La settimana di Papa Francesco

Il magistero

L'udienza alla Rota Romana (29 gennaio)
04 febbraio 2021

Venerdì 29 gennaio

La sciatica ospite molesto

Dovrei parlare in piedi ma voi sapete che la sciatica è un ospite un po’ molesto. Vi chiedo scusa e vi parlerò seduto.
Vorrei collegarmi al discorso dell’anno passato, al tema che tocca buona parte delle decisioni rotali recenti.
La giurisprudenza della Rota, in sintonia con il magistero pontificio, ha illustrato la gerarchia dei beni del matrimonio chiarendo che la figura del bonum familiae va ben al di là del riferimento ai capi di nullità.
Da parte mia, non ho mancato di raccomandare che il bonum familiae non sia visto in modo negativo.
Esso, infatti,  non può estinguersi in toto con la dichiarazione di nullità, perché non si può considerare l’essere famiglia come un bene sospeso, in quanto è frutto del progetto divino, almeno per la prole.
I coniugi con i figli  sono quella nuova realtà che chiamiamo famiglia.
Di fronte a un matrimonio nullo, la parte che non è disposta ad accettare tale provvedimento è comunque con i figli un unum idem.
È necessario che si tenga conto della rilevante questione: che ne sarà dei figli e della parte che non accetta la dichiarazione di nullità?
Quando si parla del bene integrale delle persone è necessario domandarsi come può questo avverarsi nelle molteplici situazioni in cui vengono a trovarsi i figli.
Nell’Amoris laetitia vengono date chiare indicazioni affinché nessuno, soprattutto i piccoli e i sofferenti, sia lasciato solo o trattato come mezzo di ricatto tra i genitori.

Con le famiglie per la famiglia

Il prossimo 19 marzo inizierà l’“Anno della Famiglia”. Anche voi, col vostro lavoro, date un prezioso contributo a questo cammino ecclesiale con le famiglie per la famiglia.
Nelle vostre sentenze non mancate di testimoniare questa ansia apostolica della Chiesa, considerando che il bene delle persone richiede di non restare inerti davanti agli effetti disastrosi che una decisione sulla nullità matrimoniale può comportare.
Siete chiamati ad aprirvi agli orizzonti di questa pastorale difficile, che riguarda la preoccupazione per i figli, quali vittime innocenti di tante situazioni di rottura, divorzio o di nuove unioni civili.
Spesso si pensa alla dichiarazione di nullità come a un atto freddo di mera “decisione giuridica”. Ma non è così.
Le sentenze del giudice ecclesiastico non possono prescindere dalla memoria, fatta di luci e di ombre, che hanno segnato una vita, non solo dei due coniugi ma anche dei figli.
Coniugi e figli costituiscono una comunità di persone, che si identifica sempre e certamente col bene della famiglia, anche quando essa si è sgretolata.
Lo Spirito Santo, che invocate prima di ogni decisione da prendere sulla verità del matrimonio, vi aiuti a non dimenticare gli effetti di tali atti. Possano la preghiera — i giudici devono pregare tanto! — e l’impegno comune porre in risalto questa realtà spesso sofferente.
I collaboratori del Vescovo, in particolare il vicario giudiziale, gli operatori della pastorale familiare e soprattutto i parroci, si sforzino di esercitare quella diaconia di tutela, cura e accompagnamento del coniuge abbandonato ed eventualmente dei figli, che subiscono le decisioni, seppur giuste e legittime, di nullità matrimoniale.
Il nostro caro Decano [Pio Vito Pinto] avrà, fra alcuni mesi, la giovinezza di 80 anni, e dovrà lasciarci. Vorrei ringraziarlo, per il lavoro fatto, non sempre compreso; per quella tenacia che ha avuto per portare avanti la riforma dei processi matrimoniali: una sola sentenza, poi il processo breve, che è stato come una novità, ma era naturale perché il vescovo è il giudice.

