Dal mondo l’appello
a una transizione pacifica

WASHINGTON, DC - JANUARY 06: Pro-Trump protesters gather in front of the U.S. Capitol Building on ...
07 gennaio 2021

Condanna e preoccupazione sono stati espressi da gran parte della comunità internazionale di fronte ai fatti di Capitol Hill. A prevalere è l’appello per una transizione pacifica alla Casa Bianca.

Europa


L’Unione europea ha condannato nettamente le violenze a Washington. «Credo nella forza delle istituzioni e della democrazia Usa. La transizione pacifica del potere è al centro. Joe Biden ha vinto le elezioni. Sono ansiosa di lavorare con lui come prossimo presidente degli Stati Uniti» ha dichiarato il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Sulla stessa linea il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel: «È uno shock assistere alle scene di stasera a Washington».

Più articolata la reazione di David Sassoli, presidente del Parlamento Ue: «L’assalto a Capitol Hill è una pagina nera che resterà impressa. Ma violenza e intimidazione non prevarranno. Oggi più che mai dalla parte di libertà e democrazia. Sacri principi universali di cui ogni Parlamento liberamente eletto è, al contempo, massima espressione e simbolo» si legge in un post pubblicato su Twitter. Sassoli ha inoltre inviato una lettera allo speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, per esprimere solidarietà e vicinanza.

Un’esplicita condanna arriva anche dai singoli Paesi Ue. «Questa democrazia si mostrerà più forte di chi l’attacca» ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel, intervenendo nel corso di una manifestazione politica. Anche il governo italiano ha auspicato un pieno ritorno allo stato di diritto: «La violenza è incompatibile con l’esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche. Confido nella solidità e nella forza delle istituzioni degli Stati Uniti» ha scritto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Di «grave attacco contro la democrazia» ha parlato il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian.

Fuori dall’Unione, la Gran Bretagna esprime tuttavia la medesima condanna. «Scene vergognose all’interno del Congresso degli Usa» ha detto il premier Boris Johnson. «Gli Stati Uniti sono un simbolo di democrazia nel mondo».

Canada, Cina e Russia


Preoccupazione per i fatti di Capitol Hill arriva anche dal grande vicino degli Stati Uniti, il Canada. I canadesi sono «profondamente turbati» da quanto accaduto che è «un attacco alla democrazia» ha detto il premier, Justin Trudeau, definendo gli Stati Uniti «il nostro più stretto alleato e vicino». La violenza «non riuscirà mai a prevalere sulla volontà del popolo. La democrazia negli Usa deve essere sostenuta, e lo sarà», ha aggiunto Trudeau.

Diversi i toni di Pechino e Mosca. Le autorità cinesi hanno condannato le violenze a Washington auspicando «un pieno ritorno all’ordine» secondo le dichiarazioni del portavoce del ministero degli affari esteri cinesi, Hua Chunying. Più critica Mosca: «Le rivolte significano che la democrazia degli Stati Uniti è zoppa in entrambe le gambe, e il Paese è diviso in due» ha detto il presidente del Comitato per gli affari esteri del Consiglio della Federazione russa, Konstantin Kosachyov.

I social network


Netta la presa di posizione dei social network. Dopo aver rimosso tre degli ultimi tweet del presidente Trump, Twitter ha annunciato di averne bloccato completamente l’account per almeno 12 ore. «In conseguenza della situazione di violenza senza precedenti in corso a Washington, noi abbiamo chiesto la rimozione dei tre tweet di @realDonaldTrump per le gravi e ripetute violazioni della nostra politica per l’integrità civica» si legge in una dichiarazione di Twitter. Questo vuol dire che l’account sarà «bloccato per le 12 ore dopo la rimozione dei tweet» e se questi non saranno completamente rimossi «rimarrà bloccato». Infine Twitter ha affermato che «future violazioni» della propria politica comporterà «la sospensione permanente dell’account @realDonaldTrump». Dei tre tweet di Trump, uno conteneva una critica nei confronti del vicepresidente Mike Pence, il secondo un video rivolto ai manifestanti che hanno fatto irruzione nel Congresso e infine il terzo era un testo indirizzato ai manifestanti. Anche Facebook e YouTube hanno rimosso il video in cui Trump invita i manifestanti ad andare a casa denunciando allo stesso tempo «elezioni rubate». «Lo abbiamo rimosso perché riteniamo che contribuisca al rischio di violenze», spiega Facebook. In un tweet, il vice presidente del social, Guy Rosen, ha parlato di «una situazione di emergenza», sostenendo che Facebook «ha preso le opportune misure d’emergenza, tra cui la rimozione del video del presidente Trump».

di Luca M. Possati