«Le confessioni» di Agostino in una conferenza di Gaetano Piccolo alla Gregoriana

Alla ricerca dell’origine
del male

 Alla ricerca dell’origine del male  QUO-009
13 gennaio 2021

Il capolavoro di sant’Agostino, Le confessioni, è stato al centro della relazione tenuta in streaming da Gaetano Piccolo nell’ambito del ciclo di conferenze sui grandi libri della tradizione cristiana, organizzato dal Centro Fede e Cultura Alberto Hurtado della Gregoriana. Piccolo ha subito mostrato l’immagine della Disputa sul Santissimo Sacramento, opera di Raffaello che secondo Giovanni Reale è ispirata proprio al tredicesimo capitolo delle Confessioni, nel quale Agostino esplicita il rapporto fra sensibile e sovrasensibile.

Solo un terzo dell’opera — ha proseguito Piccolo — ha carattere strettamente autobiografico: il grande tema di fondo è infatti la lode che Agostino vuole elevare al Creatore, anche attraverso le vicende personali della sua vita. Egli rilegge infatti la sua storia alla luce della parabola del Figliol prodigo: «Noi ci allontaniamo da te — scrive Agostino — non certo con i piedi o attraverso distanze di spazi (...). E mi allontanai da te e andai verso una regione lontana, per dissipare i miei averi con quelle meretrici delle mie passioni».

Dal i al iii libro Agostino parla della sua infanzia, dei peccati dell’adolescenza e della sua adesione per dieci anni al Manicheismo, setta alla quale si avvicinò desideroso di rispondere alla domanda che sarà un tarlo per tutta la sua vita, ovvero da dove abbia origine il male. Il deludente incontro col vescovo manicheo Fausto segnò la fine di quest’esperienza. Dal iv al vii libro Agostino descrive il passaggio dalla terra natia all’Italia, prima a Roma e poi a Milano, dove avvenne l’incontro con Ambrogio e con i neoplatonici che gli fornirono un nuovo approccio al problema del male: non più due principi, uno buono e l’altro cattivo, all’origine rispettivamente delle realtà spirituali e di quelle materiali, ma un unico e buono principio creatore di cui il male costituisce solo una privazione.

Dall’ viii al x libro Agostino racconta la sua conversione, avvenuta in un giardino in cui all’autore capita di sentire la voce di un giovane che lo invita a prendere il libro che ha con sé e a leggerlo. Lo sguardo di Agostino cade su questo passo: «Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri» (Romani 13, 14). Agostino passa poi a temi filosofici concentrandosi sulla memoria, luogo spirituale nel quale si trova di tutto, comprese le tracce che portano a Dio, anche se la memoria non può contenerlo. Infine, dall’ xi al xiii libro Agostino si sofferma sulla Creazione.

Scritte probabilmente fra il 397 e il 400, Le confessioni hanno una struttura analoga a quella di un’altra sua opera, il De beata vita, nella quale Agostino parla del cammino verso la Verità, dell’approdo e infine della presentazione della Verità. La narrazione ha come scopo la ricerca di se stessi attraverso il racconto che avviene attraverso i due verbi «cercare» e «trovare», come Agostino scrive all’inizio dell’opera: «Coloro che lo cercano lo trovano e coloro che lo trovano lo loderanno». Il luogo nel quale avviene questa ricerca è la memoria (libro x ) che è spinta dalla volontà nel cercare quello che desidera. Agostino intende la memoria come spazio della consapevolezza e dell’autocoscienza, poiché essa è il luogo dell’interiorità. È una novità straordinaria nel pensiero filosofico perché qui la memoria ha un carattere privato: anche Platone ha parlato di memoria, ma per il filosofo greco questa era il luogo nel quale tutti contemplavano le medesime idee. Per Agostino, invece, nella memoria troviamo dei contenuti personali, noti esclusivamente al singolo individuo. Solo grazie alla memoria è possibile narrare la propria storia. Agostino si dipana fra due grandi questioni, quella identitaria esposta nel iv libro, dove si può leggere «sono diventato un enigma a me stesso», e quella del tempo, espressa nell’ xi libro: «Cos’è dunque il tempo?», domanda quest’ultima che si pone stando davanti all’eternità di Dio.

Il titolo dell’opera ha un duplice significato: da una parte confessione dei peccati e dall’altra confessione della lode. Solo quest’ultima però permette di dare risposta alla domanda «Chi sono?». Come Agostino scrive all’inizio dell’opera: «E lodarti, ecco ciò che vuole l’uomo, piccola parte della tua Creazione». Le confessioni sono un dialogo continuo con Dio che porta allo stesso tempo a una conoscenza di Dio e di se stessi.

Per Agostino la riflessione sulla Creazione è un modo per individuare il luogo in cui riconoscersi: la lode che egli sta elevando non può domandare a Dio di venire in lui, ma è richiesta affinché egli possa dimorare in Lui. Agostino conosce se stesso non direttamente, ma passando attraverso Dio: «Io non sono io, la mia propria vita: a partire da me ho vissuto male, sono stato una morte a me stesso: in te ritorno a vivere».

di Nicola Rosetti