La settimana di Papa Francesco

Il magistero

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21 gennaio 2021

Domenica 17 gennaio

L’incontro con i primi discepoli

Il Vangelo (Gv 1, 35-42) presenta l’incontro di Gesù con i suoi primi discepoli... presso il fiume Giordano, il giorno dopo il battesimo.
È Giovanni Battista a indicare a due di loro il Messia. E quei due, fidandosi, vanno dietro a Gesù.
Lui se ne accorge e chiede: «Che cosa cercate?», e loro gli domandano: «Maestro, dove dimori?». Gesù non risponde: “Abito a Cafarnao o a Nazaret”, dice: «Venite e vedrete».
Non un biglietto da visita, ma l’invito a un incontro.
I due lo seguono e quel pomeriggio rimangono con Lui. Non è difficile immaginarli seduti a farGli domande e soprattutto ad ascoltarLo.
Avvertono la bellezza di parole che rispondono alla loro speranza più grande.
E scoprono che, mentre intorno si fa sera, nel loro cuore esplode la luce.
Uno di loro [Giovanni], sessant’anni dopo, o forse più, scrisse: «Erano circa le quattro del pomeriggio»; scrisse l’ora.
Questa cosa fa pensare: ogni autentico incontro con Gesù rimane nella memoria, non si dimentica. Tanti incontri li dimentichi, ma l’incontro vero con Gesù rimane sempre.
E questi, tanti anni dopo non avevano potuto dimenticare questo incontro così felice, così pieno.
Poi, quando escono  e ritornano dai loro fratelli, questa gioia, straripa dai loro cuori come un fiume in piena.
Uno dei due, Andrea, dice al fratello Simone — che Gesù chiamerà Pietro —: «Abbiamo trovato il Messia».
Ogni chiamata di Dio è un’iniziativa del suo amore.
Sempre è Lui che  chiama alla vita, alla fede,  a uno stato particolare: “Io voglio te qui”.
La prima chiamata  è quella  con la quale ci costituisce come persone; è individuale, perché Dio non fa le cose in serie.
Poi chiama alla fede e a far parte della sua famiglia, come figli di Dio.
Infine, chiama a uno stato particolare di vita: nella via del matrimonio, del sacerdozio o della vita consacrata. Sono modi diversi di realizzare il progetto che ha su ciascuno.
La gioia più grande per ogni credente è rispondere a questa chiamata, offrire sé stesso al servizio di Dio e dei fratelli.
Di fronte alla chiamata che può giungere in mille modi, anche attraverso persone, avvenimenti lieti e tristi, il nostro atteggiamento può essere di rifiuto... perché essa ci sembra in contrasto con le nostre aspirazioni [o] la riteniamo troppo impegnativa e scomoda.
Ma dobbiamo cercare di trovare l’amore che è dietro ogni chiamata, e si risponde ad essa solo con l’amore.
All’inizio c’è  l’incontro con Gesù, che ci parla del Padre, ci fa conoscere il suo amore.
Allora anche in noi sorge il desiderio di comunicarlo alle persone che amiamo: “Ho incontrato l’Amore... il Messia... Dio... Gesù”, “ho trovato il senso della mia vita”.
La Vergine Maria ci aiuti a fare della nostra vita un canto di lode a Dio, in risposta alla sua chiamata e nell’adempimento umile e gioioso della sua volontà.
Ricordiamo [che] per ognuno c’è stato un momento nel quale Dio si è fatto presente più fortemente. Andiamo indietro a quel momento, perché la memoria  ci rinnovi sempre nell’incontro con Gesù.

Vicino alle vittime del terremoto in Indonesia

Esprimo vicinanza alle popolazioni dell’isola di Sulawesi, colpita da un forte terremoto. Prego per i defunti, i feriti e quanti hanno perso la casa e il lavoro. Il Signore sostenga quanti si stanno impegnando a portare soccorso. Preghiamo anche per le vittime dell’incidente aereo avvenuto sempre in Indonesia.

Dialogo tra ebrei e cattolici

Oggi in Italia si celebra la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Questa iniziativa che prosegue da oltre trent’anni porti frutti abbondanti di fraternità e di collaborazione.

Settimana ecumenica

Domani inizia la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.
Lunedì 25 gennaio concluderemo con la celebrazione dei Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, insieme con i rappresentanti delle altre Comunità cristiane presenti a Roma.
Preghiamo concordi affinché si compia il desiderio di Gesù: «Che tutti siano una sola cosa».
L’unità sempre è superiore al conflitto.

