Segreti e curiosità sul mondo dei libri

Dietro la copertina

La copertina del libro
06 febbraio 2021

Anche i libri hanno un backstage, un dietro le quinte insospettabile spesso pieno di sorprese, che però non arriveranno mai ai lettori. Nelle loro mani giungerà il prodotto finito, ma quanto c’è dietro, dopo che l’autore ha consegnato il suo lavoro all’editore, è cosa a loro ignota, da addetti ai lavori. Eppure è un mondo particolarmente vivace e decisamente importante per il successo dell’opera. Del resto sarà capitato almeno una volta a tutti i lettori di acquistare un libro perché attratti dall’immagine di copertina, incuriositi da un titolo particolarmente originale, dalle accattivanti parole dell’avvolgente fascetta, oppure dalla prestigiosa firma al testo del risvolto che ne esaltava il contenuto.

A svelarci i segreti di questo mondo è Valentina Notarberardino, in Fuori di testo. Titoli, copertine, fascette e altre diavolerie (Milano, Ponte alle Grazie, 2020, pagine 322, euro 18,50), un libro originale e documento che, con una scrittura brillante, rivela storie inedite, curiosità, retroscena dell’editoria, riportando citazioni e gustosi aneddoti legati a figure importanti della letteratura mondiale e italiana in particolare. E ciò anche grazie alle confessioni di alcuni fra gli scrittori più noti, da Edoardo Albinati a Diego De Silva, da Massimo Gramellini a Nicola Lagioia, da Melania Mazzucco a Roberto Saviano.

Più che un originale libro sui libri, Fuori di testo si presenta come un viaggio nella confezione del libro, una singolare guida all’interno di una realtà più complessa di quanto si immagini, fatta di diverse professionalità che vi partecipano — autori, editori, redattori, grafici — la cui collaborazione non sempre pacifica, tra richieste autoriali e strategie di marketing, concorre a determinare la diffusione di un volume. Un oggetto che per gli editori resta in primo luogo un prodotto da vendere.

A guidare l’autrice — responsabile della comunicazione della casa editrice Contrasto specializzata in libri di fotografia — è un classico per gli studiosi del settore, Soglie. I dintorni del testo di Gerard Genette, che negli anni ‘80 si dedicò ad analizzare scientificamente quanto serve a confezionare un libro di successo, escludendo, ovviamente, il suo contenuto. Ma se Genette è l’ineludibile e dichiarato caposaldo teorico, Notarberardino preferisce affrontare l’argomento con maggiore leggerezza, confidando sulla curiosità del lettore, senza però rinunciare a un certo rigore.

«Mi sono divertita ad analizzare e ordinare le tendenze paratestuali italiane dei mirabolanti anni Duemila», scrive Notarberardino nell’introduzione. «Sotto la mia lente d’ingrandimento — aggiunge — spesso sono capitati anche gli anni d’oro dell’editoria italiana, con il carico di vari testi scritti da Italo Calvino per le quarte di copertina, uno spiazzante risvolto-stroncatura di Elio Vittorini al suo autore Beppe Fenoglio, una galeotta prefazione di Alberto Moravia per l’esordio di Dacia Maraini, un’inaspettata dedica di Pier Paolo Pasolini a suo padre».

L’autrice cita Vittorini, che nel risvolto di La malora di Beppe Fenoglio stroncò il volume. Un fatto clamoroso se si pensa che il libro era pubblicato nella collana da lui diretta. Ovviamente Fenoglio non la prese bene: «Come se la Marengo di Alba scrivesse sulle etichette delle bottiglie di vino: Non bevetelo perché è acido», si sfogò con un amico.

La lettura procede di curiosità in curiosità, alternando casi editoriali italiani ad alcuni classici internazionali. Si scopre, ad esempio, che Walt Whitman — quello di «O capitano, mio capitano» — decise di pubblicare a sue spese nel 1856 la raccolta di poesie Foglie d’erba, introducendo due novità: per la prima edizione la foto a tutta pagina dell’autore, per la seconda anche la fascetta, utilizzando, senza chiedere il permesso, una frase elogiativa tratta da una lettera ricevuta dal filosofo Ralph Waldo Emerson. Che non apprezzò, vendicandosi con una stroncatura.

C’è anche chi sulle fascette scelte dagli editori ha avuto qualcosa da ridire. Come Maurizio Maggiani. Sul suo libro Il romanzo della nazione ne uscì una con la scritta «Dal più premiato degli autori italiani, che ha conquistato oltre un milione di lettori in vent’anni». Caustico il commento dello scrittore in un’intervista: «Il più premiato… Ma come gli è saltato in mente di scrivere quella roba? È un po’ come se fossi la Scavolini della letteratura».

Sulle copertine ci sarebbe da molto raccontare. La scrittrice Jhumpa Lariri ne parla con una certa frustrazione come la fine del sogno della scrittura e l’inizio del processo commerciale. Processo non privo di conflitti con l’editore. Ne sa qualcosa Franz Kafka che non voleva l’immagine di uno scarafaggio sulla copertina de La metamorfosi. «L’insetto non può essere disegnato», scrisse all’editore, con l’intento di tutelare uno spazio per l’immaginazione del lettore. Inoltre, annota Notarberardino, il testo tedesco, per quanto la descrizione dell’autore induca a pensarlo, non parla di scarafaggio, visto che la parola utilizzata è Ungeziefer, usata sia per gli insetti che per i parassiti. Alla fine l’illustratore «se la cavò disegnando un uomo in vestaglia che esce dalla porta della stanza coprendosi il volto con le mani in segno di disperazione». Ma anche J. D. Salinger ebbe da ridire con il suo editore italiano de Il giovane Holden, obbligandolo, «con lettere di fuoco» del suo agente a cambiare per ben tre volte la copertina. Che alla fine uscì bianca.

Non mancano ripensamenti. Nel 2009 per l’uscita del romanzo Lo spavento a Domenico Starnone vennero proposte due possibili copertine: la foto di una scala a chiocciola e quella di un uomo che cammina controvento. Quest’ultima sembrava perfetta per il contenuto, ma l’autore scelse la prima. Undici anni dopo, per il passaggio del volume alla collana economica, ci ripensò, chiedendo di mettere la seconda foto. Ritrovata peraltro dopo una non facile ricerca.

Molto altro ci sarebbe da scrivere, ma si toglierebbe il piacere della lettura. Per concludere, solo un accenno alle fotografie, spesso utilizzate per le copertine, oltre che per l’immagine dell’autore. E uno degli artisti più gettonati è Ferdinando Scianna, primo italiano assoldato dalla prestigiosa Magnum Photos. «Hanno usato una mia foto per almeno sette/otto edizioni internazionali della Ferrante. La cosa curiosa è che sono state usate molte mie foto di moda, probabilmente perché la mia fotografia di moda è di tipo narrativo», spiega all’autrice.

La quale, nel risvolto di copertina non rinuncia, ovviamente, a comparire sorridente in primo piano. L’autore dello scatto? Il maestro Scianna. Del resto lei può.

di Gaetano Vallini