Il 12 febbraio di 90 anni fa nasceva la Radio Vaticana

Uno strumento
al servizio del Papa

 Uno strumento al servizio del Papa  QUO-028
04 febbraio 2021

Riproduciamo stralci di un articolo scritto in occasione del novantesimo anniversario dall’ex direttore dell’emittente e pubblicato sul nuovo numero di «La Civiltà Cattolica».

Il 12 febbraio 2021 ricorrono esattamente 90 anni dal giorno in cui Pio xi inaugurò con un famoso Radiomessaggio — «Udite o cieli…» — la nuova Stazione della Radio Vaticana, costruita per suo volere da Guglielmo Marconi e affidata alle cure del gesuita p. Giuseppe Gianfranceschi come primo direttore. La «missione» della Radio Vaticana era chiara fin dall’inizio: essere strumento a servizio del Papa per il suo ministero di annuncio del Vangelo nel mondo e di guida della comunità universale della Chiesa cattolica. Questa missione si è conservata nel tempo ed è stata più volte ribadita dai Papi, garantendo una forte identità dell’istituzione. [...]

La voce del Papa


La Radio Vaticana [...] nasce nel 1931, nel contesto della rapida edificazione del nuovo Stato della Città del Vaticano [...]. La Stazione radio costruita da Marconi è all’avanguardia della tecnologia del tempo, ed è in grado di svolgere servizio telegrafico e servizio radiofonico in modo del tutto indipendente dall’Italia. Grazie alle onde corte, in un «etere» ancora non troppo affollato da innumerevoli trasmissioni, con una potenza piuttosto ridotta si poteva essere ascoltati anche in altri continenti. Agli inizi della sua esistenza, la Radio Vaticana è lo strumento grazie al quale i cattolici del mondo possono ascoltare per la prima volta direttamente la voce del Papa. [...]

Gli anni Trenta sono anni di potere dei totalitarismi. Le posizioni di Pio xi sono coraggiose e, nell’addensarsi della tempesta, si guarda alla Chiesa con fiducia. La domanda di trasmissioni in diverse lingue per orientare e sostenere i fedeli nei Paesi europei cresce rapidamente. P. Filippo Soccorsi, nominato alla guida della Radio nel 1934 (a 34 anni!), dopo la prematura morte di p. Gianfranceschi, non si dedica solo al miglioramento delle strutture tecniche — come la nuova antenna che svetta sui giardini vaticani, detta «Il dito del Papa» —, ma coglie prontamente l’attesa di far crescere la Radio anche nei contenuti della programmazione. L’Emittente vaticana viene così accolta nel 1936 nell’Unione Internazionale di Radiodiffusione con un riconoscimento della sua natura particolare che l’autorizza a esercitare attività radiofonica senza alcuna limitazione geografica. Per l’esiguità dei mezzi a disposizione, p. Soccorsi chiede la collaborazione di confratelli gesuiti di varie nazioni per la redazione e la presentazione dei testi. Particolarmente importanti sono evidentemente le trasmissioni in lingua tedesca.

Nella tragedia della guerra: per la pace e la solidarietà con i sofferenti


[...] Alla vigilia della guerra, nel 1939, vi erano regolari trasmissioni in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, ucraino, lituano, e l’Emittente fu in grado di essere un punto di riferimento per la Chiesa nell’immane tragedia, svolgendo il suo ruolo di denuncia della violenza, di sostegno delle vittime e dei resistenti, e di incoraggiamento alla speranza. Famosi rimangono i «Radiomessaggi» di Pio xii nel tempo di guerra, attesi con ansia e ascoltati con estrema attenzione in tutta l’Europa. Era la voce più alta e autorevole che si alzava al di sopra delle parti in conflitto, in quegli anni terribili, per invocare la giustizia e la pace.

Ma durante la guerra la Radio Vaticana divenne famosa anche per un altro servizio: fu infatti strumento fondamentale del grande impegno voluto da Pio xii con l’«Ufficio Informazioni della Segreteria di Stato», nato fin dal 1939 per rintracciare civili e militari dispersi e prigionieri, darne notizia alle famiglie e ristabilire possibilmente fra loro almeno il vincolo di un saluto, un ricordo. [...]

La Radio Vaticana dedicava trasmissioni specifiche per richiedere notizie circa i dispersi e diffondere brevi messaggi delle famiglie ai prigionieri, i cui nomi venivano lentamente scanditi dalla voce «metallica» degli speaker. Queste trasmissioni arrivarono a raggiungere 70 ore settimanali, con punte di 12-13 ore al giorno. Fra il 1940 e il 1946 venne trasmesso un totale di 1.240.728 messaggi, in 12.105 ore di trasmissione effettiva. In certi casi le trasmissioni vennero diffuse dagli altoparlanti nei campi di prigionia. Le testimonianze di gratitudine per questo servizio furono numerosissime e commoventi. Questa è una delle pagine più belle della storia della Radio Vaticana.

