Ricordo di Fabrizio Soccorsi

Medico e cristiano vero

Soccorsi accanto al Papa davanti alla Vergine di Fátima (12 maggio 2017)
13 gennaio 2021

Pubblichiamo un ricordo del professor Fabrizio Soccorsi — scomparso lo scorso 9 gennaio — scritto dal suo collega direttore dell’unità operativa Malattie del fegato presso il San Camillo Forlanini di Roma.

Sabato 9 gennaio sarà ricordato come un triste giorno, per me e per l’ospedale San Camillo Forlanini. Il nostro Fabrizio Soccorsi ci ha lasciati: ho usato la parola “nostro” perché Fabrizio era un nostro medico nonché primario della unità operativa di Epatologia, unità che aveva creato nel nostro ospedale nell’ambito dell’allora dipartimento di Malattie del fegato, apparato digerente e nutrizione e specialistiche.

Fabrizio incarnava lo spirito del nostro ospedale: amore per i pazienti, amore per i suoi medici, amore per il suo personale infermieristico.

Un uomo che, per noi che lo abbiamo conosciuto, è stato di esempio in particolare per come esercitava la medicina, per la sua pacatezza e tenacia nell’affrontare i problemi che giorno dopo giorno si presentavano. È stato fondatore del club degli epatologi ospedalieri, un gruppo che ha fortemente voluto e del quale hanno fatto parte molti degli epatologi italiani. Un gruppo unito nel quale lui era il collante e l’elemento trainante. Credeva in tutto quello che faceva e ci ha trasmesso questo suo insegnamento.

Caro Fabrizio, ricordo quando pronunciavi sempre una frase che non dimenticherò mai: «In ogni situazione difficile bisogna sapere mettersi in gioco». Una frase apparentemente banale ma dalla quale traspariva la voglia che avevi di affrontare con energia tutte le difficoltà che un medico deve sostenere nella sua professione. Fabrizio, hai vissuto la tua professione unendo la vocazione di vero cristiano e medico. Hai risposto alla chiamata di Cristo e per questo sei stato sempre vicino ai sofferenti e hai offerto tutta la tua vita per alleviare la sofferenza dei pazienti. Vedevi in loro l’immagine di Gesù sofferente. Hai amato le persone malate e bisognose come sa fare solo un padre affettuoso e per questo ti sei conquistato poco a poco un pezzetto di cielo. Come poterti dimenticare? Sei stato per noi medici dell’unità operativa di Malattie del fegato un vero esempio. Hai lavorato tutta la vita. Caro Fabrizio, hai combattuto questa ultima battaglia ma non ce l’hai fatta. Sei riuscito con la tua professione e il tuo esempio a conquistare il tuo paradiso. Ciao primario, ti ricorderemo per sempre come esempio lampante di grande tenacia, professionalità, coraggio e vero spirito cristiano.

di Adriano Pellicelli