Per i soldi balla la scimmietta

Poco tempo dopo la promulgazione del processo breve, mi chiamò un vescovo e mi disse: “Io ho questo problema: una ragazza vuole sposarsi in Chiesa; si è già sposata alcuni anni fa in Chiesa, ma è stata costretta a sposarsi perché era incinta… Ho fatto tutto, ho chiesto a un prete che facesse da vicario giudiziale, un altro che facesse la parte di difensore del vincolo... E i testimoni, i genitori dicono che è stata forzata, che quel matrimonio era nullo. Mi dica, Santità, cosa devo fare?”, mi domandò il vescovo. E io chiesi: “Dimmi, hai una penna a portata di mano?” — “Sì” — “Firma. Tu sei il giudice, senza tante storie”.Questa riforma ha avuto e ha tante resistenze. Dopo questa promulgazione ho ricevuto lettere, tante. Quasi tutti avvocati che perdevano la clientela. C’è il problema dei soldi. In Spagna si dice: “Por la plata baila el mono”: per i soldi balla la scimmietta. Ho visto in alcune diocesi la resistenza di qualche vicario giudiziale che con questa riforma perdeva un certo potere, perché  il giudice non era lui, ma il vescovo.

(Al tribunale della Rota romana per l’inaugurazione dell’anno giudiziario)

Messaggeri di compassione e di speranza

Quando sperimentiamo la forza dell’amore di Dio [e] riconosciamo la sua presenza di Padre nella nostra vita, non possiamo fare a meno di annunciare e condividere ciò che abbiamo visto e ascoltato. Tutto in Cristo ci ricorda che il mondo in cui viviamo e il suo bisogno di redenzione non gli sono estranei e ci chiama anche a sentirci parte attiva di questa missione. Nessuno può sentirsi lontano rispetto a questo amore di compassione.

L’esperienza degli Apostoli

L’amore è sempre in movimento e ci pone in movimento per condividere l’annuncio più bello e fonte di speranza.
La comunità ecclesiale mostra la sua bellezza ogni volta che ricorda con gratitudine che il Signore ci ha amati per primo.
Tuttavia, i tempi non erano facili; i primi cristiani incominciarono la loro vita di fede in un ambiente ostile e arduo.
Storie di emarginazione e di prigionia si intrecciavano con resistenze interne ed esterne, che sembravano contraddire e perfino negare ciò che avevano visto e ascoltato; ma questo, anziché essere una difficoltà o un ostacolo che li avrebbe potuti portare a ripiegarsi o chiudersi in sé stessi, li spinse a trasformare ogni inconveniente, contrarietà e difficoltà in opportunità.
Abbiamo la testimonianza viva di tutto questo negli Atti degli Apostoli, libro che i discepoli missionari tengono sempre a portata di mano.
Narra come il profumo del Vangelo si diffuse al suo passaggio suscitando la gioia che solo lo Spirito ci può donare. Insegna a vivere le prove stringendoci a Cristo.
Nemmeno l’attuale momento storico è facile. La pandemia ha amplificato il dolore, la solitudine, la povertà e le ingiustizie e ha smascherato le nostre false sicurezze, frammentazioni e polarizzazioni.
Abbiamo vissuto lo scoraggiamento, il disincanto, l’amarezza conformista.
Noi, però, sentiamo risuonare nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie [una] Parola di speranza che rompe ogni determinismo e, a coloro che si lasciano toccare, dona la libertà e l’audacia necessarie per alzarsi in piedi e cercare con creatività tutti i modi possibili di vivere la compassione, “sacramentale” della vicinanza di Dio a noi che non abbandona nessuno.
In questo tempo di pandemia, davanti alla tentazione di giustificare l’indifferenza e l’apatia in nome del sano distanziamento sociale, è urgente la missione della compassione capace di fare della necessaria distanza un luogo di incontro, di cura e di promozione.
C’è bisogno urgente di missionari  capaci di ricordare che nessuno si salva da solo.
Oggi possiamo toccare la carne sofferente e gloriosa di Cristo nella storia di ogni giorno e trovare il coraggio di condividere con tutti un destino di speranza.
Come cristiani non possiamo tenere il Signore per noi stessi: la missione evangelizzatrice della Chiesa esprime la sua valenza integrale e pubblica nella trasformazione del mondo e nella custodia del creato.

