2 febbraio, Festa della Candelora

Il rito e la memoria biblica

«Presentazione al tempio», mosaico sull’Arco trionfale della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma (acquerello Wilpert)
03 febbraio 2021

La festa della Candelora, celebrata il 2 febbraio dalla Chiesa cattolica, comporta la benedizione delle candele, simbolo del Cristo, che illumina le genti, quasi per esemplificare il senso e la dinamica narrativa della Presentazione al Tempio di Gesù, così come è narrata nel Vangelo di Luca (2, 22-29).

Il luogo evangelico trova la sua più antica traduzione figurata nel mosaico dell’arco trionfale della basilica romana di Santa Maria Maggiore, commissionata dal pontefice Sisto iii , all’indomani del concilio efesino del 431, che stabilì il dogma della partenogenesi di Maria Theotokos. In questo quadro musivo, giustapposto alle altre scene dell’Infantia Salvatoris, tenendo conto degli scritti evangelici, ma anche delle affabulazioni apocrife, si riconosce il momento in cui la Vergine, accompagnata da Giuseppe, reca il Bambino al tempio di Gerusalemme, accolto dalla profetessa Anna e dall’anziano Simeone.

Quest’ultimo è seguito da un gruppo di anziani sacerdoti, mentre sullo sfondo si staglia la fronte del tempio, caratterizzata da quattro colonne in facciata, come per emulare la tipologia del tempio classico romano tetrastilo. L’ingresso è arricchito da una lampada pendente e dalle cortine raccolte, mentre nel frontone si incastona l’immagine assisa di Roma munita di lancia, con un globo nella mano destra. Tale effigie vuole riprendere il modello del tempio romano di Venere e Roma sulla via Sacra o quello del tempio adrianeo, dedicato a Giove Capitolino, fatto erigere a Gerusalemme, laddove era il tempio di Erode il Grande distrutto nel 70 d.C.

Dinanzi al tempio si intravedono due volatili bianchi e due scuri, che possono essere identificati con la coppia di colombi e la coppia di tortore recate da Giuseppe per il sacrificio. Il racconto figurato procede con un angelo, che fa il gesto della parola verso un personaggio disteso, rappresentato per raffigurare Giuseppe, che, secondo Matteo (2, 13), sognò un angelo che gli suggerì di fuggire con la famiglia in Egitto.

Il testo figurativo del santuario mariano “fotografa”, per la prima volta, l’episodio della Presentazione al Tempio di Gesù, che la Chiesa cattolica — come si diceva — celebra quaranta giorni dopo la Natività, come per concludere il tempo della gioia del Natale.

La Presentazione si configura come una legge mosaica, così come viene evocata dal Levitico (12, 2-8), laddove si ricorda che la madre di un figlio maschio doveva presentarlo al tempio, quaranta giorni dopo la nascita, davanti al tabernacolo e offrire in sacrificio, come purificazione, un agnello o, per i più poveri, una coppia di colombe o di tortore che, nell’iconografia, sono recate da Giuseppe come per denunciare le modeste condizioni economiche della Sacra Famiglia. L’evento evangelico vuole anche significare il concetto della purificazione in quanto la donna — secondo la legge di Mosè — era considerata impura del sangue mestruale indipendentemente dal fatto che il nuovo nato fosse primogenito o meno. Tale impurità durava proprio quaranta giorni se il figlio era maschio, e ben sessantasei se era femmina.

La festa della Presentazione al Tempio nella Tarda Antichità, secondo quanto ricorda la pellegrina Egeria, si celebrava il 14 febbraio, ovvero quaranta giorni dopo l’Epifania, e si intrecciava con il rito del lucernario, dal momento che — secondo l’autorevole testimonianza della pellegrina — si accendevano, per l’occasione, tutti i lampadari e i ceri, recuperando la ritualità pagana dei Lupercalia, che i romani celebravano a metà febbraio.

Il rito pagano viene ricordato da Ovidio (Fasti 2, 19-24) e comportava la fustigazione per purificare ed espiare le colpe. Il pontefice Gelasio i (492-496) pose fine ai Lupercalia e introdusse il rito della Candelora, che, al tempo di Giustiniano, negli anni centrali del vi secolo, fu fissato al 2 febbraio.

Questo festoso rito della purificazione e della illuminazione, in epoca moderna, si collegò alla memoria di san Biagio di Sebaste, che si celebra il 3 febbraio e che comporta la benedizione della gola con le candele accese il giorno prima per la Candelora. San Biagio viene spesso rappresentato con le candele in quanto, secondo la tradizione, con queste candele benedette salvò un bambino che stava soffocando per aver ingoiato una lisca di pesce.

di Fabrizio Bisconti