San Giovanni Bosco

Sogno d’amore e di coraggio

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30 gennaio 2021

Don Bosco e il suo sorriso, don Bosco e i suoi ragazzi, don Bosco e la sua devozione per Maria Ausiliatrice, don Bosco e la sua Torino. Guardare alla figura del famoso sacerdote piemontese è come ammirare un diamante dalle mille sfaccettature. Un diamante dal “taglio brillante”, così si dice nel campo dell’oreficeria: diverse luci, incastonate tutte in un’unica pietra. Preziosa. Da quel 31 gennaio 1888, data della sua nascita al cielo (per don Bosco la parola “morte” sembrerebbe davvero alquanto inappropriata), sono passati ben centotrentatré anni. Eppure, la polvere del tempo non ha sbiadito minimamente la bellezza del suo messaggio che sembra aggiornarsi di giorno in giorno, in perpetuum mobile.

È un sogno — i sogni saranno il leitmotiv della sua vita — a svelare a Giovanni Bosco la sua missione. A nove anni, Giovanni ne fa uno. Quel sogno che fu determinante per la sua esistenza, delineando la sua vocazione. Si trovava in mezzo ad alcuni ragazzi che imprecavano, mentre lui si avventava contro di loro con pugni e calci per farli desistere. Vide davanti a sé un uomo dal volto luminosissimo. «Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno», questo l’esordio. E aggiunse: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù». Facciamo, allora, un salto nel tempo. Immaginiamo una dissolvenza cinematografica da questo scenario e ci proiettiamo nella Pasqua del 1846. Era il 12 aprile. In questo giorno si inaugurava l’oratorio festivo a Valdocco: prende vita, così, la prima “cellula” della realtà educativa salesiana, con le sue scuole serali, quelle di musica e canto, e poi i laboratori creati per dare una professione ai giovani ragazzi. Altro anno cruciale sarà il 1854: don Bosco diede inizio alla Società Salesiana, con la quale assicurò la stabilità delle sue opere. Dieci anni dopo, porrà la prima pietra del santuario di Maria Ausiliatrice. Nel 1872, con santa Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), fondò l’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, con lo scopo di educare, con il medesimo spirito salesiano, la gioventù femminile.

La biografia di don Bosco si potrebbe racchiudere in due parole: amore e coraggio. Alla fine, si sa, dove c’è amore, il coraggio — certo — non manca. L’amore — soprattutto — per la sua missione pedagogica lo spinse, infatti, a intraprendere strade impervie, folli, sfidando i mezzi che aveva a disposizione. Si affiderà sempre alla divina Provvidenza: tanti e grandiosi progetti nel cuore, ma pochi soldi in tasca. E, allora, come fare? Don Bosco ci insegna che la preghiera può tutto. È uno degli insegnamenti più importanti che lascerà ai ragazzi del suo oratorio, ma anche a noi. Sarà così ogni volta che avrà in mente qualche progetto da realizzare, qualche istituto da costruire e costituire: tutto per amore verso i suoi ragazzi. La preghiera — per don Bosco — accompagnata all’azione del “subito” (per fare del bene non c’è bisogno di aspettare), era linfa vitale a cui attingere le forze per l’agire. Diceva, infatti: «È con la preghiera e il sacrificio che si prepara l’azione».

di Antonio Tarallo