi strumenti e soluzioni sostenibili e innovativi dal punto di vista sociale e mettere in campo azioni di prossimità alle situazioni di fragilità economico-finanziaria, attraverso le quali intercettare i soggetti in difficoltà, ascoltarli e aiutarli a compiere le scelte giuste ai primi segnali di allarme senza attendere inerti l’aggravarsi della situazione. Si tratta di azioni da realizzarsi a livello capillare sul territorio da istituzioni, terzo settore, parrocchie supportate da Caritas e fondazioni antiusura, perché nessuno sia lasciato solo di fronte allo sconvolgimento psicologico, economico e spirituale che tutto ciò provoca e per evitare che a farsi prossime siano le organizzazioni criminali.

di Gualtiero Bassetti