Nei libri di Cosetta Zanotti e Silvia Roncaglia

Belle parole
(e brutte parole)

Una tavola di Lucia Scuderi tratta da «Vorrei dirti» (Fatatrace)
09 febbraio 2021

Ci sono parole che accompagnano e cullano; ci sono parole che feriscono, separano, uccidono. Parole leggere come farfalle o palloncini, parole pesanti come macigni. E ci sono i bambini che, crescendo, con queste parole si confrontano, si scontrano, si relazionano, come due libri recenti a loro destinati suggeriscono.

Vorrei dirti (Fatatrac 2020, in edizione speciale cartonata, euro 15,90) è uno splendido viaggio poetico attraverso tante parole del nostro vocabolario e, quindi, del nostro mondo. Attraverso i testi di Cosetta Zanotti e le illustrazioni di Lucia Scuderi, il libro dà forma alle parole: parole che a loro volta danno voce alla fantasia, tratteggiano la realtà, accordano vita e significato. A volte sono rotonde, altre volte sanno di sale e di abbracci, altre ancora tacciono come germogli, o invece fanno un gran rumore. Perché ci sono «Parole leggere / Che sfiorano la pelle / Parole tempesta / Urlo di vento» e, soprattutto, «Ci sono parole / Che sono promessa / E quando le ascolti / Non sei più la stessa».

Questo bel viaggio nella forza delle parole è un grande incoraggiamento alla fiducia, all’ascolto, all’accoglienza. Un viaggio che parte da dentro il silenzio, luogo privilegiato da cui le parole nascono, emergono e vanno incontro al mondo. Accompagnato dai testi e le immagini, il piccolo lettore viene così introdotto alla forza e alla bellezza che ha in sé: quella di costruire il mondo attraverso parole buone. Un mondo di persone, di animali e di natura; un mondo evocato perché il libro introduce, il lettore crea.

Su una parola sola, invece, si sofferma Silvia Roncaglia in Ma che razza di razza è? (Città Nuova, 2020, euro 10, illustrazioni di Cristiana Cerretti). Una parola che ferisce, che divide, in nome della quale si è ucciso e si continua a uccidere.

Dopo aver visto a scuola un bel documentario sulle varietà e diversità straordinarie del pianeta, Leo deve svolgere a casa una ricerca sulle diverse etnie. A interromperlo con le sue domande c’è Pino, il fratellino curioso, che da elemento di disturbo diventa invece uno strumento di svolta: Leo infatti scopre presto che nelle parole ingenue, un po’ ostinate e ripetitive del fratellino c’è molta più verità che nelle enciclopedie voluminose che sta leggendo («Hai ragione, tesoro — chiosa la mamma — le parole di Pino sono molto più semplici, più belle e più vere»). Sollecitando domande e avvicinandosi alla realtà con delicatezza, il racconto affronta in modo semplice ma incisivo i temi dell’uguaglianza e della differenza.

Il libro uscì la prima volta nel 2000, dopo aver vinto nella sezione inediti il premio Libro per l’Ambiente, riconoscimento con cui Legambiente ogni anno segnala le opere che affrontano la questione ambientale con maggiore originalità (quell’anno il tema specifico fu l’interculturalità). Insignito poi del prestigioso The White Ravens della Internationale Jugend Bibliothek (Munchen, 2001) e della menzione d’onore del premio Grinzane Cavour, Ma che razza di razza è? viene ora riproposto con alcune novità apportate dalle stesse autrici. Infatti in vent’anni ne sono avvenute di cose nel mondo e il libro — come si legge nella postfazione — è stato rivisto e rinnovato anche alla luce delle ultime scoperte in campo genetico, e al conseguente superamento del concetto di razza.

di Silvia Gusmano