Allarme del Pam per l’insicurezza alimentare nel sud del Paese dovuta alla siccità e alla pandemia

Crisi umanitaria
in Madagascar

 Crisi umanitaria in Madagascar   QUO-009
13 gennaio 2021

Tre anni consecutivi di siccità e la grave recessione dovuta alla pandemia di covid-19 stanno facendo precipitare il sud del Madagascar in una catastrofe umanitaria. L’allarme è stato lanciato ieri dal Programma alimentare mondiale (Pam), secondo cui un terzo della popolazione della regione meridionale dell’isola faticherà ad avere cibo sufficiente a causa della combinazione di questi fattori. Circa 1,35 milioni di persone vivono nell’insicurezza alimentare, il 35 per cento del totale della popolazione della regione. Si tratta di quasi il doppio di quanto registrato nello stesso periodo dello scorso anno. L’Agenzia Onu in un comunicato ha indicato come necessaria e urgente un’azione «per evitare una crisi umanitaria». Il Pam fornisce al momento assistenza alimentare a quasi mezzo milione di persone: 100.000 ad Amboasary, il distretto più colpito, e più di 400.000 persone negli altri nove distretti in situazione critica nel sud del Paese.

Servono urgentemente 35 milioni di dollari per i programmi di distribuzione di cibo salvavita, cure per la malnutrizione, alimentazione scolastica di emergenza per 150.000 bambini così che possano rimanere a scuola e costruirsi un futuro più sicuro. E in considerazione di ciò l’istituzione delle Nazioni Unite che da 75 anni si prefigge di combattere la fame nel mondo ha previsto, entro il giugno del 2021, di potenziare la sua assistenza per raggiungere circa 900.000 tra le persone più vulnerabili.

Con la siccità che continua nel 2021 e l’ultimo raccolto che ha dato pochi frutti, avverte il Pam, le comunità sono stanche e posseggono poche risorse su cui contare; molti hanno dovuto abbandonare le proprie case in cerca di cibo e di lavoro. La recessione economica globale generata dalla pandemia di covid-19 si è aggiunta alle difficoltà, prosciugando la disponibilità di lavori stagionali su cui molte famiglie facevano affidamento durante la stagione di magra, il cui picco è tra gennaio e aprile. «Per sopravvivere, le famiglie mangiano i frutti del tamarindo mischiati all’argilla», ha affermato Moumini Ouedraogo, rappresentante del Wfp in Madagascar, spiegando come «non sia possibile avere un altro anno come questo. Senza pioggia e con un magro raccolto, le persone rischiano di morire di fame. Nessuno dovrebbe vivere in queste condizioni». Le persone più colpite sono quelle che vivono in villaggi remoti dove le famiglie si cibano unicamente di mango crudo e tamarindo e spesso sono costrette a camminare per più di 10 chilometri in cerca di acqua potabile o qualcosa da mangiare.

Il ritardo delle piogge sta minacciando seriamente anche il prossimo raccolto e l’autosostentamento delle persone sembra, al momento, seriamente compromesso. I bambini sono i più colpiti dalla crisi alimentare e molti di loro hanno abbandonato la scuola e chiedono l’elemosina e cibo per le strade. Secondo una ricerca del Pam ad Amboasary, dall’ottobre dello scorso anno, tre bambini su quattro non vanno a scuola perché devono aiutare i genitori a reperire cibo. Nelle tre regioni maggiormente colpite (Androy, Anôsy e Atsimo Andrefana), la percentuale relativa alla malnutrizione acuta nei bambini al di sotto dei cinque anni è del 10,7%. Si tratta del secondo tasso più alto di tutta l’Africa australe e orientale. Le proiezioni più recenti indicano in oltre 135.000 il numero di bambini che potrebbero soffrire di malnutrizione acuta, inclusi 27.000 di loro in uno stato di malnutrizione grave.