Un invito a farsi carico e a far conoscere

Il tema della Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno, «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At  4, 20), è un invito a ciascuno di noi a “farci carico” e a far conoscere ciò che portiamo nel cuore.
La nostra vita di fede si indebolisce, perde profezia e capacità di stupore e gratitudine nell’isolamento personale o chiudendosi in piccoli gruppi; per sua stessa dinamica esige una crescente apertura.
I primi cristiani, lungi dal cedere alla tentazione di chiudersi in un’élite, furono attratti dal Signore ad andare tra le genti e testimoniare quello che avevano visto e ascoltato: il Regno di Dio è vicino.
Lo fecero con la generosità, la gratitudine e la nobiltà proprie di coloro che seminano sapendo che altri mangeranno il frutto del loro impegno e del loro sacrificio.
Ricordiamo con gratitudine tutte le persone che, con la loro testimonianza di vita, ci aiutano a rinnovare il nostro impegno battesimale... specialmente quanti sono stati capaci di mettersi in cammino, lasciare terra e famiglia affinché il Vangelo possa raggiungere popoli e città dove tante vite si trovano assetate di benedizione.
Contemplare la loro testimonianza ci sprona ad essere coraggiosi e a pregare con insistenza... consapevoli che la vocazione alla missione non è una cosa del passato o un ricordo romantico di altri tempi.
Oggi, Gesù ha bisogno di cuori che siano capaci di andare alle periferie del mondo e diventare messaggeri e strumenti di compassione.
Ci sono periferie che si trovano vicino a noi, nel centro di una città, o nella propria famiglia.
In questi tempi di pandemia, è importante aumentare la capacità quotidiana di allargare la nostra cerchia, di arrivare a quelli che spontaneamente non  sentiremmo parte del “mio mondo”.

(Messaggio per la Giornata missionaria mondiale)

Nel 1961 i vescovi del Belgio prendevano l’iniziativa di lanciare una campagna di “Quaresima di condivisione” e invitavano i cattolici a condividere le loro risorse a favore del Congo, divenuto indipendente. A tal fine fondarono la vostra associazione e la chiamarono Entraide et Fraternité.
Nel 1971, i vescovi lanciavano l’Action Vivre ensemble, per organizzare la campagna d’Avvento e venire in aiuto delle associazioni che lottano contro la povertà nello stesso Belgio.
Le sfide che vi attendono sono aggravate dalla crisi del Covid-19 che coinvolge  in modo  più terribile poveri ed emarginati.
Si tratta, oggi più che mai, di proseguire l’azione intrapresa e di svilupparla.
Incoraggio [quanti] si battono ogni giorno contro l’inaccettabile povertà.

(Messaggio ai membri delle Associazioni belghe
 Entraide et Fraternité e Action Vivre ensemble)


Domenica 31

A luglio la Giornata dei nonni e degli anziani

Dopodomani celebreremo la festa della Presentazione di Gesù, quando Simeone e Anna, entrambi anziani, illuminati dallo Spirito riconobbero in Gesù il Messia.
Lo Spirito Santo suscita ancora oggi negli anziani pensieri e parole di saggezza: la loro voce è preziosa.
Essi ci ricordano che la vecchiaia è un dono e che sono l’anello di congiunzione tra le generazioni.
Tanti volte sono dimenticati e noi dimentichiamo questa ricchezza.
Per questo, ho deciso di istituire la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, che si terrà in tutta la Chiesa ogni anno la quarta domenica di luglio, in prossimità della ricorrenza dei Santi Gioacchino e Anna, i “nonni” di Gesù.
È importante che i nonni incontrino i nipoti e che i nipoti si incontrino con i nonni, perché — come dice il profeta Gioele — i nonni davanti ai nipoti sogneranno, avranno illusioni [grandi desideri], e i giovani, prendendo forza dai nonni, andranno avanti, profetizzeranno.
E il 2 febbraio è la festa dell’incontro dei nonni con i nipoti.

(Al termine dell’Angelus)


Lunedì 1 febbraio

In un’epoca in cui le notizie possono essere facilmente manipolate e la disinformazione è diffusa, cercate di far conoscere la verità in un modo che sia, secondo le parole del vostro motto, “giusto, fedele e informato”. V’incoraggio a promuovere dialogo e leale comunicazione tra persone e comunità.
Possano i media aiutare le persone, specialmente i giovani, a distinguere il bene dal male, a maturare giudizi sani fondati su una presentazione chiara e imparziale dei fatti, e a riconoscere l’importanza di lavorare per la giustizia, la concordia sociale e il rispetto della casa comune.

