Dopo il motu proprio «Spiritus Domini» di Papa Francesco

Non una questione di potere ma di servizio

 Non una questione di potere ma di servizio  QUO-009
13 gennaio 2021

Lo sviluppo dottrinale di cui si parla nel motu proprio Spiritus Domini del 10 gennaio scorso riguarda «determinati ministeri istituiti dalla Chiesa [che] hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel Sacramento del Battesimo», ovvero il Lettorato e l’Accolitato, che possono essere conferiti a laici, siano uomini o donne, non destinati al ministero ordinato. In verità è la semplice attuazione di quanto ha insegnato il concilio Vaticano ii sulla Chiesa come popolo di Dio, dove «lo Spirito Santo opera la varietà dei ministeri» (Unitatis redintegratio 2).

Alla verticistica trilogia precedente, i cui elementi erano Chiesa-mistero, gerarchia, laicato, si sostituiva quella di Chiesa-mistero, Popolo di Dio, gerarchia e laicato. Lo schema della dipendenza venne eliminato a favore della comune appartenenza di gerarchia e laicato al popolo di Dio. Ridimensionando la tradizionale superiorità attribuita allo stato dei chierici e dei religiosi, il concilio intese affermare la partecipazione dei laici al triplice munus di Cristo: il munus sacerdotale o cultuale, quello profetico o testimoniale, quello regale. Il capitolo iv di Lumen gentium integrava così la figura dei laici all’interno dell’orizzonte più ampio del popolo di Dio in rapporto a Cristo, pur recependo la definizione giuridica del Codice di diritto canonico, che connotava il laico in termini negativi, non essendo questi né chierico né religioso.

Nel motu proprio il Papa afferma: «Alcune Assemblee del Sinodo dei Vescovi hanno evidenziato la necessità di approfondire dottrinalmente l’argomento». Ciò significa che non è una questione dell’ultima ora, anche se appare qui evidente la risposta alla richiesta avanzata dal Documento finale dell’assemblea del Sinodo speciale per la Regione amazzonica: «Chiediamo la revisione del Motu Proprio  Ministeria quædam di San Paolo vi , affinché anche donne adeguatamente formate e preparate possano ricevere i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato, tra gli altri che possono essere svolti» ( df 102). Nella esortazione apostolica postsinodale Querida Amazonia, Papa Francesco aveva in certo modo anticipato la risposta, allargando l’orizzonte: «Abbiamo bisogno di promuovere l’incontro con la Parola e la maturazione nella santità attraverso vari servizi laicali, che presuppongono un processo di maturazione – biblica, dottrinale, spirituale e pratica – e vari percorsi di formazione permanente» ( Qa 93).

Sarebbe riduttivo interpretare il conferimento dei ministeri istituiti di Lettorato e Accolitato in chiave soltanto liturgica, come di funzioni esclusivamente intra-ecclesiali. Il servizio alla Parola e all’Eucaristia hanno una destinazione missionaria, estroversa. Coloro che li assumono per mandato ecclesiale non li svolgono solo nel perimetro sacro, ma sono chiamati all’evangelizzazione. Infatti — scrive il Papa nel motu proprio — si tratta di un «modo che risponda alla natura dei suddetti carismi e alle esigenze dei tempi, offrendo un opportuno sostegno al ruolo di evangelizzazione che spetta alla comunità ecclesiale». E nella lettera al cardinale Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, viene specificato il suo più ampio obiettivo: «Vivere l’azione liturgica, il servizio ai poveri e l’annuncio del Vangelo nella fedeltà al mandato del Signore Gesù Cristo».

Un’ultima considerazione riguarda il rapporto dei ministeri con l’ordine sacro. Più volte Papa Francesco ha ripetuto quanto già chiaro nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium: «Il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucaristia, è una questione che non si pone in discussione, ma può diventare motivo di particolare conflitto se si identifica troppo la potestà sacramentale con il potere» ( Eg 104). Il vero problema è superare l’idea e la prassi del potere nella Chiesa, che vede nella scala ministeriale gradini da salire: una tentazione alla quale rischiano di abbandonarsi sia uomini sia donne.

di Maurizio Gronchi