La docuserie «Tre generazioni - Ai miei tempi» in onda su Tv2000

Lavoro, famiglia e scorrere del tempo

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30 dicembre 2020

Sul lavoro, sulla famiglia, sullo scorrere del tempo. Intorno a questi temi strutturali si muove con semplicità e dolcezza la docuserie Tre generazioni - Ai miei tempi dal 21 dicembre al 7 gennaio su Tv2000. Otto puntate, otto racconti a più voci di diversa età, otto terzetti di volti che si somigliano tra loro e hanno la faccia bella e spontanea della gente comune appassionata del proprio mestiere. Uomini e donne che l’hanno tramandato ai figli, accendendo in loro una passione che li ha portati a proporlo e consegnarlo con cura a loro volta. Riuscendo, tutti insieme, a far scollinare la loro attività, con doverose varianti, dal vecchio al nuovo millennio. Storie di mani e idee, di sacrifici ed emozioni, di soddisfazioni e di quelle relazioni umane che riempiono di bellezza e forza i legami. Il più anziano della famiglia inizia a raccontare: un nonno o una nonna seduti davanti alla telecamera e inevitabilmente il nastro si riavvolge di decenni, a volte arriva a prima della guerra e apre la porta di una nostalgia aumentata da fotografie private e da qualche immagine di repertorio, sfocata, di uno sbiadito affascinante che galleggia poetico sotto la voce segnata dagli anni. Ricordano i loro oggetti di lavoro e le loro canzoni che aggiungono calore al racconto dell’Italia com’era, come abbiamo imparato a ricordarla, di quel tempo asciutto e perduto di bellezza e miseria.

Ripercorrono l’inizio del loro cammino professionale, imboccato a volte da ragazzini, la loro storia spesso di iniziatori inconsapevoli di una grande avventura, di fiammiferi per una scintilla divenuta poi fuoco e focolare mentre fioriva l’amore e nascevano gli immensi frutti di quei figli che si affiancano all’anziana guida pure loro con una canzone, con le foto e una manciata di ricordi ad allungare una linea temporale che parla speranzosamente di cambiamento con continuità, di scorrere morbido di un tempo umano al quale siamo sempre meno abituati. Lo testimonia il sorriso dei nipoti, il loro sedersi al fianco di chi gli ha trasmesso competenze, valori e passione fino a farli innamorare di quel mestiere che adesso aggiornano al presente, fanno cerniera tra passato romantico e futuro non facile.

I giovani completano questo lungo e corale racconto (del costume) italiano che va dalla famiglia bresciana Masterdotti (puntata 21 dicembre) che accoglie i clienti come amici nella sua osteria, alle donne della famiglia Lisotti (22 dicembre), col negozio di ottica a Cattolica affacciato dal 1956 sulle memorabili stagioni in riviera, di ieri e di oggi, con le mode passate anche per i loro occhiali. Poi i Canterini (25 dicembre), giostrai da cinque generazioni e da allora viaggiatori numerosi e affiatati con città di arrivo e arrivederci. E ancora Italia, sua figlia Antonietta e le nipoti gemelle Valentina e Serena (28 dicembre), parrucchiere con bravura e sentimenti che valorizzano l'agire delle forbici e dei pettini così come l’affetto accompagna il lavoro tra gli aghi, i fili e i bottoni nella bottega a Piove di Sacco, vicino Padova, delle sarte Nunzia, Francesca e Miriam (29 dicembre) o tra i coltelli di nonno Libero, di suo figlio Fulvio e suo nipote Edoardo (4 gennaio), macellai veraci della periferia romana, o tra gli albergatori di un hotel nel cuore di Roma (5 gennaio), anche loro, nonno Franco, il figlio Giuseppe e la nipote Lucrezia, da tre generazioni a portare avanti un mestiere complesso. Infine (7 gennaio) i falegnami Mario, Claudio e Niccolò, dagli anni Quaranta a oggi, dal cuore del secolo scorso alle nuove sfide del presente, anche loro a ricordarci cosa può essere la famiglia, quale sostegno possa offrire, quanta strada possa illuminare attraverso la materia nobile del lavoro, attraverso i significati più veri e positivi della parola mestiere.

A ricordarci come un legame di sangue possa riempirsi di fertilità veicolando i valori dell’onestà, dell’impegno e della dedizione in una professione rendendo così la famiglia un prezioso strumento e un punto di riferimento per ogni suo componente e per la comunità tutta, cercando sempre di evitare il pericolo di seminare barriere e distanze tra se stessa e il mondo esterno.

di Edoardo Zaccagnini