(Discorso consegnato al Catholic News Service della Conferenza episcopale Usa)


Martedì 2

La solidarietà come alternativa al nuovo colonialismo

La globalizzazione non può significare un uniformismo che ignori la diversità e imponga un nuovo tipo di colonialismo. La sfida consiste nel creare alternative a partire dalla solidarietà affinché nessuno si senta ignorato, ma non imponga neppure prepotentemente la propria direzione, considerandola come l’unica corretta.
Quando le diversità si arricchiscono reciprocamente, la comunione tra i popoli fiorisce e si vivifica.
Si tratta di promuovere uno sviluppo che non abbia il consumo come mezzo e come fine, ma che vegli realmente sull’ambiente, ascolti, impari e nobiliti.
In questo consiste l’ecologia integrale, nella quale la giustizia sociale si coniuga con la tutela del pianeta.
Soltanto con questa umiltà di spirito potremo vedere la sconfitta totale della fame e una società basata su valori duraturi, che non siano frutto di mode passeggere.
Chiedo a Dio di benedire le vostre comunità e quanti nell’Ifad s’impegnano ad aiutare coloro che vivono nelle aree più depresse del pianeta, ma aggraziate dalla bellezza che proviene dal rispettare e dal convivere con la natura.

(Messaggio al Forum dei popoli indigeni presso il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo)


Mercoledì 3

Preghiera e  liturgia

Si è più volte registrata, nella storia della Chiesa, la tentazione di praticare un cristianesimo intimistico, che non riconosce importanza ai riti liturgici pubblici. Questa tendenza rivendicava la presunta maggiore purezza di una religiosità che non dipendesse dalle cerimonie esteriori.In effetti, si possono trovare nella Chiesa certe forme di spiritualità che non hanno saputo integrare  il momento liturgico. Molti fedeli, pur partecipando assiduamente ai riti, specialmente alla Messa domenicale, hanno attinto alimento per la fede da altre fonti, di tipo devozionale.Negli ultimi decenni, molto si è camminato. La Costituzione Sacrosanctum Concilium del  Vaticano ii  rappresenta lo snodo. Essa ribadisce che Gesù non è un’idea o un sentimento, ma una Persona vivente. La preghiera passa attraverso mediazioni concrete: la Scrittura, i Sacramenti, i riti. Nella vita cristiana non si prescinde dalla sfera corporea e materiale. Dobbiamo pregare anche con il corpo: il corpo entra nella preghiera.Non esiste spiritualità cristiana che non sia radicata nella celebrazione dei santi misteri. La liturgia non è solo preghiera spontanea. È un incontro con Cristo [che] si rende presente nello Spirito attraverso i segni sacramentali: da qui deriva la necessità di partecipare ai divini misteri. Un cristianesimo senza liturgia è un cristianesimo senza Cristo. Perfino nel rito più spoglio, come quello celebrato nei luoghi di prigionia o nel nascondimento di una casa durante i tempi di persecuzione, Cristo si rende presente.

La messa è incontro con Cristo

Molte preghiere cristiane non provengono dalla liturgia, ma tutte, se sono cristiane, presuppongono la liturgia, cioè la mediazione sacramentale di Gesù.
Ogni volta che celebriamo un Battesimo, o consacriamo il pane e il vino nell’Eucaristia, o ungiamo con l’Olio santo il corpo di un malato, Cristo è qui!
 La Messa non può essere solo “ascoltata”: è  un’espressione non giusta, “io vado ad ascoltare Messa”.
La Messa è sempre celebrata, e non solo dal sacerdote che la presiede, ma da tutti i cristiani che la vivono.
Quando i primi cristiani iniziarono a vivere il loro culto, lo fecero attualizzando i gesti e le parole di Gesù, con la luce e la forza dello Spirito, affinché la loro vita diventasse sacrificio spirituale offerto a Dio.
Questo approccio fu una vera “rivoluzione”.  La vita è chiamata a diventare culto a Dio, ma questo non può avvenire senza  la preghiera liturgica.
Questo pensiero ci aiuti tutti quando si va a Messa: vado a pregare in comunità, vado a pregare con Cristo che è presente.
Quando andiamo alla celebrazione di un Battesimo, per esempio, è Cristo lì, presente, che battezza.
“Ma, Padre, questa è un’idea, un modo di dire”: no, non è un modo di dire. Cristo è presente e nella liturgia tu preghi con Cristo che è accanto a te.

(Udienza generale nella Biblioteca privata)