Donne e uomini nella Chiesa/10

Sorelle e fratelli
uniti dalla stessa fede

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04 gennaio 2021

Due libri sulle donne nella Sacra Scrittura e nella comunità ecclesiale


Due libri da poco tradotti in italiano (Christine Pedotti, Gesù. L’uomo che preferiva le donne, Rizzoli, Milano, 2020; Anne-Marie Pelletier, Una comunione di donne e di uomini. La forma della chiesa, Edizioni Qiqajon - Comunità di Bose, Magnano, 2020) sollecitano a concentrare l’attenzione sulle donne nella Sacra Scrittura e nella comunità ecclesiale. Questa concentrazione dell’attenzione sulle donne, in realtà, non risponde solo all’esigenza di rendere loro giustizia per secoli di misconoscimento e subordinazione, ma costituisce un passaggio indispensabile se si vuole giungere a una Chiesa che sia ugualmente dei credenti e delle credenti, entrambi santificati dallo stesso battesimo. Si tratta, cioè, di una lettura del passato e del presente che non è fine a se stessa, ma che è proiettata verso il futuro della Chiesa, che tutti siamo chiamati a costruire.

In questo lavoro di scavo e di ricostruzione non ideologica non vi è dubbio che un apporto di primaria rilevanza sia fornito dalle interpretazioni e dalle riflessioni di esegete e teologhe femministe, spinte dall’esigenza di accostarsi al passato e di approfondire il presente al di là di qualsiasi stereotipo sessista. Si tratta qui di muoversi attraverso tre passi tra loro concatenati, per poi arrivare a gettare lo sguardo sul tempo che ci attende.

In primo luogo è necessario partire da quello che è l’aspetto fondativo, ovvero la presenza delle donne accanto a Gesù e il suo comportamento verso di loro, per poi passare a considerare la situazione delle donne lungo la storia della Chiesa e arrivare, così, all’oggi della comunità ecclesiale. Il libro di Christine Pedotti citato inizialmente offre un preciso filo conduttore per orientarsi a leggere gli atteggiamenti di Gesù verso le donne, ciascuna nella sua singolarità, senza alcuna idealizzazione stereotipata: considerazione positiva, accettazione della prossimità, ammirazione e volontà di liberazione. Se vogliano essere cristiani, da qui dobbiamo ripartire.

Non c’è dubbio che, lungo i secoli, molto spesso questo messaggio originario sia stato occultato e tradito, riportandolo dentro gli schemi di una cultura patriarcale e androcentrica che ha escluso le donne, negando, pur con alcune significative eccezioni, la loro soggettualità e la loro piena dignità di persone e di battezzate.

Su questo tema, come emerge anche dal libro di Anne-Marie Pelletier, nell’oggi la situazione si presenta estremamente complessa e, sicuramente, contraddittoria, perché, accanto a segnali indubbiamente positivi, permangono discriminazioni di fondo, attribuibili, in ampia misura, all’incapacità maschile di liberarsi da secolari pregiudizi e condizionamenti.

Il discorso non può essere limitato a quello, pur importante, dei ruoli e dei posti da attribuire alle donne, ma va più in profondità e tocca la questione del reciproco riconoscimento in un rapporto che, rispettoso della differenza, non la trasformi, però, in disuguaglianza e sottomissione. Qualcuno potrebbe obiettare che la richiesta di maggiore spazio per le donne nella Chiesa e di una più piena condivisione sia dettata dall’intenzione di ricorrere a “mode” del contesto socio-culturale, soprattutto occidentale, ma il precedente riferimento all’esistenza terrena del Cristo sgombra il campo da ogni equivoco, poiché rinvia molto più lontano, ossia a quello che è il disegno di Dio per la Sua Chiesa: una comunità di sorelle e fratelli uniti dal battesimo e dalla stessa fede.

Sempre con l’attenzione al presente, ma con lo sguardo proiettato anche al futuro, si presentano in primo piano due temi ineludibili, quello del clericalismo e quello della sinodalità. Tra il clericalismo e la situazione delle donne vi è uno stretto intreccio, perché, da una parte, il primo è uno dei maggiori ostacoli al riconoscimento della dignità ecclesiale delle donne, ma, dall’altra, proprio tale riconoscimento potrebbe portare a una nuova visione che non confondesse più il servizio con il potere.

La sinodalità, che indica il futuro cammino della comunità ecclesiale, d’altra parte, non potrebbe essere realmente tale se escludesse o mettesse ai margini quelle donne che sono figlie accanto ai figli di sesso maschile, poiché solo insieme essi sono il popolo che Dio ha convocato e che deve contribuire all’edificazione del regno.

di Giorgia Salatiello