Donne e uomini nella Chiesa/12

Feconda tensione
tra unità e pluralità

Charles Lebrun, «Discesa dello Spirito Santo» (1656-1657)
06 febbraio 2021

Riflessioni sui ministeri laicali 


La Chiesa vive e si edifica in una continua, ineliminabile e feconda tensione tra unità e pluralità. L’unità è quella che le deriva dal suo essere il corpo di Cristo e non una semplice somma di parti tra loro slegate, mentre la pluralità è fondata sulla molteplicità e diversità dei doni, i carismi, che lo Spirito elargisce a tutti per il bene dell’unico corpo.

È, quindi, subito evidente che unità non può in alcun modo significare uniformità, perché, proprio come nell’analogia con il corpo organico, le diverse parti concorrono, ciascuna con la sua specificità, alla sopravvivenza e al benessere dell’intero organismo. Tanto nel caso del corpo, quanto in quello della Chiesa, pertanto, unità e pluralità differenziata sono le imprescindibili condizioni della vita e, sacrificandone una, si distruggerebbe anche l’altra.

Un’altra tensione alla quale si deve ora volgere l’attenzione è quella tra carisma e istituzione e, anche in questo caso, si tratta di due polarità che si richiamano a vicenda e che sono entrambe indispensabili nel loro rapporto che impedisce di privilegiarne una sola a scapito dell’altra. Talvolta, in ambito ecclesiale, è stata sostenuta la contrapposizione fra carisma e istituzione, ma si tratta di grave errore che finisce per vanificare la forza e la possibilità di incidenza del carisma e che irrigidisce l’istituzione privandola della vitalità dello Spirito.

Su queste premesse possono essere affrontate due questioni che oggi sono centrali nel discorso sulla ministerialità nella Chiesa e sul valore fondante del battesimo: l’ammissione delle donne ai ministeri istituiti del lettorato e dell’accolitato e, come dice Papa Francesco in Querida Amazonia, l’esigenza dell’“inculturazione della ministerialità”. Riguardo alla prima questione, quella, cioè, concernente le donne, essa deve essere affrontata concentrandosi sul nesso che lega battesimo, carisma e istituzionalizzazione di quest’ultimo. Con riferimento alla molteplicità e pluralità dei doni dello Spirito e considerando, nello stesso tempo, lo spessore teologico e antropologico della differenza tra la donna e l’uomo, appare subito con chiarezza che anche i carismi, pur radicati nell’identico battesimo, sono, in molti casi, differenziati secondo il genere.

L’ammissione delle donne ai ministeri istituiti, pertanto, prima di significare un riconoscimento al mondo femminile, comporta un arricchimento degli stessi ministeri ai quali lo Spirito dona un’energia e una forza che non potrebbero essere apportate dal solo sesso maschile, che non è l’intera umanità ma solo una sua particolare declinazione.

Un discorso diverso, ma per alcuni aspetti analogo, è quello che riguarda la citata “inculturazione della ministerialità”, perché anche qui ci si muove nella tensione tra unità e pluralità, che, come si è visto, sono al cuore della vita della Chiesa universale. I ministeri, infatti, in quanto derivanti da quei carismi dono dell’unico Spirito, sono, da una parte, identici in ogni contesto geografico, culturale e sociale, ma dall’altra parte non possono prescindere dalla peculiarità e dalla specificità di tali contesti, ognuno dei quali arricchisce la Chiesa con la sua voce insostituibile. I ministeri, quindi, da un lato devono rispecchiare la cattolicità della comunità ecclesiale, ma, dall’altro, devono lasciarsi arricchire dall’apporto che ogni cultura può recare, rispettandone l’originalità e la natura a essa proprie.

Queste brevi sottolineature, infine, conducono direttamente ad affrontare conclusivamente il tema, oggi cruciale, della sinodalità, perché il camminare insieme che essa richiede è tanto più fecondo quanto più rispecchia una pluralità di voci, ognuna delle quali, senza sovrapporsi alle altre, rende presente la ricchezza e la varietà dei doni che il popolo di Dio riceve dallo Spirito.

di Giorgia Salatiello