(Angelus dalla Biblioteca privata)


Martedì 19

Accanto ai venezuelani stremati da povertà e pandemia

Tenendo conto delle difficoltà che opprimono anche tanti nostri fratelli e sorelle in Venezuela e nel mondo intero, questa è un’occasione per condividere, in spirito di fraternità ministeriale, esperienze sacerdotali, fatiche, incertezze, come pure i vostri aneliti e la convinzione di portare avanti l’opera della Chiesa.
In questi momenti difficili mi viene in mente il passo del Vangelo di Marco, che racconta come gli Apostoli, al ritorno dalla missione a cui Gesù li aveva inviati, si riunirono attorno a Lui.
Gli raccontarono tutto ciò che avevano fatto, tutto quello che avevano insegnato.
Poi Gesù li invitò a recarsi, soli con Lui, in un luogo deserto a riposare un po’.
Il nostro essere Pastori della Chiesa, anche nel contesto attuale, ci chiede di agire in questo modo.

Non si può agire isolati

Non possiamo agire da soli, isolati, autosufficienti, con agende nascoste. È indispensabile che torniamo sempre da Gesù, che ci riuniamo in fraternità sacramentale, per raccontargli e raccontarci tra noi “quello che abbiamo fatto e insegnato”, con la convinzione che non è opera nostra, ma di Dio. È lui che salva, noi siamo solo strumenti nelle sue mani.Questa assemblea, che si svolge virtualmente a causa del Covid-19, ha come obiettivo di permettere l’incontro di quanti hanno ricevuto la missione di testimoniare ed estendere la paternità del Signore nel santo popolo fedele di Dio.

Due principi: amore per il prossimo e servizio agli altri

Vorrei indicarvi due principi che garantiscono la crescita della Chiesa, se saremo fedeli: l’amore per il prossimo e il servizio degli uni agli altri.Questi sono ancorati a due atti istitutivi che Gesù compie nell’Ultima Cena, e che sono il fondamento del suo messaggio: l’Eucaristia, per insegnare l’amore, e la lavanda dei piedi, per insegnare il servizio. Amore e servizio insieme, altrimenti non va.

Semplicità di piccoli gesti quotidiani

Così ci vuole il Signore: esperti nel compito di amare gli altri e capaci di mostrare loro, nella semplicità di piccoli gesti quotidiani di affetto e attenzione, la carezza della tenerezza divina.
Ci vuole anche servitori dei fratelli, ma umili; perché Gesù ci invia e ci ricorda che il servo non è più grande del suo Signore, né l’inviato è più grande di chi lo ha mandato.
Occorre ravvivare il desiderio d’imitare il Buon Pastore, e imparare a essere “servi” di tutti, in particolare dei fratelli e delle sorelle meno fortunati e scartati, e far sì che, in questo tempo di crisi, si sentano accompagnati, sostenuti, amati.
Vi invito ad andare avanti, lavorando con gioia e decisione nell’opera pastorale. 
Vi ringrazio per la testimonianza di amore e di servizio ai fratelli e alle sorelle venezuelani, manifestata nell’attenzione ai malati, ai quali avete portato la forza della Parola di Dio e l’Eucaristia; nel vostro accompagnamento al personale medico, paramedico e ai volontari che assistono i pazienti in questa pandemia; nel vostro zelo nel soccorrere i poveri e gli esclusi, e quanti mancano del necessario per sopravvivere e andare avanti dignitosamente.
Assicuro vicinanza  a voi che portate avanti la missione della Chiesa in Venezuela, nell’annuncio del Vangelo e nelle numerose iniziative di carità verso i fratelli stremati a causa della povertà e della crisi sanitaria.
Non dividetevi! C’è sempre una possibilità di unirsi.
Come sempre c’è una possibilità di isolarsi e creare un atteggiamento del cuore settario, fuori dell’unità della Chiesa.

(Videomessaggio ai vescovi e al clero diocesano e regolare del Venezuela)


Mercoledì 20

Preghiera per l’unità

La settimana che va dal 18 al 25 gennaio è dedicata a invocare da Dio il dono dell’unità per superare lo scandalo delle divisioni tra i credenti in Gesù.
Egli, dopo l’Ultima Cena, ha pregato per i suoi, «perché tutti siano una sola cosa».
È la sua preghiera prima della Passione, il suo testamento spirituale.
Però il Signore non ha comandato ai discepoli l’unità. Nemmeno ha tenuto loro un discorso per motivarne l’esigenza. No, ha pregato.
Ciò significa che non bastiamo noi, con le nostre forze.
L’unità è anzitutto un dono, è una grazia da chiedere.
Non siamo capaci di custodire l’unità neppure in noi stessi. L’apostolo Paolo aveva colto che la radice di tante divisioni — tra le persone, in famiglia, nella società, tra i popoli e tra i credenti — è dentro di noi.
La soluzione non è opporsi a qualcuno, perché la discordia genera altra discordia.
Il vero rimedio comincia dal chiedere a Dio la pace, la riconciliazione, l’unità.

