Tante Truus mise in salvo oltre 10 mila bambini ebrei

Fino all’ultimo traghetto

Geertruida Wijsmuller-Meijer
26 gennaio 2021

Il treno sta per passare il confine tra Germania e Olanda, è questione di attimi. Gli stessi necessari per convalidare un biglietto o decidere chi sopravvive e chi ferma la sua corsa. In L’ultimo treno per la libertà (Milano, HarperCollins 2021, pagine 505, euro 18,90, traduzione di Roberta Scarabelli) Meg Waite Clayton, romanziera americana, sceglie di restare sospesa tra fiction e realismo per portare ancora una volta, e non è mai abbastanza, la storia eroica di tutti coloro che hanno attraversato la tragedia della Shoah o che l’hanno sfiorata.

Geertruida Wijsmuller-Meijer, detta Tante Truus, è davvero esistita ed è lei, olandese cattolica, che grazie all’aiuto di suo marito Joop ha realizzato la straordinaria impresa del Kindertransport grazie al quale è riuscita a mettere in salvo oltre 10 mila bambini ebrei.

La narrazione comincia nel 1936, la vigilia della fine, in cui intreccia il racconto dei due giovani protagonisti, Stephan Neuman e Zofie-Helene, lui figlio di un industriale ebreo e lei di una giornalista e attivista cristiana. Due invenzioni, riflesso limpido e doloroso della verità. Due ragazzi pieni di sogni e di speranze che non immaginano neppure cosa stia per consumarsi oltre le pareti delle loro case. La loro vicenda incontra quella di Truus per caso, nel momento che l’autrice indica come «epoca di mezzo», la più feroce, dopo l’annessione dell’Austria alla Germania e la violenza della notte dei cristalli. Truus continua a partire, a mettere in salvo centinaia di bambini, le scene sono palpitanti, piene di suspence. Sarebbe un ottimo thriller se non fosse tutto atrocemente vero.

Truus tenta una negoziazione con Adolf Eichmann, si illude di poterlo convincere, ma lui ha già ideato la soluzione finale e la sua politica sta diventando addirittura un modello da seguire nel terzo Reich. La Germania ha invaso la Polonia, niente sembra poter fermare la guerra, non c’è tempo per pensare ma, finché il treno partirà, sarà l’unica via di scampo.

Un romanzo che si legge con le lacrime agli occhi e il sorriso sulla bocca. Costruito con esattezza storica, inframezzato anche di ritagli di giornale, la memoria che Waite Clayton ricostruisce è vivida e reale. Scrittura carica di tensione, l’autrice non tralascia alcun dettaglio, la vita nel ghetto, la paura, l’introspezione psicologica e quell’oscillare complicato tra vero e falso senza correre il rischio che il romanzo possa sovrastare la Storia.

Oggi, una targa ricorda Truus Wijsmuller come la madre di 10 mila bambini; molti di loro raggiunsero l’Inghilterra e l’Olanda, altri l’America, alcuni sono diventati artisti, politici, scienziati e premi Nobel come Walter Kohn. Quasi nessuno rivide mai più la propria famiglia. L’ultimo treno da Vienna partì nel 1939 e l’ultimo traghetto dall’Olanda nel 1940 nel giorno in cui i Paesi Bassi si arresero. Quel giorno anche Truus dovette arrendersi ma al contrario degli eroi mitologici sapeva che prima o poi la giustizia divina si sarebbe compiuta.

di Flaminia Marinaro