Preghiera e poesia: il canto di lode

La più grande poesia
è un inventario

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18 gennaio 2021

La poesia di lode è un genere ricco di esempi nell’arco dei millenni e sarebbe praticamente impossibile realizzarne una antologia completa. In questa pagina troverete solo alcuni esempi relativi alla poesia novecentesca. In particolare si può notare la ricorrente forma della poesia-catalogo, molto antica, che forse rappresenta la forma pura della lode sin dall’esempio del Cantico delle creature di san Francesco. In queste opere il poeta semplicemente nomina la realtà che si squaderna davanti a lui, elencando in forma di inno le meraviglie contenute nello spettacolo che si offre al suo sguardo contemplativo, “fresco", uno sguardo da primo giorno della creazione, animato dal sentimento della gratitudine e della riconoscenza. Una pagina di prosa saggistica spiega bene la forza della poesia-catalogo, la pagina tratta da «Ortodossia» di Chesterton che commenta una scena del romanzo «Robinson Crusoe».

Posso esprimere un’altra sensazione di conforto cosmico ricordando un altro libro che tutti hanno letto da ragazzi, «Robinson Crusoe», che lessi anche io allora e che deve la sua perenne vitalità al fatto che esso celebra la poesia dei limiti o meglio ancora il romanzo stravagante della prudenza. Crusoe è un uomo sopra un piccolo scoglio con poca roba strappata al mare: la parte più bella del libro è la lista degli oggetti salvati dal naufragio.

La più grande poesia è un inventario.

Ogni utensile da cucina diviene ideale perché Crusoe avrebbe potuto lasciarlo cadere nel mare. È un buon esercizio nelle ore vuote o cattive del giorno stare a guardare qualche cosa, il secchio del carbone o la cassetta dei libri, e pensare quanta sarebbe stata la felicità di averlo salvato e portato fuori del vascello sommerso sull’isolotto solitario. Ma un miglior esercizio ancora è quello di rammentare come tutte le cose sono sfuggite per un capello alla perdizione: tutto è stato salvato da un naufragio. Ogni uomo ha avuto una orribile avventura: è sfuggito alla sorte di essere un parto misterioso e prematuro come quegli infanti che non vedono la luce. Sentivo parlare, quand’ero ragazzo, di uomini di genio rientrati o mancati; sentivo spesso ripetere che più d’uno era un grande «Avrebbe potuto essere». Per me, un fatto più solido e sensazionale è che il primo che passa è un grande «Avrebbe potuto non essere».

Ma io ho fantasticato (l’idea può sembrare pazzesca) che l’ordine e il numero delle cose non sia che il romantico avanzo del naviglio di Crusoe. Che ci siano due sessi e un sole è come il fatto che non fossero rimasti che due fucili e un’ascia. Era sommamente urgente che niente andasse perduto, ma era più singolare ancora che niente potesse essere aggiunto. Gli alberi e i pianeti mi parevano come salvati dal naufragio e quando vidi il Matterhorn fui contento che non fosse stato trascurato nella confusione. Avevo la sensazione di economizzare le stelle come se fossero zaffiri (così sono chiamati nel «Paradiso perduto»), facevo collezione di colline. L’universo è veramente un gioiello unico; e se è una affettazione naturale quella di parlare di un gioiello come senza pari e senza prezzo, di quel gioiello lì è letteralmente vero: questo cosmo è infatti senza pari e senza prezzo: perché non ne esiste un altro.

da Ortodossia (di G.K. Chesterton)
 

Il sole


Hai mai visto
in vita tua
niente
di più meraviglioso
del modo in cui il sole,
ogni sera,
rilassato e calmo,
fluttua verso l’orizzonte
e nelle nuvole o le colline,
o nel mare increspato,
e sparisce —

e come scivola fuori di nuovo
dall’oscurità,
ogni mattina,
dall’altra parte del mondo,
come un fiore rosso
balenando verso l’alto sui suoi olii celesti,
come in una mattina d’inizio estate,
alla sua perfetta distanza imperiale —
e hai mai provato per qualcosa
un amore tanto selvaggio —

pensi che ci sia in qualche altro posto, in qualche altra lingua,
una parola così ondeggiante
da riempirti
di piacere,
come quando il sole
si allunga,
come quando ti riscalda
mentre sei lì in piedi,
a mani vuote —
o anche tu
sei impazzito
per il potere,
per le cose?

Mary Oliver
(traduzione di Elena Buia Rutt)


Miracoli


Perché? Chi fa tanto caso a un miracolo?
Quanto a me, io non conosco altro che miracoli:
Che io passeggi per le vie di Manhattan,
O che spinga il mio sguardo al di sopra dei tetti, verso il cielo,
O che guazzi a piedi nudi lungo la sponda, proprio sul bordo dell’acqua,
O che stia sotto gli alberi nei boschi,
O che parli, durante il giorno, con chi amo o che dorma di notte con chi amo,
O che sieda a tavola a pranzare con altri,
O che guardi estranei che viaggiano stando seduti di fronte a me,
O che guardi le api, affaccendate attorno all’arnia, in un pomeriggio estivo,
O gli animali che brucano per i campi,
O gli uccelli, o il meraviglioso gioco degli insetti per aria,
O il meraviglioso spettacolo del tramonto, o degli astri splendenti silenziosi e lucenti,
O la squisita delicata curva della luna nuova in primavera;
Queste cose con altre, ciascuna e tutte, sono miracoli per me,
E, pur riferendosi al tutto, ciascuna sia distinta, e al proprio posto.

Per me ogni ora di luce e di tenebra è un miracolo,
Ogni pollice cubico di spazio è un miracolo,
Ogni miglio quadrato della terra è seminato di miracoli,
Ogni piede dell’interno della terra è affollato di miracoli.

Un continuo miracolo è per me il mare,
E i pesci che vi nuotano — e gli scogli — e il movimento delle acque — e le navi e gli uomini che vi sono a bordo:
Quali miracoli più straordinari di questi vi sono?

Walt Withman


È


La cosa importante non è
Immaginare che si debba
Avere qualcosa da dire,
Una ragion d’essere, una trama per la storia.
L’unica vera lezione
Consiste nel guardare
Cose che si muovono o appena prendono colore
Senza commenti da parte del filologo.
Stare a guardare è abbastanza
Quando è questione di amore.

Come nulla fosse mettiti a osservare
Il daino che corre nel parco;
Accenna all’acqua, ancora una volta
Sempre verginale, Sempre originale,
Che il peccato originale sciacqua via.

Per il futuro metti un nome
Ad ogni quotidianità della natura
E senza essere analitico
Crea una grande epica.
Ragazze con le camicette rosse,
Gradini che portano a casa,
Raggi di sole attorno ai tetti,
Le giovani frottole e le chiacchiere,
La vita di una strada.

Che ricchezza! Che gioia!
Con un tema inesauribile
Morirò con le armi in pugno,
Morirò con le armi in pugno e questo progetto.

Patrick Kavanagh