La settimana di Papa Francesco

Il magistero

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29 dicembre 2020

Giovedì 17

In dialogo col mondo

A causa dell’attuale pandemia, anche se  non potete vivere l’esperienza in Terra Santa, lo studio approfondito della Sacra Scrittura, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso restino sempre una caratteristica distintiva del programma.
Sarà vostro compito entrare in dialogo con un mondo dove sembra esserci sempre meno posto per la religione.
Compito che condividiamo con tutti i credenti delle diverse religioni... esse offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia.

(A studenti tedeschi del Theologisches Studienjahr a Gerusalemme)

Domenica 20

Un dono per chi ha più bisogno

Maria di fronte a una scelta cruciale risponde  Avvenga (fiat). L’espressione indica un desiderio forte. Non  rassegnazione. Non accettazione remissiva. Non subisce Dio, aderisce; non prende tempo, non fa aspettare Dio.Quante volte — pensiamo a noi — la  vita è fatta di rinvii!In questo tempo difficile, anziché lamentarci, facciamo non l’ennesimo regalo per noi, ma per un bisognoso a cui nessuno pensa! Andiamo a pregare. Non lasciamoci “portare” dal consumismo [che] ci ha sequestrato il Natale. Il consumismo non è nella mangiatoia di Betlemme.

Appello per i marittimi

La pandemia ha provocato un particolare disagio ai lavoratori marittimi. Molti — si calcola  400.000 — sono bloccati sulle navi. Chiedo alla Vergine, Stella Maris, di confortare queste persone, ed esorto i governi a fare il possibile perché possano ritornare tra i loro cari.
Nella mostra «100 Presepi» sotto il Colonnato [ce ne] sono tanti che svolgono una catechesi della fede.
È nel fratello bisognoso il presepe al quale dobbiamo recarci con solidarietà... il presepe vivente, nel quale incontreremo il Redentore.

(Angelus in piazza San Pietro nella quarta di Avvento)


Lunedì 21

Hannah  Arendt

[Per] la  filosofa ebrea «il miracolo che preserva il mondo... dalla sua “naturale” rovina è  il fatto della natalità... È questa fede e speranza che trova la sua più gloriosa ed efficace espressione nelle  parole con cui il Vangelo annunciò: “Un bambino è nato fra noi”».
Davanti al Mistero dell’Incarnazione,  troviamo il posto giusto solo se siamo disarmati, umili, essenziali; solo dopo aver realizzato nell’ambiente in cui viviamo — compresa la Curia — il programma di vita suggerito da San Paolo: «Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze. Siate invece benevoli, misericordiosi, perdonandovi»... E a questo proposito, S. Ignazio arriva a chiedere di immaginarci nella scena del presepe.
Questo è il Natale della crisi sanitaria, economica, sociale e persino ecclesiale, che ha colpito ciecamente il mondo intero. Questo flagello è stato un banco di prova e, nello stesso tempo, un’occasione per convertirci e recuperare autenticità.
La crisi  è presente in ogni periodo della storia, coinvolge ideologie, politica, economia, tecnica, ecologia, religione.
Si manifesta come un evento straordinario, che causa trepidazione, angoscia, incertezza.
Anche la Bibbia è popolata  di “personaggi in crisi”, che però proprio attraverso di essa compiono la storia della salvezza: Abramo, Mosè, Elia, Giovanni il Battista, Paolo di Tarso e lo stesso Gesù.
Questa riflessione sulla crisi ci mette in guardia dal giudicare frettolosamente la Chiesa in base agli scandali di ieri e oggi. Dio continua a far crescere i semi del suo Regno [tra] noi.
Nella Curia sono molti coloro che danno testimonianza con il lavoro umile, discreto, senza pettegolezzi, silenzioso, leale, professionale, onesto... con la differenza che i problemi vanno a finire subito sui giornali invece i segni di speranza fanno notizia solo dopo molto tempo, e non sempre.

Vivere la crisi come germe di novità

Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo, si limita a fare l’autopsia di un cadavere.Se troviamo il coraggio e l’umiltà di dire che il tempo della crisi è un tempo dello Spirito, allora, anche davanti all’esperienza del buio, della della fragilità, delle contraddizioni, dello smarrimento, non ci sentiremo più schiacciati.