Non bastano sforzi diplomatici

[Ciò] vale prima di tutto per i cristiani: l’unità può giungere solo come frutto della preghiera. Sforzi diplomatici e dialoghi accademici non bastano.
La preghiera... è un’umile ma fiduciosa partecipazione alla preghiera del Signore.
Se passiamo in rassegna le intenzioni per cui preghiamo, probabilmente ci accorgeremo di aver pregato poco, forse mai, per l’unità dei cristiani.
Eppure da essa dipende la fede nel mondo; il Signore ha chiesto l’unità tra noi «perché il mondo creda».

Accantonare particolarismi

In questo tempo di gravi disagi è ancora più necessaria la preghiera perché l’unità prevalga sui conflitti.
È urgente accantonare i particolarismi per favorire il bene comune, e per questo è fondamentale il buon esempio.
È essenziale che i cristiani proseguano il cammino verso l’unità piena, visibile.
Negli ultimi decenni, grazie a Dio, sono stati fatti molti passi in avanti, ma occorre perseverare senza sfiducia e senza stancarsi.
È un percorso che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa, nei cristiani e in tutti noi, e dal quale non torneremo più indietro. Sempre avanti!
Pregare significa lottare per l’unità.

Lottare perché il nemico è il divisore

Sì, lottare, perché il nostro nemico, il diavolo, come dice la parola stessa, è il divisore.
Gesù chiede l’unità nello Spirito Santo.
Il diavolo sempre divide... insinua la divisione, ovunque e in tutti i modi, mentre lo Spirito Santo fa sempre convergere in unità.
Il diavolo, in genere, non ci tenta sull’alta teologia, ma sulle debolezze.
È astuto: ingigantisce gli sbagli e i difetti altrui, semina discordia, provoca la critica e crea fazioni.
La via di Dio è un’altra: ci prende come siamo... ci ama come siamo; ci prende differenti, ci prende peccatori, e sempre ci spinge all’unità.
Possiamo fare una verifica su noi stessi e chiederci se, nei luoghi in cui viviamo, alimentiamo la conflittualità o lottiamo per far crescere l’unità con gli strumenti che Dio ci ha dato: la preghiera e l’amore.
Invece alimentare la conflittualità si fa con il chiacchiericcio,  sparlando degli altri.
Il chiacchiericcio è l’arma più alla mano che ha il diavolo per dividere la comunità cristiana,  la famiglia, gli amici.
Il tema di questa Settimana di preghiera riguarda l’amore: «Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto».
La radice della comunione è l’amore di Cristo, che ci fa superare i pregiudizi per vedere nell’altro un fratello e una sorella da amare.
Allora scopriamo che i cristiani di altre confessioni, con le loro tradizioni, con la loro storia, sono doni di Dio, presenti nei territori delle nostre comunità diocesane e parrocchiali.
Cominciamo a pregare per loro e, quando possibile, con loro.
Così impareremo ad amarli e ad apprezzarli.
La preghiera, ricorda il Concilio, è l’anima di tutto il movimento ecumenico.
Sia la preghiera il punto di partenza per aiutare Gesù a realizzare il suo sogno: che tutti siano una cosa sola.

Per quanti soffrono nella Amazzonia brasiliana

In questi giorni la mia preghiera va a quanti soffrono per la pandemia, specialmente a Manaus, nel nord del Brasile. Il Padre Misericordioso vi sostenga in questo momento difficile.

Ai polacchi

In questa settimana ecumenica, voglio ricordarvi quanto San Giovanni Paolo ii  ha detto durante la visita in Polonia nel 1997: «La preghiera per ritrovare la piena unità è un nostro particolare dovere».

Un mondo senza armi nucleari

Venerdì 22 entrerà in vigore il Trattato per la proibizione delle armi nucleari.
Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che vieta esplicitamente questi ordigni, il cui utilizzo ha un impatto indiscriminato, colpisce in breve tempo una grande quantità di persone e provoca danni all’ambiente di lunghissima durata.
Incoraggio tutti gli Stati e le persone a lavorare con determinazione per promuovere le condizioni necessarie per un mondo senza armi nucleari, contribuendo all’avanzamento della pace e della cooperazione multilaterale, di cui oggi l’umanità ha tanto bisogno.

(Udienza generale nella Bilioteca privata)

Lo sport “porta su” il meglio

Complimenti, perché ieri siete stati bravi! In Argentina si balla il tango... la musica due per quattro [si basa sul tempo dei due quarti]. Voi oggi siete 4 a 2 [si riferisce alla vittoria della sera precedente nella partita di Coppa Italia allo stadio Olimpico di Roma], va bene. A me piace vedere lo sforzo dei giovani e delle giovani nello sport, perché lo sport è una meraviglia, lo sport “porta su” tutto il meglio che noi abbiamo dentro. Continuate, perché questo  porta a una nobiltà grande.

(Ai giocatori dello Spezia calcio)