Allarme in Europa e nel resto del mondo a causa delle varianti del virus

Covid, non calano i contagi

Tatjana Lang fills a syringe with the Pfizer-BioNTech COVID-19 vaccine against the novel coronavirus ...
11 gennaio 2021

A un anno esatto dalla prima vittima ufficiale per cause legate al coronavirus, registrata in Cina l’11 gennaio 2020 in un ospedale di Wuhan, nella provincia cinese dello Hubei, non sembra ancora esserci a livello globale un modo per frenare i numeri di contagi e decessi in continua crescita.

In questo momento poi, nonostante l’avvio della campagna di vaccinazione in oltre 40 Paesi, stanno emergendo nuove varianti, o meglio mutazioni del virus, come quella inglese, appena arrivata anche in Russia, o quella sudafricana, o come l’ultima appena apparsa in Giappone, caratterizzate da una maggiore capacità di diffusione e in taluni casi da una alta carica virale. Secondo alcuni epidemiologi, è alto il rischio di nuove epidemie nell’epidemia.

Stando ai dati dell’Oms aggiornati alla sera del 10 gennaio, il primo Paese per numero di nuovi positivi giornalieri sono stati ancora gli Stati Uniti con oltre 313mila, seguiti dalla Gran Bretagna con quasi 60mila nuovi contagi e il Brasile con 52.035 casi in 24 ore. Nel mondo sono 90,3 milioni i casi totali di covid-19 e 1.935.951 le morti per il virus dall’inizio della pandemia.

Il Regno Unito da oltre due settimane ha una media contagi prossima alle sessantamila unità e ha superato nel weekend il dato complessivo dei tre milioni di positivi e delle 80.000 vittime. Con gli attuali 81.567 decessi — secondo l’ultimo aggiornamento della Johns Hopkins University — il Paese detiene il primato europeo delle morti in cifra assoluta, ma inferiore a Italia e Belgio in rapporto alla popolazione. Particolarmente preoccupante la situazione a Londra dove, in base ai dati ufficiali, circa un residente ogni trenta sarebbe positivo.

A fronte di questa forte accelerazione della pandemia il governo britannico ha risposto con una campagna vaccinale imponente. Il ministro della Salute Matt Hancock ha annunciato ieri che si sta infatti procedendo con una media quotidiana di 200 mila vaccinazioni anti-covid e l’obiettivo è quello di arrivare a inoculare 2 milioni di dosi ogni settimana. Hancock ha sottolineato che si cercherà di mantenere un livello di vaccinazioni tale da coprire le categorie più vulnerabili della popolazione entro la metà di febbraio. «Per il momento abbiamo vaccinato circa un terzo degli ultra ottantenni nel Paese, quindi stiamo facendo dei passi avanti significativi, ma c’è ancora margine di miglioramento. Questa settimana apriremo i centri per la vaccinazione di massa», ha dichiarato Hancock.

Nel Vecchio continente la Germania è entrata in quella che il cancelliere Angela Merkel ha definito «la fase più dura della pandemia». Il Paese, che ha oltrepassato la soglia dei 40.000 morti, al momento ha vaccinato circa 532.000 persone, più o meno lo 0,6% della popolazione. Un dato che ha sollevato polemiche in quanto ritenuto dall’opinione pubblica molto al di sotto delle aspettative.

Relativamente alle vaccinazioni, Cina e Stati Uniti, in numeri assoluti, sono i Paesi in testa alla classifica sulla quantità di dosi somministrate. In Israele sta già avendo inizio la seconda fase della vaccinazione con l’inoculazione della seconda dose. Da oggi saranno vaccinati «170mila israeliani al giorno: un record mondiale», ha detto ieri il premier Benyamin Netanyahu.

Intanto anche in Africa è iniziata la somministrazione del vaccino. Il primo Paese del continente ad avviare la campagna di vaccinazione sono state le Isole Seychelles, che hanno ricevuto in dono dagli Emirati arabi 50.000 dosi di vaccino cinese.

La Commissione sanitaria nazionale di Pechino ha annunciato che un team di esperti dell’Oms sarà in Cina da giovedì 14 gennaio, al fine di accertare le origini del covid.