No alla logica del conflitto

Non confondere la crisi con il conflitto. La crisi generalmente ha un esito positivo, mentre il conflitto crea sempre un contrasto.
La Chiesa, letta con le categorie di conflitto — destra e sinistra, progressisti e tradizionalisti — frammenta, polarizza, perverte, tradisce la  vera natura: essa non deve mai diventare un corpo in conflitto.
In questo modo diffonderà timore, diventerà più rigida, meno sinodale, e imporrà una logica uniforme e uniformante,  lontana dalla ricchezza e pluralità che lo Spirito ha donato.
La novità introdotta dalla crisi  non è in contrapposizione al vecchio, bensì germoglia dal vecchio e lo rende fecondo.
Tutte le resistenze che facciamo all’entrare in crisi lasciandoci condurre dallo Spirito nella prova ci condannano a rimanere soli e sterili.
Difendendoci dalla crisi, ostacoliamo l’opera di Dio.

Aggiornare non è rattoppo

Sotto ogni crisi c’è sempre un’esigenza di aggiornamento.
Ma   dobbiamo avere una disponibilità a tutto tondo.
Si deve smettere di pensare alla riforma della Chiesa come a un rattoppo di un vestito vecchio, o alla semplice stesura di una Costituzione Apostolica.
Il primo male è il chiacchiericcio: stiamo attenti! Non è una mania che io ho... è  un male che entra nella Curia, ci chiude nella più sgradevole e asfissiante autoreferenzialità.
Ognuno si domandi se vuole seguire Gesù nella crisi o difendersi da Lui nel conflitto.
Chiedo la vostra collaborazione generosa e appassionata nell’annuncio della Buona Novella soprattutto ai poveri.

(Alla Curia Romana in occasione degli auguri natalizi)

Nessuno va licenziato

La pandemia ha determinato difficoltà economiche a tante famiglie e istituzioni.
Anche la Santa Sede ne ha risentito e sta facendo ogni sforzo per affrontare nel migliore dei modi questa situazione precaria.
Dobbiamo venirci incontro reciprocamente: i superiori del Governatorato e anche della Segreteria di Stato,  stanno cercando i modi per non diminuire le vostre entrate.
Nessuno va licenziato, nessuno deve soffrire l’effetto brutto economico di questa pandemia. Ma tutti insieme dobbiamo lavorare di più.

Senza  bacchetta magica

Qui non c’è Mandrake, non c’è la bacchetta magica. Aiutatemi e io aiuto voi, come una stessa famiglia.
Ognuno veda nella sua vita come può riscoprire,  contemplare e  annunciare.
Tanti di voi sono un esempio per gli altri: lavorano per la famiglia, con uno spirito di servizio alla Chiesa e con la gioia che viene dalla consapevolezza che Dio è sempre tra noi. E la gioia è contagiosa e fa bene all’intera comunità lavorativa.

(Ai Dipendenti vaticani)


Mercoledì 23

Tenerezza che riduce  le distanze

Il Natale è diventato una festa universale, anche chi non crede [ne] percepisce il fascino. Il cristiano sa che esso è un avvenimento decisivo, non può essere confuso con  cose effimere, [né] ridursi a festa consumistica, ricca di regali ma povera di fede. Arginare una certa mentalità mondana.L’umanità del Natale può rimuovere dai nostri cuori e dalle nostre menti il pessimismo, che oggi si è diffuso ancor più a causa della pandemia.Davanti al presepe il Signore ci dia la grazia dello stupore, per incontrarlo, per avvicinarci a Lui [e] a tutti noi. Questo farà rinascere la tenerezza.

Quella cosa che manca ai robot

Con alcuni scienziati, si parlava dell’intelligenza artificiale e dei robot. E io dissi: “Qual è quella cosa che mai potranno fare?”. La tenerezza. Questo i robot non potranno farlo. Oggi abbiamo bisogno di tenerezza, di carezze umane, davanti a tante miserie! Se la pandemia ci ha costretto a stare più distanti, Gesù, nel presepe, ci mostra la via della tenerezza per essere vicini.

Basta una telefonata

Basta una telefonata per trasmettere un raggio della luce di Natale.

