Il sommo poeta trasformato in «revenant» nell’ultimo libro di Giuseppe Conte

Un fantasma
condannato a tornare

Una delle scene di «Piume» un percorso corale dedicato al tema del volo in Dante che si è svolto a Firenze il 24 e 25 giugno del 2016
06 febbraio 2021

La suggestiva invenzione di una ghost story per Dante in love di Giuseppe Conte, edito da Giunti (Firenze, 2021, pagine 204, euro 17), si rivela la modalità fantastica attraverso la quale la Poesia può guardare il mondo di oggi da una visuale privilegiata.

Un’ombra silenziosa, il fantasma dell’Alighieri si insinua nei vicoli dell’inferno di oggi a caccia della bellezza, denunciando ad alta voce la sciatteria, la corruzione, lo scempio della natura, del mare.

Opponendosi decisamente alla violenza contro le donne e alla logica dello stupro.

Giuseppe Conte, massimo tra i poeti di oggi, non è nuovo alla sperimentazione di generi narrativi diversi: romanzi di mare su modelli conradiani (Il terzo ufficiale, I senza cuore); sul mito (Il ragazzo che parla col sole); attorno alle vicende dei poeti romantici in Italia (La casa delle onde) o proprio sull’amore nel recente Sesso e apocalisse a Istanbul e, soprattutto, in Fedeli d’amore i cui temi si riallacciano ai poeti del Trecento.

In Dante in love, la notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321 l’anima del sommo poeta «si è staccata tremante e infreddolita dal corpo» e la sua sofferenza di esiliato è finita, accolto dalla Luce del Signore dell’Universo, Colui che sa tutte le lingue ed è il padrone della Biblioteca infinita con tutti i libri del mondo. Un contrappasso lo attende nelle disposizioni di quel singolare Dio che, come Beatrice nei canti finali del Purgatorio, gli rimprovera di aver amato troppo la poesia e la bellezza terrena, i corpi femminili e le donne dello schermo.

Come ha viaggiato nella Commedia in carne e ossa nell’aldilà, così dovrà fare il percorso opposto da fantasma, tornando a Firenze una volta all’anno, per una notte, ogni 25 di marzo, fino alla fine dei tempi. Ma potrebbe essere prima, decreta il Signore dell’Universo, «a un patto: che una donna che tu amerai corrisponda il tuo amore». È andata così, credici o no, dice l’ombra di Dante, «per godere della luce e della pace, dell’eternità, ho dovuto sottostare a quella strana, imperscrutabile decisione del Signore dell’Universo».

Il colloquio con Dio viene raccontato molto avanti nel libro, quando abbiamo già conosciuto il fantasma dell’Alighieri, arrivato alla sua settecentesima o, forse, alla seicentonovantanovesima notte sulla terra, dunque il 25 marzo del 2021.

Con lui accanto al Battistero, dal tramonto all’alba dei secoli, gli uomini che la poesia sembra prediligere: mendicanti, senza tetto, emarginati dalla società dei valori economici, che sta uscendo malamente dagli effetti di un virus devastante, portatore di ulteriori divisioni sociali e, solo apparentemente, di sostegno alla gente sbandata e disorientata.

Dalla coraggiosa solidarietà di una studentessa verso un barbone, accusato ingiustamente di furto e maltrattato dalla polizia, il fantasma di Dante abbandona per la prima volta il Battistero e inizia a seguire la ragazza nei gironi di un nuovo inferno notturno. Si chiama Grace, la Grazia, ed è statunitense.

È una nuova Beatrice? O piuttosto una nuova Francesca, di cui Dante ha avuto pietà, fino a svenire, sentendo addosso quella colpa, nel celebre quinto canto dell’Inferno? Una domanda che accompagna l’avvincente concatenazione del racconto nel quale la forza persuasiva di una scrittura elegante rende tangibili i desideri e i sogni, ci porta a conoscere la realtà degli angeli, la loro parte di fragilità.

Love nelle sue innumerevoli manifestazioni epifaniche, da quelle bibliche di Salomone alle rime dei Fedeli d’amore, torna a ripetersi anche nella lingua di Grace in versi immortali: «Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io / fossimo presi per incantamento / e messi in un vasel ch’ad ogni vento / per mare andasse al voler nostro e mio».

Grace, richiamata in Italia, a Firenze, dalla bellezza dell’arte e dalla forza della poesia costituisce un viatico eccellente per ragazze e ragazzi che si accostano all’opera del nostro massimo Poeta. Parla soprattutto ai giovani Giuseppe Conte nella seconda parte del volume in cui descrive i suoi incontri con l’opera di Dante e commenta, con pagine raffinate, brani delle Rime e della Commedia citate durante l’inseguimento alla Grace-Grazia nelle vie di Firenze.

Un Dante autobiografico per molti versi, come lo stesso Conte ammette, che porta dritto ad uno dei motivi principali della sua ispirazione costantemente in cerca di un equilibrio tra carne e anima, tra angelico e terrestre nelle sue rivisitazioni dei miti e della storia delle religioni, per estrarre dal grezzo e violento apparato la purezza del gesto, perfino della preghiera, come ne L’adultera, storia di Maria di Magdala rivisitata con intelligente sensibilità.

Inseguendo la bellezza incontra gli ultimi, si oppone al dio economico e al suo disegno brutale di schiavizzare le parole, rendendole inespressivi singhiozzi.

di Fabio Pierangeli