L’attualità dell’opera di Ludwig von Pastor vissuto tra il 1854 e il 1928

Studioso
e diplomatico di razza

Il “Kulturkampf” in una caricatura dell'epoca. Bismarck e Pio IX a confronto
30 gennaio 2021

Nel suo recente libro Ritorniamo a sognare Papa Francesco ha sorpreso tutti affermando che durante la sua permanenza nella residenza dei gesuiti a Cordoba, in Argentina, dal 1990 al 1992, ha letto «i trentasette tomi della Storia dei Papi di Ludwig Pastor» (nell’edizione spagnola). Guardando indietro si domanda: «Perché Dio mi avrà ispirato a leggere proprio quell’opera?». Riferendosi poi alle sfide del suo pontificato, alla fine osserva: «Una volta che conosci quella storia, non c’è molto che possa sorprenderti di quanto accade nella curia romana e nella Chiesa di oggi».

Leggendo il libro, appare evidente che l’attività del gesuita Jorge Mario Bergoglio a Cordoba, metropoli culturalmente vivace con diverse università e molte chiese, ha rappresentato un periodo fondamentale della sua vita. È dunque ancor più straordinario che in quel periodo – quindi prima di diventare vescovo ausiliare, nel 1992, e poi arcivescovo, nel 1998, di Buenos Aires e cardinale nel 2001 – abbia letto per intero, con grande perseveranza, l’opera monumentale sulla storia dei papi di Pastor. Si comprende anche in modo evidente la diffusione e la recezione che ha avuto nel mondo questo lavoro, pubblicato prima in tedesco, poi anche in inglese, francese, italiano e spagnolo.

Quasi contemporanea alla pubblicazione in tedesco del libro di Papa Francesco è l’uscita del volume Ludwig von Pastor (1854-1928). Universitätsprofessor, Historiker der Päpste, Direktor des Österreichischen Historischen Instituts in Rom und Diplomat,a cura di chi scrive e di Jacques Verger.

Il convegno del 2018 dal quale sono emersi questi scritti è stato patrocinato dai cardinali Christoph Schönborn e Rainer Maria Woelki, dal presidente del Land della Renania Settentrionale-Vestfalia, Armin Laschet, e dal sindaco di Aquisgrana, Marcel Philipp. Svoltosi a novant’anni dalla morte di Ludwig von Pastor, è stato il primo convegno di questo genere sulla vita e l’opera di dello studioso di Aquisgrana.

Convertito dalle grandi ambizioni segnato dal Kulturkampf, Pastor è nato in una famiglia di commercianti e ha perso il padre da giovanissimo. Dopo gli studi compiuti a Lovanio, Bonn, Berlino e Vienna, trovò il successo lontano dalla patria: dopo la laurea a Graz conseguì l’abilitazione a Innsbruck, dove fu nominato professore di storia presso la locale università, divenendo anche consigliere di corte nel 1899. Da qui, nel 1901 gli riuscì il salto, ben preparato, alla poltrona di direttore dell’Istituto Storico Austriaco a Roma. Grazie all’imperatore Francesco Giuseppe i (1848-1916) e ai privilegi da lui concessi, nel 1908 il figlio di una famiglia altolocata entrò a far parte della nobiltà e otto anni dopo divenne barone di Camperfelden. Con questo, però, Ludwig von Pastor non aveva ancora raggiunto il culmine della propria carriera. Appoggiato dal segretario di Stato cristiano-sociale Michael Mayr (cancelliere federale austriaco dal novembre 1920), nel febbraio 1920 divenne prima incaricato d’affari e poi, a gennaio dell’anno seguente, inviato straordinario e ministro plenipotenziario della Repubblica d’Austria presso la Santa Sede. Quello che per tutta la vita era stato al centro delle sue ricerche e delle sue pubblicazioni, ovvero Roma e il Vaticano, divenne così l’ambito della sua attività diplomatica.