(Udienza generale nella biblioteca privata)


Giovedì 24

Sofferenza e angoscia per il Libano

Grande è il mio dolore nel vedere la sofferenza e l’angoscia che soffoca l’innata intraprendenza e vivacità del Paese dei Cedri.
Soprattutto penso ai giovani cui viene tolta ogni speranza di un miglior avvenire.
Ma in questo giorno di Natale, la luce mitiga i timori e infonde la certezza che la Provvidenza non abbandonerà mai il Libano e saprà volgere al bene anche questo lutto.
L’affetto al caro popolo libanese, che conto di visitare appena possibile, unito alla costante sollecitudine che ha animato i miei predecessori, mi spinge a rivolgermi ancora alla Comunità internazionale.
Aiutiamo il Libano a rimanere fuori dai conflitti e dalle tensioni regionali.

(Lettera ai libanesi)

Proseguire nell’impegno di pace in Sud Sudan

Continuiamo a essere consapevoli nella preghiera degli impegni assunti in Vaticano nell’aprile 2019: il vostro di condurre il Paese verso l’attuazione tranquilla dell’Accordo di Pace e il nostro di visitarlo a tempo debito, quando le cose torneranno alla normalità.
Siamo stati lieti di constatare i piccoli progressi che avete compiuto, ma sappiate che non è sufficiente perché la vostra gente senta il pieno effetto della pace.
Quando verremo, desideriamo dare testimonianza di una nazione cambiata.
Possiate conoscere una maggiore fiducia tra voi e una più grande generosità di servizio tra la vostra gente.
Preghiamo perché conosciate la pace nei vostri cuori e nel cuore della vostra nazione.

(Messaggio congiunto — con l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e il moderatore della Chiesa di Scozia, Martin Fair — ai leader politici del Sud Sudan)

Ogni scartato è figlio di Dio

La nascita di Gesù è la novità che ci permette ogni anno di rinascere dentro, di trovare in Lui la forza per affrontare ogni prova.Eppure  se guardiamo all’ingratitudine dell’uomo verso Dio e all’ingiustizia verso tanti nostri fratelli, viene un dubbio: il Signore ha fatto bene a donarci così tanto, fa bene a nutrire ancora fiducia in noi? Non ci sopravvaluta? Sì, ci sopravvaluta,  perché non riesce a non amarci. È tanto diverso da noi. Ci vuole bene sempre, più bene di quanto riusciamo ad averne per noi.

Nella povera mangiatoia di una buia stalla

Nella povera mangiatoia di una buia stalla c’è il Figlio di Dio... venuto alla luce nella notte, senza un alloggio degno, nella povertà e nel rifiuto... per farci capire fino a dove ama la nostra condizione: fino a toccare la nostra  miseria.
È nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio.
È venuto al mondo... debole e fragile, perché noi possiamo accogliere  le nostre fragilità.
Il Verbo di Dio, è infante; non parla, ma offre la vita.
Noi invece parliamo molto, ma siamo spesso analfabeti di bontà.
Da stanotte, come scrisse una poetessa, «la residenza di Dio è accanto alla mia. L’arredo è l’amore» (E. Dickinson).
Abbracciando Te, Bambino della mangiatoia, riabbraccio la mia vita... Tu che non mi lasci solo, aiutami a consolare i tuoi fratelli, perché da stanotte sono tutti miei fratelli.

(Omelia nella messa della Notte di Natale nella basilica vaticana)


Venerdì 25

C’è bisogno di fraternità  e di speranza

In questo momento segnato dalla crisi ecologica e da gravi squilibri economici e sociali, aggravati dalla pandemia del coronavirus, abbiamo più che mai bisogno di fraternità.
In questo tempo di oscurità e incertezze, appaiono diverse luci di speranza, come le scoperte dei vaccini. Ma... devono stare a disposizione di tutti.
Non possiamo lasciare che i nazionalismi chiusi ci impediscano di vivere come la vera famiglia umana che siamo.
Vaccini specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta.
Il Bambino di Betlemme ci aiuti  a essere generosi e solidali, specie verso [i] più fragili, i malati e quanti si sono trovati senza lavoro o in gravi difficoltà per le conseguenze economiche della pandemia, come pure le donne che in questi mesi di confinamento hanno subito violenze domestiche.

