L’Unicef in aiuto dei bambini poveri nel Regno Unito

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23 dicembre 2020

Per la prima volta in settanta anni di storia, l’Unicef ha avviato un programma di aiuti alimentari nel Regno Unito. Gli aiuti mirano a fornire pasti, in particolare la prima colazione, per i figli delle famiglie in difficoltà nei sobborghi meridionali di Londra durante le festività natalizie e nella settimana di vacanze prevista a febbraio ed è attuato attraverso il progetto School food matters (Sfm) scrive il «Guardian». Il progetto ha ricevuto in totale venticinque mila sterline per distribuire almeno diciotto mila pasti. Oltre all’Unicef, nell’Sfm sono coinvolte molte altre organizzazioni benefiche inglesi.

La notizia di questi aiuti ha destato indignazione nel Regno Unito, soprattutto da parte dei partiti di opposizione al governo conservatore di Boris Johnson, impegnato in queste settimane nei negoziati per un accordo sulla Brexit. «Il fatto che l’Unicef debba intervenire per dare da mangiare ai bambini del nostro Paese è una vergogna per Johnson e Rushi Sunak» (il ministro delle finanze britannico) ha dichiarato la vicesegretaria del partito laburista, Angela Rayner, scrive l’«Independent». Dalle colonne dello stesso giornale, la portavoce dell’organizzazione Anna Kettley ha definito questo intervento «senza precedenti».

La questione riguardo i pasti forniti nelle scuole inglesi sta diventando un argomento molto sensibile per la società anglosassone. Per molti bambini appartenenti alle fasce più povere, la scuola rappresenta l’unica occasione della giornata per avere un pasto completo e gratuito, che sopperisce all’impossibilità di mangiare regolarmente nelle proprie case per cause economiche. L’argomento è stato sempre dibattuto, ma a causa degli effetti economici del covid e poi per la chiusura delle scuole è esploso. Per molti esperti, l’insicurezza alimentare, concetto molto raramente applicato ad un Paese dell’Europa Occidentale, crescerà nel Regno Unito nei prossimi mesi, se dovesse continuare la pandemia e la ripresa economica post-pandemica non fosse sostenuta. Secondo un report commissionato dal governo britannico all’esperto Henry Dimbley, le politiche governative che garantivano il pasto nelle scuole non solo sopperivano alla mancanza di cibo per i bambini delle fasce meno abbienti, ma garantivano anche accesso a cibo di qualità, riducendo l’obesità in quella porzione di popolazione. Dopo la ripresa delle scuole per il nuovo anno, il problema si è incentrato sulla fornitura di pasti gratuiti durante le vacanze, visto che con il peggioramento degli effetti economici del covid la scuola aveva aggiunto alla sua funzione educativa anche quella di provvedere all’alimentazione degli studenti. Ma nel mese di ottobre, Johnson aveva dichiarato che non avrebbe finanziato il programma di pasti gratis nelle scuole per i periodi di vacanze, ma che avrebbe attuato altre misure.

Successivamente, Johnson aveva dichiarato che avrebbe finanziato un pacchetto di aiuti da circa centosettanta milioni di sterline per le famiglie in difficoltà fino al periodo di Pasqua. Questo cambio di direzione è stato una conseguenza delle pressioni sul governo fatte da organizzazioni benefiche, partiti di opposizione, membri dello stesso partito conservatore e anche da personalità della società inglese, come il calciatore del Manchester United, Marcus Rashford, che durante il primo lockdown aveva donato più di un milione di sterline per questa causa e ne è diventato uno dei principali attivisti. A confronto con gli altri governi del Regno Unito, quello di Londra sta affrontando maggiori pressioni su questo tema, perché quelli regionali della Scozia, del Galles e dell’Irlanda del Nord hanno deciso di introdurre già da tempo misure dedicate ad affrontare il problema.

di Cosimo Graziani