Erode e i magi: un drammatico colloquio

«Incontro di Erode con i magi» (Sarcofago “a porte di città” di Catervio, Tolentino, IV secolo d. C.)
05 gennaio 2021

Nasce precocemente la rappresentazione iconografica dell’episodio della “venuta dei magi”, così com’è narrato nel vangelo di Matteo (2, 1-12), a cominciare dalla sintetica scena dipinta nella Cappella Greca delle catacombe romane di Priscilla, da riferire ancora al iii secolo o, forse, ai primi anni del iv . La raffigurazione contempla, in questo caso, i tre eminenti personaggi provenienti da un imprecisato Oriente, come indica il vestiario, costituito dal berretto frigio, dalla corta tunica manicata e dai pantaloni aderenti, mentre recano doni al bambino, rappresentato in grembo a Maria. Questo schema base, propone alcune varianti, tanto è vero che i tre re, diventano due o quattro, sia nelle catacombe romane, sia nelle arti minori e, segnatamente, in un vaso di marmo grigio del Museo di Palazzo Massimo e nella cappella argentea di S. Nazaro a Milano, ambedue dell’ultimo scorcio del iv secolo.

Il tema dell’adorazione dei magi trova una estrema fortuna nella plastica funeraria romana e provenzale e, spesso, si intreccia con l’episodio dei tre giovani ebrei di Babilonia, condannati dal re Nabucodonosor al vivicomburium, per essersi rifiutati di adorare l’idolo, che raffigurava il tiranno. Questa contaminazione è dovuta dal numero ternario dei fanciulli e dei magi, quando questi sono ridotti a tre, in seguito alla specie dei doni (oro, incenso e mirra) e all’ambientazione orientale dell’episodio narrato da Daniele, che si aggancia alla regione di provenienza dei magi.

Quest’ultimo contatto nutre la più matura fortuna iconografica della “venuta dei magi”, così come si può osservare nella decorazione di due monumentali arche marmoree della fine del iv secolo, del tipo cosiddetto “a porte di città”. Mi riferisco, innanzi tutto, al sarcofago di Catervio, conservato in uno splendido mausoleo a Tolentino, decorato in tutti i lati e, segnatamente: la fronte, con il Buon pastore e due figure sante, il retro, con la coppia dei coniugi defunti in clipeo e i lati minori, con due momenti dell’episodio dell’Epifania

Il fianco sinistro mostra, su uno sfondo urbano, la scena canonica dell’adorazione, mentre quello destro rappresenta la scena — poco raffigurata — dell’incontro dei tre magi con Erode, in perfetta coerenza con la narrazione di Matteo: «Allora Erode, chiamati segnatamente i magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del Bambino e, quando l’avete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”». Il brano evangelico prosegue con il momento dell’adorazione e termina, in maniera lapidaria: «Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada, fecero ritorno al loro paese».

Ebbene, anche in questo caso, la scena si sviluppa contro uno sfondo urbano. In primo piano, si snoda una teoria di sei personaggi, tra i quali si riconosce il re stante e in armi, assistito da due militi, mentre leva la destra, per esprimere il gesto dell’adlocutio verso i tre re, vestiti all’orientale, che indicano la stella. Sullo sfondo, si intercetta il busto del monarca, sistemato su un pilastrino, come per agganciarsi all’episodio del rifiuto dei tre fanciulli di Babilonia di adorare l’idolo di Nabucodonosor, istituendo quell’intreccio tra le due economie testamentarie, di cui abbiamo detto.

Con piccole varianti, la scena ritorna anche nel sarcofago di Gorgonio ad Ancona, sempre riferibile alla fine del iv secolo e in una scena dell’arco trionfale della basilica romana di S. Maria Maggiore, la cui decorazione musiva, riferibile alla committenza del Pontefice Sisto iii , pare esprimere l’atmosfera teologica postefesina, sviluppata da una sequenza iconografica, ispirata all’Infantia Salvatoris.

Nel maestoso arco trionfale, si incontra, innanzi tutto, il “faccia a faccia” tra Erode, definito da una didascalia, e i magi, in udienza alla corte del re, mentre il tema dell’Epifania viene sviluppato anche in un altro quadro musivo, laddove la scena dell’adorazione è arricchita da un’enigmatica figura ammantata, considerata, dagli studiosi, come Maria, Rachele, Anna, la madre di Maria, Anna la profetessa, Eva, l’Ecclesia, la Sibilla. Singolare appare anche la collocazione del Bambino in un ampio trono gemmato, vigilato da una guardia di ben quattro angeli, mentre una stella brilla sulla complessa figurazione.

Il drammatico colloquio tra Erode e i magi, che prelude alla violenta strage degli innocenti, trova fortuna e sostanza a partire dall’ultimo scorcio del iv secolo, quando più incisiva diviene quella componente aulica dell’arte cristiana, improntata al cerimoniale di corte e quando più nitido diviene il confronto tra i re della terra e il Re dei re.

di Fabrizio Bisconti