«Laudato si’»

L’ecologia integrale e il bene comune del mondo

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22 dicembre 2020

L’enciclica Laudato si’ è il frutto di un lavoro collettivo. Da una sua dichiarazione ai giornalisti rilasciata il 15 gennaio 2015, mentre ancora la si stava elaborando, si ricava che Francesco ha fatto il suo adoperando lo spagnolo. Mette conto segnalare, però, che la «Lettera enciclica Laudato si’ […] del Santo Padre Francesco» è stata pubblicata ufficialmente, dalla Chiesa di Roma per il mondo, non in spagnolo e soprattutto non in latino, come è quasi sempre accaduto per le circa 300 encicliche emanate dai Papi dal 1740 ai giorni nostri, ma in italiano.

Un altro aspetto che la distingue da tutte le altre encicliche è dato dal titolo. Come sempre, esso coincide con le parole che la aprono; in questo caso, però, a differenza che negli altri, coincide anche con le parole che aprono, come hanno ricordato in molti, e fra questi Peter Lah e Michele Pace, «un testo ormai appartenente alla letteratura mondiale»: la magnifica preghiera in versi di san Francesco, scritta in una lingua che noi italiani abbiamo il privilegio di poter comprendere quasi senza mediazioni.

Il richiamo a Francesco d’Assisi è obbligato, perché la sua figura attraversa la Laudato si’ dall’inizio («Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità», Ls 16) alla fine («Ricordiamo il modello di san Francesco d’Assisi, per proporre una sana relazione col creato come una dimensione della conversione integrale della persona», Ls 218), e al suo centro è riproposto il testo del Cantico di frate Sole ( Ls 87), i cui echi diventano, nella seconda delle preghiere che chiudono il documento, dei veri e propri richiami intertestuali.

Ha scritto Antonio Spadaro che «la prospettiva di questa enciclica non è esclusivamente “ecologica” nel senso che il suo contenuto non si limita a fenomeni quale il cambiamento climatico. Laudato si’ è una vera e propria enciclica sociale a tutto campo», la quale elabora una risposta integrale a una domanda altrettanto integrale: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?». Certamente non un mondo in cui «i 92 uomini più ricchi al mondo possiedano più dei tre miliardi di esseri umani più poveri», ha scritto Alex Zanotelli in una riflessione su questa lettera. Integrale, si è detto. Questo aggettivo ricorre più volte nel testo ad accompagnare vari termini, ora da solo (progresso integrale, Ls 46; risposte integrali, Ls 60; soluzioni integrali, Ls 139, approccio integrale, Ls 139 e 197; miglioramento integrale Ls 147, disarmo integrale Ls 175, formazione integrale Ls 213, conversione integrale Ls 218), ora insieme ad altri aggettivi, a formare dittologie (uno sviluppo sostenibile e integrale, Ls 13; una visione più integrale e integrante, Ls 141) e sequenze ternarie (uno sviluppo umano, sostenibile e integrale, Ls 18) o quaternarie (un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale, Ls 112). Ma la parola a cui integrale si accompagna più spesso è ecologia; il che dipende dal fatto che le risposte alle molte domande che risuonano in questa enciclica scaturiscono proprio da questa combinazione di parole e dal significato che Francesco le attribuisce.

Approfitto ancora della lettura e del commento che ne dà Spadaro per dire che l’ecologia integrale di Papa Francesco si configura come la sintesi di più ecologie: «Un’ecologia ambientale, economica e sociale ( Ls 138.142); un’ecologia culturale ( Ls 143.146) e un’ecologia della vita quotidiana ( Ls 147.155) alla luce del principio del bene comune ( Ls 156.158) e di quello della giustizia tra le generazioni ( Ls 159)».

L’uso che fa Francesco della parola ecologia trascende i significati tradizionali e ne assume un quarto che, data la risonanza mondiale di quest’enciclica, è urgente che i lessicografi accolgano e descrivano. L’ecologia (o, se si preferisce, l’ecologia integrale) di cui parla Francesco è definibile come «tutto ciò che è volto a garantire l’armonia, la giustizia, il bene comune del mondo e di tutte le creature che lo popolano»: «tutte le sue creature», per dirla con l’altro Francesco; perché, spiega il Papa che ha scelto per sé il suo stesso nome, «tutto nel mondo è intimamente connesso» ( Ls 16).

di Giuseppe Patota