Il calendario 2021 della Guardia svizzera pontificia

Dall’anno della pandemia
all’anno della speranza

 Dall’anno della pandemia  all’anno della speranza  QUO-018
23 gennaio 2021

La pandemia da covid-19 lascia il segno anche nel calendario della Guardia svizzera pontificia del 2021. È stata proprio la scelta del comando del Corpo, quella di voler ricordare attraverso immagini evocative ed eloquenti gli effetti dell’epidemia sul territorio vaticano e sulla vita quotidiana delle guardie.

È il comandante del Corpo, Christoph Graf, a raccontare come alle soglie del nuovo anno sia la speranza a caratterizzare le attese. In particolare, Graf si augura che sia «una speranza per un anno degno di essere vissuto e realizzato, che farà svanire le sofferenze del presente con la sua pandemia, le cui tracce rimarranno indelebili, sullo sfondo». Viene spontaneo pensare che questa esperienza appartenga ormai «alla storia». Ma per far sì che «le generazioni future si ricordino di questi momenti», spiega il comandante, il calendario invita ad addentrarsi «dietro le quinte del Vaticano».

Si scorgono, infatti, scenari quasi impensabili solo fino a un anno fa. Vedute di piazza San Pietro completamente deserta. Scatti di alcuni scorci della Città del Vaticano dove si intravedono solo le guardie ritratte durante il loro servizio. All’accesso di Porta Sant'Anna i militi salutano un cardinale che indossa una mascherina. Le scene non cambiano nell’alternarsi del giorno e della notte. Stesso vuoto, stessa mancanza di fedeli e di turisti, solo le guardie a vigilare sull’integrità del Papa e del Palazzo apostolico con i suoi abitanti.

Suggestiva la copertina, a cura del fotografo polacco Grzegorz Galazka, che ritrae una guardia mentre apre il grande portone che dal Palazzo apostolico fa accedere alla Cappella Sistina. Si apre dinanzi agli occhi uno scorcio del giudizio universale di Michelangelo; e il milite resta l’unica presenza in quel luogo che di solito vede passare milioni di visitatori ogni anno.

Nello scorrere dei mesi troviamo anche guardie ritratte durante il cambio di turno, mentre si dirigono al posto di servizio, oppure, controllano gli accessi del Vaticano: l’ingresso di Sant'Anna, del Petriano, l’Arco delle Campane, il Portone di bronzo, che solo in pochi oltrepassano a causa delle restrizioni alla mobilità provocate dalla pandemia. Unici attimi di “normalità”, quelli della messa in memoria delle guardie morte durante il celebre sacco di Roma del 1527. Si vedono, infatti, alcuni militi insieme con il comandante Graf, con in primo piano la bandiera del Corpo davanti all’altare della chiesa di Santa Maria in Campo Santo Teutonico in Vaticano. Altra occasione di routine, la promozione di alcune guardie durante una cerimonia che si svolge nel Cortile d’Onore del Quartiere svizzero. In altri tempi quello stesso cortile sarebbe stato colmo di persone venute a festeggiare quelle promozioni. Tuttavia, il messaggio che sottintende tutto il calendario è fondamentalmente uno: la pandemia non ha vinto. Si sono svuotati gli spazi pubblici, ma qualcuno è sempre presente. Come le guardie. Le piazze, le viuzze, i cortili, non sono solo la memoria di un tempo ormai passato, ma l’inizio di un futuro nuovo in cui il covid-19 sarà definitivamente sconfitto.

Un team di professionisti ha curato il calendario: le foto sono state scattate dai fotografi del Servizio Fotografico vaticano, la grafica è di Franco Orsini e la stampa della Tipografia Vaticana. La pubblica-zione è in vendita presso il comando del Corpo in Vaticano e presso la libreria Benedetto xvi in piazza Pio xii a Roma. (nicola gori)