Per i bambini di Siria, Iraq e Yemen

Volgiamo lo sguardo ai troppi bambini che in tutto il mondo, specialmente in Siria, in Iraq e nello Yemen, pagano ancora l’alto prezzo della guerra.Sia questo il tempo propizio per stemperare le tensioni in tutto il Medio Oriente e nel Mediterraneo orientale.Proseguire il cessate-il-fuoco nel Nagorno-Karabakh, come pure nelle regioni orientali dell’Ucraina.Il Divino Bambino allevii la sofferenza delle popolazioni di Burkina Faso,  Mali e Niger, colpite da una grave crisi umanitaria... faccia cessare le violenze in Etiopia... rechi conforto agli abitanti di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, vittime della violenza del terrorismo internazionale; sproni  Sud Sudan, Nigeria e Camerun a proseguire il cammino di dialogo intrapreso.Il Verbo eterno del Padre sia sorgente di speranza per il Continente americano, particolarmente colpito dal coronavirus, che ha esacerbato tante sofferenze... aggravate da corruzione e  narcotraffico. Aiuti a superare le recenti tensioni sociali in Cile e a porre fine ai patimenti del popolo venezuelano.Protegga le popolazioni flagellate da calamità naturali nel sud-est asiatico, in particolare nelle Filippine e in Vietnam.E pensando all’Asia, non posso dimenticare il popolo Rohingya.

La famiglia culla di vita e fede

Il mio pensiero va [infine] alle famiglie: a quelle che oggi non possono ricongiungersi, come pure a quelle che sono costrette a stare in casa.
Per tutti il Natale sia l’occasione di riscoprire la famiglia come culla di vita e fede; luogo accogliente di dialogo, perdono, solidarietà e gioia, sorgente di pace per l’umanità.

(Messaggio «Urbi et Orbi» dall’Aula della benedizione)


Sabato 26

Anche i piccoli gesti d’amore cambiano la storia

Oggi vediamo il testimone di Gesù, santo Stefano, che brilla nelle tenebre. I testimoni brillano con la luce di Gesù, non hanno luce propria. Anche la Chiesa non ha luce propria; per questo i padri antichi chiamavano la Chiesa: “il mistero della luna”. Come la luna non ha luce propria, i testimoni sono capaci di prendere la luce di Gesù e rifletterla.Stefano viene accusato falsamente e lapidato brutalmente, ma nel buio dell’odio... prega per i suoi uccisori e li perdona, come Gesù sulla croce.

Stefano  il primo martire

È il primo martire... il primo di una schiera che, fino ad oggi, continuano a portare luce nelle tenebre: persone che rispondono al male con il bene, che non cedono alla violenza e alla menzogna, ma rompono la spirale dell’odio. Accendono l’alba di Dio nelle notti del mondo.Ma come si diventa testimoni? Imitando Gesù... Questa è la via per ogni cristiano. Quando nel mondo dilaga la cattiveria a che cosa serve pregare e perdonare? Solo a dare un bell’esempio?  No, c’è molto di più... [Infatti] Tra quelli per i quali Stefano pregava e che perdonava c’era «un giovane, chiamato Saulo»  che «approvava la sua uccisione». Poco dopo, per la grazia di Dio, Saulo si converte, riceve la luce di Gesù, la accetta, e diventa Paolo, il più grande missionario della storia.

La luce di un sorriso

Il Signore desidera che facciamo della vita un’opera straordinaria attraverso i gesti ordinari, di ogni giorno. Lì dove viviamo, in famiglia, al lavoro... anche solo donando la luce di un sorriso... e anche solo fuggendo le ombre delle chiacchiere e dei pettegolezzi. Quando vediamo qualcosa che non va, al posto di criticare, sparlare, preghiamo per chi ha sbagliato. Quando a casa nasce una discussione, anziché cercare di prevalere, proviamo a disinnescare... Piccole cose, ma cambiano la storia. Santo Stefano, mentre riceveva le pietre dell’odio, restituiva parole di perdono. Anche noi possiamo cambiare il male in bene: «Come la palma: le tirano sassi e lei lascia cadere datteri».Preghiamo per quanti soffrono persecuzioni per il nome di Gesù. Sono tanti, purtroppo... più che nei primi tempi della Chiesa.

(Angelus dalla Bilioteca privata)