Nel corso della sua brillante carriera, svolta con una dose immensa di perseveranza, diligenza e creatività, Pastor divenne confidente dei Papi. Unendo la conoscenza scientifica e l’impegno politico, realizzò un lavoro notevole sulla storia dei Papi e della Chiesa. Per la sua opera più importante legata alla confessione, ovvero Storia dei Papi dalla fine del Medio evo (dal 1886 in 16 volumi e 22 sottovolumi, con fino a 13 ristampe e oltre 15.000 pagine relativamente fitte stampate in caratteri gotici), poté ampiamente attingere al patrimonio di fonti conservato nell’Archivio Segreto Vaticano (addirittura prima della sua apertura nel 1880/1881), cosa negata allo storico berlinese Leopold von Ranke (1795-1886) per la sua Storia dei Papi in più volumi (Die römischen Päpste in den letzten vier Jahrhunderten), usciti dal 1834 al 1836. Per questo Arnold Esch, già rettore dell’università di Berna e per molti anni direttore dell’Istituto Storico Germanico a Roma, nel 2016 ha scritto nell’introduzione al suo libro su Roma: «La grande storia dei Papi [di Pastor] non è semplicemente una storiografia confessionale, apologetica, […] come spesso viene rappresentata, [ma] ha dischiuso una ricchezza di fonti fino ad allora inedita».

Allo storico e diplomatico Ludwig von Pastor non sono mancati alte onorificenze. Le università di Breslavia, Innsbruck (Facoltà teologica) e Lovanio gli conferirono la laurea honoris causa, mentre numerose accademie scientifiche in Europa lo annoverarono tra i propri membri: per esempio a Parigi e a Roma, a Cracovia e a Praga, a Vienna e a Budapest, a Oslo e ad Anversa. Gli furono conferite anche numerose decorazioni: così, da parte pontificia ricevette la commenda dell’Ordine di San Gregorio con stella e l’Ordine dello Speron d’Oro, mentre l’imperatore Francesco Giuseppe i gli concesse l’onorificenza austro-ungarica per l’arte e la scienza.

Al successo di Pastor, sposato con Constanze Kaufmann, figlia del sindaco di Bonn Leopold Kaufmann, contribuì una raffinata e vasta rete di conoscenze, da lui intessuta con influenti sostenitori e decisori: la casa imperiale asburgica, principati (Liechtenstein, Löwenstein), politici del partito di centro (come Ludwig Windthorst, August e Peter Reichensperger), rappresentanti della Görres-Gesellschaft, la famiglia di editori Herder, cardinali e vescovi. Pastor intratteneva anche rapporti che andavano oltre i confini dell’Europa e gli studiosi del continente: fino a poco prima della sua morte, diversi vescovi statunitensi lo sostennero economicamente per favorire i suoi studi e le sue pubblicazioni, tra cui il cardinale arcivescovo di Baltimora James Gibbons. Egli rifiutò invece con decisione la nomina all’Università cattolica dell’America a Washington.

Sicuro e carismatico, dominava l’ambiente diplomatico a Roma. Seppe brillare come padrone di casa arguto ed eloquente nei ricevimenti, per esempio quando il cardinale arcivescovo di Vienna Friedrich Gustav Piffl e l’ex cancelliere federale cristiano-sociale Ignaz Seipel visitarono la città eterna nel 1925. Gli eccellenti contatti di Ludwig von Pastor nella curia romana e con i Papi gli aprirono molte porte che altrimenti sarebbero rimaste chiuse.

