Nell’arcidiocesi di Milano uno “sportello” per arginare il fenomeno

Il gioco d’azzardo
blocca la vita

 Il gioco d’azzardo blocca la vita  QUO-033
10 febbraio 2021

Negli ultimi anni il gioco d’azzardo ha avuto una grande espansione. Solo la pandemia ha smorzato questa tendenza. Nel 2019 in Italia sono stati spesi oltre 110,5 miliardi di euro. Denaro uscito in gran parte dalle tasche di persone fragili che vivono una condizione di dipendenza e di solitudine. «L’azzardo blocca la vita. Sono ore sottratte alla famiglia, all’economia e al lavoro», confida a «L’Osservatore Romano» Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana e presidente della Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo ii. Per questo motivo nel 2015 l’arcidiocesi di Milano ha attivato uno sportello per i giocatori d’azzardo. È un tema su cui la Chiesa è in prima linea, grazie anche a un’azione educativa basata sulla ridefinizione dei valori che ognuno assegna alle cose con cui quotidianamente costruisce la propria vita. Un percorso che è frutto dell’impegno e che avviene poco alla volta, non attraverso una vincita improvvisa.

Nel capoluogo lombardo Caritas e fondazione «San Bernardino» gestiscono in sinergia il servizio contro le ludopatie. Il primo aiuto è dato attraverso un centro di ascolto, supporto psicologico e consulenza per i giocatori o i loro familiari. L’obiettivo è quello di orientare chi soffre di un disturbo da gioco d’azzardo patologico, riconosciuto come tale dall’Organizzazione mondiale della sanità, verso strutture private o pubbliche come i Servizi per le dipendenze (Serd). È un intervento che interessa «l’aspetto relazionale ed è finalizzato alla ricostruzione di un quadro della personalità che non abbia più bisogno di affidarsi al gioco per risolvere i problemi», racconta Gualzetti. Lo sportello diocesano, che opera in partnership con il Comune e con l’ordine milanese degli avvocati, rappresenta il centro nevralgico di una rete di centri di ascolto per l’azzardo. Una volta risolto l’aspetto della dipendenza, la fondazione valuta con prudenza la possibilità di offrire un sostegno economico. «Perché — continua — certamente la crisi e l’impoverimento spingono le persone ad affidare la soluzione dei propri problemi al gioco, alla fortuna, come se avessero una bacchetta magica. D’altro canto, chi gioca rovina il proprio bilancio familiare perché blocca e orienta le risorse verso una spesa improduttiva». Si tratta di una prospettiva salvifica per coloro che, liberatisi dalle pulsioni incontrollate, vivono una situazione di sovraindebitamento e rischiano di cadere, o sono già caduti, in mano agli usurai.

L’azzardo è un fenomeno che impatta prima di tutto sulle famiglie. Si estende poi agli amici e all’intera società. «I giocatori — osserva il direttore di Caritas ambrosiana — sono persone sole. La cosa che mi ha sempre colpito è che quando arrivano da noi, spesso in una situazione ormai compromessa, difficilmente il loro vizio è noto ai familiari». Solo dopo che la vittima di azzardo chiede aiuto, i loro cari scoprono che egli ha svuotato un conto corrente o che sono stati venduti gioielli e preziosi. «Sono persone che si isolano e poi si prosciugano dal punto di vista economico e relazionale». L’illusione della vincita provocata da una slot-machine intrappola soprattutto coloro che hanno già problemi e che si affidano a una macchinetta per risolverli. Il complesso e delicato lavoro di Caritas sta nel ricostruire la rete di rapporti sociali disintegrati dalla ludopatia, accompagnando la persona verso una nuova normalità o alla riscoperta della dignità. Durante la pandemia c’è stata una diminuzione del fenomeno dell’azzardo e un’astinenza dal gioco. Sotto questo aspetto i lockdown hanno avuto un impatto positivo per via della chiusura di casinò, bingo e sale scommesse. «La sensazione che abbiamo avuto sentendo i centri di ascolto, gli sportelli Caritas e le fondazioni antiusura — afferma Gualzetti — è che c’è stato un processo di impoverimento che ha condizionato i giocatori». Ciò spiega, per esempio, il crollo del 30 per cento della vendita di biglietti della Lotteria Italia, tradizionale appuntamento delle festività natalizie. «Da un certo punto di vista non ce l’aspettavamo — prosegue — noi pensavamo che tutto si sarebbe orientato sul gioco online, ma non ci sono dati che raccontano questo spostamento». L’aumento delle giocate in rete registrato nel 2020, riflette il direttore di Caritas, è stato alimentato soprattutto da coloro che scommettevano abitualmente via internet.

Secondo il Libro Blu 2019 l’erario italiano ha ricavato 11,4 miliardi dall’azzardo. Una ricerca condotta da Cerco e Federserd sui dati del 2014, ha stimato in 2,7 miliardi di euro i costi sociali per lo Stato tra cure sanitarie, rotture familiari e disoccupazione, senza contare i fondi per la prevenzione e per il contrasto dell’illegalità. È una situazione ambigua in cui si trovano molti Paesi che alla fine dei conti guadagno «poche briciole», conclude il direttore di Caritas ambrosiana. «La spesa nel gioco d’azzardo è improduttiva, non dà beneficio alla comunità e crea persone con problemi economici e psicologici». La situazione è complessa e non esistono soluzioni definitive. Nel mondo della ludopatia la Chiesa cattolica è come un faro che segnala tutte queste contraddizioni e va incontro alla sofferenza delle persone su un tema che compare raramente nei programmi politici.

di Giordano Contu