Dopo 54 anni riapre la chiesa di San Giovanni Battista

È una mattina già tiepida e di quell’azzurro che solo il deserto sa regalare; un anticipo precoce di primavera in un anno in cui l’inverno a questa latitudine ha appena fatto capolino. Ma soprattutto una mattina che rimarrà impressa nella commozione provata dalle cinquanta persone (per via delle restrizioni) che hanno potuto partecipare alla riapertura della chiesa di San Giovanni Battista a Qasr Al-Yahud, sulle sponde del fiume Giordano, dove la tradizione attesta il battesimo di Gesù.
Era il 7 gennaio di cinquantaquattro anni fa, ed erano trascorsi pochi mesi dalla fine della guerra “dei sei giorni”, quando i due sacerdoti, che avevano appena celebrato la santa messa, furono costretti a lasciare velocemente la Chiesa di S. Giovanni Battista poiché, trovandosi sulle rive occidentali del fiume Giordano, quei luoghi vennero trasformati dai militari israeliani in un campo minato a difesa della nuova linea con l’esercito giordano. Quando tre anni fa i frati minori della Custodia di Terra Santa ne hanno ripreso possesso dopo la bonifica, hanno ritrovato tutto intatto come lo avevano lasciato i due sacerdoti, e trovato aperto alla pagina del 7 gennaio il registro delle messe. Lo stesso registro su cui ieri il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton,
Padre Patton ha anche ringraziato il Presidente israeliano Reuven Rivlin che ha voluto la restituzione di queste terre alla Custodia, e che auspica che intorno a queste rive si cementi una collaborazione di pace tra Israele, Palestina e Giordania.
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