Nel messaggio natalizio alla città e al mondo nuovo appello del Papa affinché siano garantiti i vaccini a tutti, specie ai più vulnerabili e bisognosi

C’è bisogno di fraternità
e speranza
in questo tempo di oscurità

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28 dicembre 2020

Ci sono le “oscurità” e le “incertezze” dell’attuale «momento storico, segnato dalla crisi ecologica e da gravi squilibri economici e sociali, aggravati dalla pandemia»; ma ci sono anche «diverse luci di speranza, come le scoperte dei vaccini», nel messaggio natalizio del Papa alla città e al mondo. Un momento un po’ meno tradizionale del solito, visto che a mezzogiorno del 25 dicembre il Pontefice non si è affacciato dalla loggia centrale della basilica Vaticana — non essendoci fedeli in piazza San Pietro a causa delle norme anti-coronavirus — ma ha parlato dall’Aula della Benedizione, raggiungendo ogni angolo della terra attraverso i media. E nel farlo ha ribadito il bisogno di fraternità che hanno gli uomini in questo tempo reso ancor più difficile dal covid-19: «Non una fraternità fatta di parole, ideali astratti», ma concreta, «capace di incontrare l’altro». Infatti affinché la speranza del Natale possa illuminare il mondo, ha detto, non si può lasciare spazio ai «nazionalismi chiusi», né «mettere le leggi del mercato e dei brevetti sopra» quelle «della salute». Da qui l’appello «ai responsabili degli Stati, alle imprese, agli organismi internazionali», chiamati a promuovere la cooperazione» per poter avere «vaccini per tutti», specie per i «più vulnerabili e bisognosi».

Spostando poi lo sguardo sulle altre difficoltà vissute dagli uomini, il Papa ha parlato di malati, disoccupati, donne che subiscono violenze domestiche, migranti, e in particolare dei bambini che soffrono; quindi ha elencato i Paesi e le regioni vittime di conflitti o disastri naturali: dal Medio Oriente al Mediterraneo orientale, dal Nagorno-Karabakh, all’Ucraina, così come in Africa, in America e in Asia.

La sera precedente, celebrando la messa della Notte di Natale, Francesco aveva ripetuto la “lezione” sempre attuale che viene dalla «povera mangiatoia» di Betlemme: «Il Figlio di Dio è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio».

L'omelia della messa nella notte di Natale

Il messaggio natalizio e benedizione «Urbi et Orbi»

L'Angelus del 26 dicembre