Il rapporto della Caritas di Firenze sui legami tra malavita, disagio sociale e covid

Fare rete tra associazioni
per sconfiggere una piaga

 Fare rete tra associazioni per sconfiggere una piaga  QUO-033
10 febbraio 2021

«Mafie, covid-19 e povertà» vanno a braccetto «in un circolo vizioso molto preoccupante, dove legale e illegale si intrecciano continuamente», ha affermato Giovanna Grigioni, referente dell’osservatorio della Caritas di Firenze, in occasione della presentazione dell’ottavo report sugli effetti dell’emergenza sanitaria elaborato dall’ente ecclesiale in collaborazione con Fondazione Solidarietà Caritas Onlus, Libera Toscana e Unicoop Firenze. Il rapporto, dal titolo «La mafia si nutre di povertà. Illegalità e povertà: due volti che si intrecciano nei mesi del covid-19», offre un quadro aggiornato su come il coronavirus ha cambiato il tessuto sociale della diocesi.

L’iniziativa nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dalla pandemia per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio. Dagli studi emerge come il contagio abbia contribuito a mettere in luce le fragilità strutturali del sistema sociale e lavorativo: molte persone hanno perso il loro impiego, intere famiglie si sono impoverite, le disuguaglianze sono in costante aumento.

Secondo Grigioni, c’è il rischio che «la nostra società viva il rischio sempre più concreto, di una normalizzazione del fenomeno della corruzione. Ma una via di uscita c’è: dobbiamo educare le nuove generazioni — aggiunge — prevenire, monitorare costantemente i cambiamenti che si registrano nel tessuto sociale, fare rete tra associazioni e istituzioni, perché è solo così che potremo sconfiggere un fenomeno tanto profondo quanto taciuto che permea il tessuto sociale».

Il report cita quanto avvenuto in Sicilia, Campania e Calabria dove i clan malavitosi hanno trasformato periodi di crisi in grandi opportunità di rafforzamento e di espansione. Quando si verifica una sospensione dell’ordine sociale, le mafie sono in grado di inserirsi e trarne profitto offrendo a coloro che si trovano in difficoltà un welfare alternativo in grado di fornire liquidità immediata e un’assistenza interessata attraverso reti collaudate di complici.

Secondo la Caritas c’è una stretta correlazione tra i settori più colpiti dalle misure anti-contagio, piccole e medie aziende, artigiani, esercizi commerciali, in particolare bar, ristoranti, alberghi, strutture ricettive, e la presenza di nuove infiltrazioni mafiose. Le organizzazioni criminali sono infatti in grado di individuare rapidamente le imprese. A queste forniscono il loro tempestivo soccorso e, passo dopo passo, ne diventano proprietarie oppure trasformano i beneficiari nel nuovo serbatoio per future affiliazioni o per collaborazioni di vario tipo. Al riguardo, la Toscana si conferma come uno dei territori italiani privilegiati per attività di riciclaggio e per la realizzazione di reati economico-finanziari su larga scala, oltre ad avere un ruolo centrale nei traffici nazionali e transnazionali di stupefacenti: a Livorno, ad esempio, nel 2019 è stata sequestrata cocaina per più di una tonnellata. Altri nodi nevralgici ruotano intorno alla prostituzione, traffico di rifiuti, gioco d’azzardo (Prato è la città nella quale si gioca di più in Italia) e alla valuta virtuale poiché gran parte del riciclaggio di denaro sporco passa attraverso questi canali. Tutti fenomeni che la crisi economica causata dalla pandemia rischia di aumentare esponenzialmente anche a Firenze. Da qui, sottolinea lo studio Caritas, la necessità di essere vigili e di mettere in atto strumenti di prevenzione adeguati come la promozione della cultura della legalità, attraverso la creazione di reti sempre più forti tra istituzioni e tutte quelle realtà che a vario titolo si impegnano per costruire e garantire una maggiore giustizia sociale nel rispetto dell’uomo e del creato. Per Riccardo Bonechi, direttore della Caritas fiorentina, «la crisi generata dalla pandemia, se da un lato ci ha resi più fragili, dall’altra ci pone davanti alla possibilità di una rinascita, attraverso un approccio nuovo e sistemico alla realtà. Se vogliamo ridare dignità e umanità a coloro che si trovano in uno stato di bisogno — prosegue — dovremo farci carico di tutte le loro povertà, non solo quella alimentare, abitativa ed economica, ma anche di quella educativa. Le mafie crescono infatti nei contesti in cui alberga stabile la povertà, in tutte le sue accezioni, da quella dei beni essenziali a quella culturale. La scuola, l’educazione, la conoscenza — conclude — sono elementi fondamentali per insegnare a pensare, a farsi le giuste domande e queste sono le basi per una società davvero democratica».

di Francesco Ricupero