Dopo aver vissuto interamente della sua fede cristiana, considerandosi un figlio fedele della Chiesa cattolica, lo studioso morì il 29 settembre 1928 a Innsbruck e fu tumulato presso la Chiesa dell’abbazia premostratense di Wilten. Nella Biblioteca Vaticana viene ricordato da un armadio a lui dedicato, che contiene pubblicazioni, diari, lettere, onorificenze, riconoscimenti e altro ancora. L’armadio è dovuto all’iniziativa della moglie Constanze e della sua famiglia ed è stato scoperto alla presenza di Pio xi nel 1933. Nel volume qui presentato, rinomati esperti ed esperte tedeschi, francesi, irlandesi, italiani, austriaci e vaticani fanno luce sulla vita e l’opera di questo «studioso cattolico di fama mondiale» e s’interrogano in modo critico sull’importanza dei suoi scritti per la Chiesa, la politica e la scienza nel xxi secolo. Emerge così una immagine distinta dello storico e della sua ricca opera, rivelando un apprezzamento generale con nuove sfaccettature e nuovi approcci.

Il libro si apre con un saluto del vescovo di Aachen Helmut Dieser, che ricorda quanto sia ancora vivo il ricordo di Ludwig von Pastor nella città e nella diocesi di Aquisgrana. Andreas Sohn offre uno scorcio della vita e del lavoro scientifico di Pastor, sottolineando tra l’altro che il suo impegno a favore della tutela dei monumenti e del patrimonio culturale architettonico di Roma finora non è stato ancora sufficientemente apprezzato, e come questo interesse curiosamente lo unisca al liberale protestante Ferdinand Gregorovius (1821-1891), storico della città, originario di Neidenburg nella Prussia orientale.

Lo storico contemporaneo Thomas Brechenmacher (università di Potsdam) affronta la carriera e la consapevolezza di sé di Pastor, mentre la storica della Chiesa Michaela Sohn-Kronthaler (università di Graz) ne traccia il percorso scientifico e universitario in Austria. Andreas Gottsmann, direttore dell’Istituto Storico Austriaco a Roma illustra la sua attività di storico e diplomatico nella Città Eterna, anche a capo di questo istituto di studi. Il modo in cui nei suoi scritti lo studioso di Aquisgrana si è dedicato alle arti viene approfondito da Wolfgang Augustyn, vicedirettore dell’Istituto centrale di storia dell’arte di Monaco. Monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano (già Archivio Segreto Vaticano) racconta gli studi di Pastor proprio nell’Archivio. Christine Maria Grafinger, già direttrice del dipartimento manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana, offre uno spaccato sulle sue ricerche e la sua eredità nella Biblioteca Vaticana.

Jacques Verger si dedica allo studioso in nella sua veste di medievalista (Pastor médiéviste) e ne illustra il lavoro scientifico da questa prospettiva. All’intreccio ricco di tensioni della restaurazione cattolica e della riforma evangelica si dedica il teologo evangelico e storico della Chiesa Volker Leppin (università di Tubinga).

La traduzione della Storia dei Papi di Pastor in inglese, francese, italiano e spagnolo – tenendo conto anche di come è stata accolta nelle diverse aree linguistiche e culturali – viene trattata daThomas O’Connor (National University of Ireland Maynooth), Olivier Poncet (École nationale des chartes, Paris), Paolo Vian, vice prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano e Ludwig Vones (Università di Cologna). Il volume termina con la conclusione di Jacques Verger, le sintesi dei diversi contributi in tedesco, francese e inglese, l’indice dei nomi delle persone e quello delle località.

La nuova pubblicazione su Ludwig von Pastor e i due volumi pubblicati in precedenza sullo storico della Chiesa e degli ordini nonché universitario tirolese Heinrich Denifle (1844-1905), che lavorò dall’Archivio Segreto Vaticano, e del cardinale gesuita dell’Alta Svevia Franz Ehrle (1845-1934), bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa – editi rispettivamente da Andreas Sohn e Jacques Verger – costituiscono un’unità tematica. Tali libri formano un trittico dell’erudizione cattolica, molto reputata a livello internazionale, dei decenni prima e dopo il 1900, ovvero di un periodo molto importante per la cultura, la scienza e l’università.

di Andreas Sohn