Baobab Experience alla Stazione Tiburtina

Alle 19.30 in punto
Come ogni sera

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02 gennaio 2021

Alla stazione Tiburtina, la cena comincia puntuale alle 19.30, come ogni giorno. Ci sono circa 70 persone, tutti migranti, per lo più in transito. È per loro che, nel 2015, è nata l’associazione Baobab Experience. Per la maggior parte dei migranti, infatti, l’Italia è un Paese di transito verso i Paesi del nord, Germania, Francia, Belgio, Olanda, per cui, la popolazione che si rivolge all’associazione muta continuamente. A  oggi, più di 90.000 persone hanno ricevuto assistenza  nei campi informali allestiti dall’associazione con mezzi donati dalla cittadinanza  e dalla rete di solidarietà trasversale attiva sul territorio. «I nostri ospiti, spesso, arrivano direttamente dai porti di sbarco», racconta Andrea Costa, responsabile dell’associazione. «Molti sono profughi di guerra, persone che fuggono dalla carestia e dalla fame, vittime di tortura e tratta nei centri di detenzione libici o di altri paesi di frontiera, reduci e spesso naufraghi delle traversate della speranza nel Mediterraneo. Altri sono i “dublinati”, cioè quelli rispediti nel Paese di primo approdo da un altro Paese dell’Unione». Baobab offre 120/130 pasti al giorno, diventati 230 nel primo confinamento, quando era impossibile muoversi verso altri Paesi. In questi giorni ce ne sono 80/90. Gli altri sono partiti prima che il Paese si bloccasse di nuovo. Stasera sono Carla e Letizia, volontarie storiche, a servire i sacchetti con il cibo. L’atmosfera è serena e rilassata. Niente brindisi, perché la maggior parte dei presenti non beve, ma, trascinati dalla musica, molti ballano. Baobab, oltre a pasti caldi e vestiario, offre cure mediche, assistenza legale e orientamento allo studio, alla formazione e alla ricerca del lavoro. «Stare ai margini di una metropoli come Roma può essere alienante non solo per un rifugiato», continua Costa, in procinto di partire per la Bosnia con un convoglio umanitario. «Per questo, organizziamo attività culturali, ricreative e sportive aperti a tutta la cittadinanza attraverso le quali cresciamo insieme e tracciamo un percorso comune verso l’integrazione».  È ora di andare. Ci si scambiano gli auguri di Buon anno e le persone cominciano a sciamare. Non andranno molto lontano. Molti di loro dormono proprio lì, alla stazione. Un cantuccio preparato con cura e il cielo stellato sopra di loro, a cui affidare la propria preghiera.

di Marina Piccone