Il Papa per il giubileo compostelano

Con lo zaino vuoto
e il cuore pieno

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02 gennaio 2021

«Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene»: lo testimonia l’esperienza che lungo il Cammino di Santiago de Compostela i pellegrini fanno ogni giorno, «aspettandosi, sostenendosi a vicenda, condividendo fatiche e risultati». È quanto assicura Papa Francesco in un messaggio scritto in occasione del giubileo che nell’arcidiocesi spagnola viene indetto quando la memoria liturgica di san Giacomo il Maggiore ricorre di domenica, come avverrà il 25 luglio 2021.

Il testo pontificio prende spunto dal tema di questo terzo Anno santo compostelano del terzo millennio, apertosi in Galizia nell’ultimo giorno del 2020: «Esci dalla tua terra! L’apostolo ti aspetta», che evoca parole pronunciate da Giovanni Paolo ii nel 1999.

Datato 17 dicembre, il messaggio di Francesco è indirizzato all’arcivescovo Julián Barrio Barrio, che proprio il 31 ha aperto la porta santa della cattedrale, nel corso di una cerimonia sobria in ossequio alle misure anti-covid. «Momento di grazia per tutta la Chiesa», in particolare per quella «in Spagna e in Europa» — esordisce il Papa — il giubileo compostelano è un invito a mettersi «sulle orme dell’apostolo», per uscire «da noi stessi» e dalle «sicurezze a cui ci aggrappiamo», ma «avendo chiara la meta». Infatti «non siamo esseri erranti», che vagano «senza arrivare da nessuna parte»; al contrario, «è la voce del Signore che ci chiama e, come pellegrini, la accogliamo in atteggiamento di ascolto e di ricerca, intraprendendo questo cammino per incontrare Dio, l’altro e noi stessi».

Camminare, dunque, «come processo di conversione, che inizia nella terra da cui partiamo e finisce nella patria a cui siamo diretti». Insomma, chiarisce Francesco, «un’esperienza esistenziale in cui la meta è importante quanto il percorso stesso», nella certezza che «in questo itinerario ci accompagna la misericordia di Dio» e che — ha aggiunto citando la lettera apostolica per la conclusione del giubileo straordinario Misericordia et misera (20 novembre 2016) — «anche se permane la condizione di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guardare al futuro con speranza».

Con un’avvertenza: «camminare facendosi prossimo, suppone lo sforzo di andare leggeri di bagagli», ovvero senza fardelli inutili, «e vivere in continua tensione verso quell’agognato incontro con il Signore», che nella pratica si traduce nell’«affidare il cuore al compagno di strada senza sospetti» né «diffidenza», e nel «guardare prima di tutto a ciò che si cerca».

Perché in definitiva, ha concluso il Papa con un’immagine fortemente evocativa, ogni pellegrinaggio è un viaggio che si inizia da soli — carichi di cose che si pensa potrebbero essere utili — ma termina «con lo zaino vuoto e il cuore pieno di esperienze», maturate insieme con altri «fratelli e sorelle provenienti da contesti esistenziali e culturali differenti».