L’annuncio del governo di Addis Abeba mentre continuano le violenze

Etiopia: saranno chiusi
due campi profughi

Eritrean refugees walks carrying items during a distribution of items organised the United Nations ...
10 febbraio 2021

Resta alta la preoccupazione per la crisi umanitaria in corso in Etiopia, dove è sempre più urgente garantire aiuti e protezione a civili e rifugiati. Il governo di Addis Abeba ha annunciato la chiusura dei due campi profughi di Shimbela e Hitsats, situati nella Stato etiopico del Tigray, che ospitano circa 20 mila profughi eritrei.

A dichiararlo è Tesfaye Gobezay, direttore dell’Agenzia etiopica per gli affari dei rifugiati e dei rimpatriati (Arra), citato dalla Bbc. La chiusura, ha spiegato in una conferenza stampa, è dovuta all’eccessiva vicinanza dei campi con il confine eritreo e alle dure condizioni umanitarie e geografiche. Si sospetta che i due campi siano stati presi di mira nei combattimenti fra le truppe federali e le forze del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf). La preoccupazione internazionale è che la chiusura dei due campi possa far aumentare le violenze nei confronti dei profughi e quindi peggiorare l’emergenza umanitaria. Non è chiaro, infatti, che fine faranno gli abitanti dei campi: se saranno trasferiti altrove o integrati nella società.

Prima del conflitto scoppiato lo scorso 4 novembre fra le forze dell’amministrazione locale del Tplf e l’esercito federale, in questa regione tigrina si trovavano circa 100mila profughi eritrei ospitati in quattro campi. Due di questi — Shimbela e Hitsats — non sono stati più accessibili alle organizzazioni umanitarie, che hanno più volte espresso preoccupazione per le migliaia di persone che vi alloggiavano.

«C’erano molti combattimenti attorno a questi due campi» e i rifugiati si sono trovati in mezzo «al fuoco incrociato», ha detto Tesfaye. L’agenzia per i rifugiati dell’Etiopia aveva affermato in precedenza che «sparatorie sporadiche» e «residui di combattimenti del Tplf in tattiche di guerriglia» hanno reso difficile raggiungere i due campi. Fonti della stampa locale hanno riferito che gli edifici e le strutture costruite per fornire servizi all’interno del campo di Hitsaats sono stati bruciati tra il 5 e l’8 gennaio.

Nel frattempo, non si placano le tensioni nel Paese. Violente proteste sono state registrate ieri a Macallè, capitale dello Stato etiopico del Tigray. Una persona è stata colpita a morte negli scontri con i soldati federali, che hanno aperto il fuoco contro i manifestanti. Lo ha riferito una fonte medica, parlando in condizioni di anonimato e specificando che ci potrebbero essere altri morti. «Ci sono tanti feriti nelle strade, ma nessuno li sta portando in ospedale», ha concluso.

Le proteste nella capitale tigrina sono scoppiate in concomitanza con la visita di tre giorni da parte di leader religiosi provenienti dalla capitale etiopica, Addis Abeba, parte di uno sforzo del governo federale di mostrare che la vita è tornata alla normalità. Gruppi di giovani hanno lanciato pietre e incendiato gomme per bloccare le strade del centro di Macallè. Molte fonti locali hanno riferito all’Afp che ieri sono stati chiusi numerosi negozi, come segno di protesta nei confronti del governo federale. Il conflitto nel Tigray si sarebbe ufficialmente concluso, secondo quanto dichiarato dalle autorità di Addis Abeba, il 28 novembre con la presa di Macallè. Tuttavia gruppi ribelli sarebbero ancora attivi in tutta la regione.