Una voce per la «Chiesa del silenzio»


Con la fine della guerra, la Radio Vaticana accompagna con le sue trasmissioni il clima di ricostruzione morale e spirituale dei Paesi devastati dal conflitto, mentre fervono i preparativi per il grande Anno Santo del 1950, tempo di rinnovata vitalità della Chiesa.

Ma intanto la maggior parte dell’Europa orientale cade sotto l’oppressione dei regimi comunisti e la Chiesa cattolica diventa oggetto di dura persecuzione in molti Paesi. Questa è una sfida storica per la Radio Vaticana, che costituisce praticamente l’unica via attraverso la quale i fedeli possono alimentare il loro legame con il Papa e la Chiesa universale e ricevere un sostegno per la loro fede. Pur nella limitatezza delle risorse, i programmi nelle lingue dei Paesi dell’Est europeo diventano più numerosi e con tempi più ampi. Alla fine degli anni Quaranta, al programma in polacco — che insieme a italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco era stato da sempre una delle lingue principali di trasmissione — si sono aggiunti quelli in ceco, slovacco, ungherese, lituano, lettone, russo, croato, sloveno, ucraino, romeno, bulgaro, bielorusso e, poco dopo, in albanese. Per decenni, in tutto il tempo dell’oppressione, le trasmissioni della Radio Vaticana hanno offerto un appuntamento regolare e sicuro per fedeli, religiosi/e, sacerdoti, vescovi privati della libertà di esprimere e vivere la loro fede.

Su questi anni ci sarebbero infinite storie da raccontare. In certi Paesi e in certi periodi di persecuzione più dura, l’ascolto della Radio Vaticana era assolutamente proibito e gravemente rischioso: poteva essere causa di gravi pene, fino al carcere e addirittura — in alcuni casi — alla condanna a morte. Per alcune lingue, come il polacco o lo slovacco, l’ascolto era elevato, mentre per altre, dove i cattolici erano una minoranza, gli ascoltatori non erano molti, ma il principio che guidava i padri della Radio, secondo l’intenzione del Papa, non era la vastità dell’audience, ma la situazione di necessità degli ascoltatori. Per questo le lingue di trasmissione verso i Paesi dell’Est hanno rappresentato sempre oltre metà delle lingue usate dalla Radio Vaticana. Quando, dopo molti anni, caddero i muri, la gratitudine di fedeli e popoli poté infine esprimersi in forme commoventi, come le oltre 40.000 lettere arrivate alla Sezione ucraina nel primo anno dopo la caduta del regime sovietico, o il conferimento dell’onorificenza dello Stato albanese per l’opera della Radio Vaticana. [...]

Comunicazione per la comunione


Nel 1970 le redazioni e gli studi della Radio Vaticana si trasferiscono a Palazzo Pio, davanti a Castel Sant’Angelo, disponendo di spazi adeguati in quella che diventerà per decenni la sede principale dell’Emittente. Nel 1973 p. Roberto Tucci [...] succede a p. Martegani nella direzione generale. Siamo alla vigilia dell’Anno Santo 1975 e la Radio è completamente mobilitata. Non si tratta solo di trasmettere in diretta grandi celebrazioni papali, udienze ed eventi, e di darne adeguata informazione in tutte le lingue perché la Chiesa universale si senta coinvolta, ma anche di svolgere un servizio per i pellegrini che arrivano da tutto il mondo a Roma. [...]

Alla crescita ulteriore della Radio Vaticana, dai secondi anni Settanta contribuiranno anche altri due nuovi arrivati: p. Pasquale Borgomeo, che sarà un dinamico e creativo direttore dei programmi; e p. Félix Juan Cabasés, responsabile della «Redazione centrale», successivamente «Servizio di Documentazione». Il primo coltiverà molto i preziosi rapporti internazionali dell’Emittente, in particolare con l’Unione Europea di Radiodiffusione (UER — EBU); il secondo lascerà un segno duraturo nell’organizzazione della documentazione e della programmazione redazionale. [...]

La Radio Vaticana raggiunge così la sua maturità, con crescente qualità professionale e giornalistica, che da Roma la rende cuore pulsante della comunicazione quotidiana nella Chiesa universale — «comunicazione per la comunione», come auspicava il concilio —, ma anche attiva protagonista nel mondo più ampio della comunicazione cattolica e laica sulla vita della Chiesa. [...]

di Federico Lombardi