Felix Vásquez e José Adán Mejía sono le ultime di una lunga lista di vittime

In Honduras si muore ancora per proteggere l’ambiente

Un murale in onore di Berta Cáceres uccisa nel 2016
05 gennaio 2021

Negli ultimi giorni del 2020 in Honduras sono stati assassinati due attivisti coinvolti nella difesa dell’ambiente e dei diritti delle comunità indigene locali. Felix Vásquez e José Adán Mejía appartenevano rispettivamente all’etnia Lenca e all’etnia Tolupán, e sono stati uccisi a ventiquattro ore di distanza l’uno dall’altro. Vásquez è stato assassinato in seguito all’irruzione di una banda armata nella sua abitazione, mentre Mejía invece è stato assassinato in un agguato, mentre stava facendo ritorno a casa dopo una giornata di lavoro, riferisce il quotidiano «The Guardian». Le due uccisioni sono avvenute in due punti differenti del piccolo paese centroamericano, la prima in una regione occidentale al confine con El Salvador, la seconda nel distretto settentrionale di Yoro.

Vásquez era impegnato da anni nella difesa delle foreste del paese, e da anni combatteva contro i progetti che riguardavano la costruzione di dighe sui fiumi sacri alla popolazione Lenca, continuando il lavoro già iniziato da Berta Cáceres, ambientalista appartenente alla stessa etnia, assassinata nel 2016. Come per la Cáceres, anche la figura di Vásquez stava acquisendo peso politico: infatti voleva candidarsi alle primarie del partito di opposizione Libre, che si terranno a marzo, per ottenere un seggio in parlamento alle prossime elezioni legislative. Secondo fonti della Cnn, le minacce contro Vásquez sarebbero iniziate dopo l’assassinio della Cáceres, e più precisamente nel 2017, dopo che aveva denunciato di essere vittima di persecuzioni politiche per colpa delle sue attività di difesa dell’ambiente. Secondo il sito Voanews, un anno fa la Commissione Nazionale per i Diritti Umani in Honduras aveva richiesto che fossero attuate delle misure a sua protezione, proprio a causa delle minacce ricevute. Questa richiesta era però rimasta inascoltata.

In Honduras, la difesa ambientale è legata a doppio filo con la sopravvivenza delle etnie locali e dei contadini. I gruppi Lenca e Tolupán sono etnie che appartengono alla porzione amerinda della popolazione del paese, che è la più attiva nella difesa dell’ambiente. Ma i Lenca e i Tolupán non sono gli unici a subire pressioni: nel luglio scorso, cinque membri del gruppo etnico dei Garifunas sono stati sequestrati da forze armate speciali senza un’apparente giustificazione e tenuti in ostaggio. Ma alla lista potrebbero essere aggiunti anche altre decine di episodi che hanno come obiettivi membri delle altre comunità indigene attivi nella protezione ambientale. Secondo le ultime stime, sempre riportate dal sito Voanews, dopo l’uccisione di Berta Cáceres, sarebbero circa una trentina gli attivisti uccisi nel paese, di questi dodici nel solo 2020 e quattordici nel 2019. Per gli ambientalisti, l’Honduras è uno dei paesi più pericolosi al mondo.

Nel paese esiste un’enorme differenza economica tra le classi agiate, di cui fanno parte le popolazioni di origine europea, e i gruppi etnici minoritari, che si trovano coinvolti nella difesa delle foreste non solo per questioni legate alle tradizioni locali o alla religione, ma anche perché per loro rappresenta l’unica fonte di sostentamento grazie all’agricoltura o alla pesca. I grandi progetti contro i quali si battono, nel caso di Vásquez e della Cáceres progetti di dighe, per loro rappresentano una minaccia alla loro unica fonte di sostentamento. Sempre secondo il «The Guardian», nel paese ci sarebbero ben 40 progetti che avrebbero un impatto negativo sull’esistenza delle minoranze etniche del paese. Di prassi, la loro condizione non viene presa in considerazione dai promotori di questi progetti. Tra i loro finanziatori figurano aziende locali e aziende estere, spesso in collaborazione tra di loro. Il coinvolgimento della politica è palese, accusano molti ambientalisti, perché le aziende locali sono spesso di proprietà di politici, che nella maggior parte dei casi appartengono alla parte agiata della popolazione, che abusano della loro posizione per bloccare l’attività ambientalista attraverso pressioni, minacce e persecuzioni. Le stesse che stava subendo Vásquez nel periodo precedente alla sua uccisione.

di Cosimo Graziani