Covid-19: appello di Caritas Internationalis alle Nazioni Unite

Nessuno sia escluso
dai vaccini

TOPSHOT - People keep safety distance as they wait to receive food at soup kitchen in Comas, in the ...
05 febbraio 2021

«Convocare una riunione del Consiglio di sicurezza per affrontare la questione dell’accesso ai vaccini, in quanto problema di sicurezza globale, con ferme decisioni politiche basate sul multilateralismo»: è la prima delle quattro sollecitazioni rivolte da Caritas Internationalis alle Nazioni Unite e agli altri “decisori” internazionali in questo tempo segnato dalla pandemia.

Le quattro richieste anticovid-19 — contenute in un comunicato diffuso dall’organismo caritativo oggi, venerdì 5 febbraio — sono in linea con le osservazioni formulate dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale (Dssui) nei «20 punti per un accesso giusto ed universale ai vaccini», tanto che la nota è firmata oltre che dal presidente e dal segretario generale di Caritas Internationalis, rispettivamente il cardinale Luis Antonio G. Tagle e Aloysius John, anche dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dssui.

Le altre tre azioni auspicate sono: «La remissione del debito dei Paesi più poveri il più rapidamente possibile, utilizzando i fondi ottenuti per il potenziamento dei sistemi medici e sanitari di queste nazioni svantaggiate; promuovere la produzione locale di vaccini in diversi poli tecnici in Africa, America latina e Asia e renderli disponibili nei prossimi sei mesi, affrontando la questione dei brevetti e della collaborazione a livello tecnico con le nazioni più povere; e, infine, assegnare un sostegno finanziario e tecnico alle organizzazioni locali della società civile, e alle organizzazioni religiose in particolare, per assicurare la preparazione della consapevolezza delle comunità locali e lo sviluppo delle capacità per prepararle ad avere accesso alle cure preventive».

L’appello prende spunto dalla constatazione di come dallo scorso anno l’umanità sia scossa dalla paura e dall’incertezza a causa della diffusione del coronavirus, che ha portato alla luce fragilità e vulnerabilità preesistenti. Al fine di arginare il contagio, la famiglia umana ha cercato di adattarsi a questa situazione inedita e impegnativa osservando il distanziamento e l’isolamento sociale, la chiusura delle frontiere e con un ricorso estensivo alla tecnologia digitale. Papa Francesco ha spesso sottolineato come il virus abbia unito gli uomini e come soltanto nella solidarietà si possa uscire da quest’emergenza.

Da quando i vaccini sono diventati disponibili, hanno acceso grandi speranze, ma anche messo in luce un più ampio divario di disuguaglianze. Le nazioni ricche del Nord del mondo che hanno investito denaro nella produzione farmaceutica si attendono ora un ritorno economico. Invece il Sud, dove vive la maggioranza dei poveri, è rimasto escluso.

Papa Francesco ha incoraggiato le persone a vaccinarsi perché è un modo di esercitare la responsabilità verso gli altri e il benessere collettivo. Ha ribadito la necessità di «vaccini per tutti, specie per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del pianeta. Al primo posto, i più vulnerabili e bisognosi!», ha detto a Natale nel messaggio Urbi et orbi.

Questo momento cruciale, spiega il comunicato, può rappresentare «un’opportunità per vivere il miracolo della carità, affrontando insieme la sfida attuale». Purtroppo, denuncia Caritas Internationalis, «l’accesso ai vaccini nel mondo non è stato equo. È triste notare che non tutte le nazioni e coloro che hanno bisogno del vaccino possono ottenerlo a causa di problemi di approvvigionamento». Insomma, «ogni vita è inviolabile, e nessuno deve essere lasciato fuori». Anche perché «i poveri, le minoranze, i rifugiati, gli emarginati sono i più esposti al virus» e «prendersene cura è una priorità morale», mentre «abbandonarli mette a rischio loro e la comunità globale. Il nostro benessere collettivo dipende da come ci prendiamo cura degli ultimi».

Ecco allora, che «i leader politici devono guardare oltre gli interessi delle loro nazioni e dei loro gruppi politici. Questa pandemia è un problema di sicurezza umana globale che minaccia l’intera famiglia umana» e «affrontare la questione dei vaccini dalla prospettiva di una strategia nazionale ristretta potrebbe portare a un fallimento morale nel soddisfare i bisogni dei più vulnerabili».

Esortando a considerare l’attuale crisi nel contesto più ampio della situazione sanitaria globale, Caritas Internationalis rimarca come molte delle nazioni meno sviluppate manchino ancora di infrastrutture mediche di base e dei mezzi per conservare i vaccini. Inoltre, le persone che abitano in zone rurali lontane non sono sensibilizzate e sono esposte ad altre malattie infettive che rimangono prevalenti.

In tale contesto, «la comunità internazionale dovrebbe avere un approccio olistico e multilaterale per evitare il pericolo che la pandemia possa sfuggire di mano nel Sud del mondo, il che potrebbe portare di nuovo a una crisi umanitaria globale».