Le iniziative per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani in tempo di pandemia

Una comune vocazione

 Una comune vocazione  QUO-020
26 gennaio 2021

«Affermare e esprimere la nostra comune vocazione a pregare per l’unità e per la riconciliazione»: con queste parole il reverendo Ioan Sauca, segretario ad interim del World Council of Churches (Wcc), ha invitato i cristiani a prendere parte a un momento di condivisione per la conclusione della Settimana di preghiera per l’unità; questo momento è stato pensato, in modalità webinar, per dare una risposta globale alla pandemia che ha mostrato le fragilità umane, «ma anche quanto i cristiani possono essere creativi e resilienti quando pregano e lavorano insieme per portare speranza», come ha sottolineato lo stesso Sauca nell’aprire questo momento. A questa preghiera hanno preso parte, tra gli altri, Agnes Abuom, moderatrice del Comitato centrale del Wcc, il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, l’arcivescovo ortodosso Anastasios di Albania insieme a tanti fedeli che hanno così vissuto un’esperienza di comunione nella strada per la rimozione delle divisioni per la piena e visibile unità nella fede. Pur con tutti i limiti imposti dalla lotta alla pandemia, che ha delineato in termini nuovi rispetto al passato la celebrazione dell’Ottavario, in tanti Paesi, dove si sono organizzati momenti di preghiera e di riflessione in formato webinar, centrale è stato l’appello «a portare frutto» nella Chiesa e nella società. A Versailles, nell’impossibilità di incontrarsi, forte è stato l’invito a vivere il presente del cammino dell’unità come un tempo privilegiato per porsi a servizio dell’altro in modo da testimoniare l’unità, solo per fare un esempio tra i moltissimi incontri che hanno caratterizzato la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani in Francia, dove Ivan Karageorgiev, sacerdote della Chiesa ortodossa bulgara e co-segretario del Consiglio delle Chiese cristiane in Francia, ha rinnovato la necessità di approfondire la dimensione spirituale dell’ecumenismo per farsi docili strumenti nelle mani dello Spirito Santo.

Alla spiritualità ecumenica quale fonte privilegiata per una testimonianza quotidiana ha fatto riferimento anche il sacerdote ortodosso Radu Costantin Miron, presidente del gruppo di lavoro delle Chiese cristiane in Germania, nella sua riflessione per la preghiera ecumenica nazionale ad Amburgo, durante la quale sono state ricordate le vittime della pandemia, rilanciando la proposta di un impegno concreto nella costruzione del domani.

In Gran Bretagna, è proseguita la tradizione di unire la celebrazione della Settimana a delle iniziative concrete, secondo quanto la Churches Together in British Islands è venuta affermando in questi ultimi anni. Particolare attenzione è stata riservata ai rifugiati e ai richiedenti asilo le cui condizioni sono diventate ancora più disagiate e precarie in tempo di pandemia: la comune lettura delle Sacre Scritture deve ispirare e sostenere i cristiani a lottare contro le ingiustizie.

In Canada, dopo mesi nei quali si sono moltiplicate iniziative ecumeniche, spesso aperte alla partecipazione di altre religioni, a sostegno di coloro che sono stati colpiti dalla pandemia, la Settimana è stata contrassegnata dalla preghiera per la riconciliazione nella famiglia umana e con tutta la creazione, mentre le vicende politiche statunitensi delle ultime settimane, nelle quali anche il National Council of Chruches ha voluto prendere parte, hanno condizionato l’appuntamento, ben al di là dei nuovi limiti imposti per contenere la pandemia. Comune a tanti messaggi è stato il richiamo a trovare durante l’anno sempre più momenti di unità. È necessario immergersi nella preghiera perché «l’unità può giungere solo come frutto della preghiera» come ha ricordato il Papa, nell’udienza generale del 20 gennaio, ponendosi in profonda sintonia con tante voci impegnate nella causa per l’unità, come quella dell’arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Justin Welby, che nel suo messaggio per la conclusione della Settimana ha invocato l’importanza della preghiera per realizzare l’unità quotidianamente. Con alle spalle un anno nel quale i cristiani, insieme, hanno scoperto nuove strade per vivere la misericordia di Dio e per testimoniare come coltivare la speranza per un domani migliore nella luce di Cristo, la Settimana di preghiera è stato un tempo particolarmente fecondo per riaffermare che il cammino per l’unità non è semplicemente una scelta irreversibile, ma è una risposta alla vocazione cristiana a rimuovere violenza e conflitti con la forza dell’amore.

di Riccardo Burigana