Terra Santa

Note di una pacifica convivenza

 Note di una  pacifica convivenza  QUO-027
03 febbraio 2021

L’istituto musicale Magnificat a Gerusalemme


In un mondo sempre più governato dalle leggi del mercato, che spingono a ottimizzare energie e risorse e premiano produttività e risultati, il discepolo del Signore sa di non doversi far prendere dall’ossessione dell’efficienza e dell’efficacia: lavora lietamente e non si lascia sopraffare dall’ansia del raccolto che fa perdere la letizia della semina e fa dimenticare che «uno semina e l’altro miete» (Giovanni, 4, 37). Così accade nel cristianesimo che abita tra gli uomini e le donne di cui Dio si prende cura. Così accade anche a Gerusalemme. Nella Città Vecchia, presso il convento di San Salvatore, sorge l’istituto Magnificat, la scuola di musica della Custodia di Terra Santa, luogo benedetto nel quale si costruiscono legami felici tra persone che, per origine e appartenenza religiosa, si percepiscono estranei, distanti e, talvolta, nemici. A fondare l’istituto, 25 anni fa, fu l’organista del Santo Sepolcro, il musicista padre Armando Pierucci, che cominciò a dare lezione a un piccolo gruppo di ragazzi su un vecchio pianoforte che giaceva inutilizzato in convento: il suo sogno era educare le giovani generazioni alla musica. Nel corso degli anni la scuola ha preso forma e si è strutturata: nel 2003 ha firmato una convenzione con il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza; segue dunque i programmi dei conservatori italiani e rilascia diplomi riconosciuti dall’Unione europea. Tre anni fa, inoltre, sempre in collaborazione con l’istituto vicentino, ha avviato il primo ciclo della laurea triennale alla quale, dal 2019, si è aggiunto il biennio di specializzazione.

Attualmente al Magnificat sono accolti 210 studenti dai quattro ai 28 anni: in maggioranza (70 per cento) sono cristiani di tutte le confessioni; vi sono poi musulmani (20 per cento) ed ebrei israeliani (10 per cento). Gli insegnanti sono invece in maggioranza ebrei israeliani (90 per cento) e cristiani (10 per cento). I bambini più piccoli frequentano per uno o due anni i “children groups”, che offrono lezioni di introduzione alla musica. In seguito ogni alunno, grazie a un esame attitudinale, individua qual è lo strumento musicale più adatto a lui e ne comincia lo studio oppure si dedica all’apprendimento del canto. Nel corso degli anni sono stati costituiti due cori e due orchestre che si esibiscono regolarmente in Terra Santa e in molti Paesi europei: a suscitare ammirazione e apprezzamento sono sia la bravura dei musicisti e dei cantanti sia lo spirito che anima il Magnificat. Questa struttura infatti è uno speciale laboratorio di pacifica convivenza: «Bambini, giovani e adulti di fede diversa, facendo musica insieme giorno dopo giorno, imparano a convivere, a volersi bene, a guardarsi con occhi diversi, senza diffidare e sospettare di chi appartiene a un altro popolo o a un’altra religione», dice Alberto Pari, 42 anni, frate minore della Custodia di Terra Santa, dal 2014 direttore della scuola. «Noi ci impegniamo per formare non solo generazioni di musicisti di alto livello ma anche esseri umani capaci e orgogliosi di vivere insieme nella concordia, di collaborare gli uni con gli altri, di lavorare all’edificazione di una società pacificata. La musica è di grande aiuto perché contribuisce a svelenire i rapporti e piano piano li trasforma: si dimostra impareggiabile nel favorire legami buoni tra gli esseri umani e nell’affinare la sensibilità delle anime».

Recentemente la scuola, che ha festeggiato i propri 25 anni di vita con un concerto di gala online, ha varato due progetti. Il primo è legato al festival denominato “Magic Lamp” (simile al nostro Zecchino d’oro), nel corso del quale ogni anno sono presentate canzoni in lingua araba per bambini che vengono poi raccolte in un libro e in un cd inviati alle scuole di Palestina, Libano, Giordania, Siria, Egitto. Si è deciso di pubblicare per la prima volta anche in Italia (con le Edizioni Terra Santa) il libro e il cd mettendoli a disposizione degli istituti scolastici che hanno studenti di lingua araba. Il secondo progetto è la realizzazione di un cd con brani del repertorio barocco e rinascimentale eseguiti dalla piccola ensemble vocale del Magnificat. «Molti ci chiedono di aprire succursali della scuola in varie località dei territori palestinesi dove manca una cultura musicale, ma per ora non è possibile», prosegue fra Alberto. «Sarebbero necessari ingenti fondi di cui la scuola non dispone. Al momento svolgiamo opera educativa attraverso i nostri concerti mensili ai quali invitiamo le famiglie e gli amici dei nostri studenti».

Fedele allo spirito che anima la presenza francescana in Terra Santa, l’istituto Magnificat cerca di essere ponte fra due popoli che molto hanno sofferto. Ciò significa «avere la possibilità di prodigarsi per un’opera importante, l’edificazione della pace. Ma questa possibilità va gestita bene: occorre lavorare con umiltà, pazienza, delicatezza. Non bisogna farsi prendere dalla fretta, dal desiderio di ottenere subito i risultati», sottolinea fra Alberto. «Sono il terzo direttore della scuola: i miei predecessori, padre Pierucci e padre Grenier, hanno amorevolmente seminato e coltivato la giovane piantina della scuola. Io adesso raccolgo i frutti del loro operato e, a mia volta, semino». La pace, come dice Papa Francesco, è lavoro artigianale: ha i suoi tempi e le sue finezze.

di Cristina Uguccioni