Preoccupa
La sfida, in questo momento, è incentrata sul riuscire a valutare l’effettiva efficacia dei vaccini elaborati finora sulle nuove forme del covid-19. Questa mattina la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, intervenendo alla plenaria del Parlamento europeo, parlando di corsa contro il tempo, ha chiesto ai Paesi membri di «essere più veloci sulle vaccinazioni perché il ritmo è troppo variegato in Europa», invitando al tempo stesso a «dare maggiore sostegno alle imprese per aumentare la produzione e contrastare, seguire e tracciare chiaramente la diffusione della nuova variante». Von der Leyen ha affrontato anche la questione relativa alla chiusura a tappeto delle frontiere, giudicata senza senso in quanto «ostacola il funzionamento del mercato interno e non è così efficace come le misure mirate. Noi abbiamo bisogno di un approccio comune, test, tracciamento, viaggi e frontiere».
L’Oms, nel suo rapporto epidemiologico settimanale pubblicato ieri sera, ha precisato che la variante inglese è la più preoccupante e che, al tempo stesso, sono emerse due varianti brasiliane, sulle quali «attualmente sono disponibili poche informazioni per valutare se per effetto di queste nuove varianti ci sono cambiamenti nella trasmissibilità o nella gravità dell’infezione — si legge nel report —. Tuttavia, considerando che presentano mutazioni simili a quelle osservate nella variante inglese e in quella sudafricana, che hanno mostrato una maggiore trasmissibilità e potenziali impatti sulla neutralizzazione degli anticorpi, sono necessarie ulteriori indagini, già in corso».
Proprio il timore per queste nuove forme mutate del virus in molti Paesi sono state rafforzate le misure di contenimento. In diverse nazioni nell’ultima settimana sono stati registrati nuovi picchi, alcuni ancor più alti rispetto alla prima ondata della pandemia. È il caso del Regno Unito, del Brasile, della Germania che registrano morti giornaliere superiori al migliaio e una curva dei contagi in continua crescita. Sempre dal resoconto dell’Oms si evince che, a livello globale, la scorsa settimana sono stati segnalati 4,7 milioni di nuovi casi, un calo del 6% rispetto alla precedente settimana, e il numero di nuovi decessi è salito al livello record di 93.000, un aumento del 9% rispetto ai sette giorni prima, con un morto ogni sette secondi.
Secondo l’ultimo aggiornamento stilato questa mattina dalla Johns Hopkins University il numero cumulativo delle persone infettate ha superato i 96 milioni e 2.058.551 sono stati i decessi a livello globale dall’inizio della pandemia per complicazioni legate al virus. In questa drammatica graduatoria gli Usa sono al primo posto e proprio ieri hanno superato la soglia delle 400.000 morti.