«Svegliarsi negli anni Venti» di Paolo Di Paolo

Tra realtà e letteratura

Particolare dalla copertina
17 dicembre 2020

Cara Giulia, «questa storia comincia domattina» è l’inizio di alcuni capitoli del libro di Paolo Di Paolo (Svegliarsi negli anni Venti, Milano, Mondadori, 2020, pagine 192, euro 18) che ancora una volta sorprende per la lucidità di analisi. Come un detective si muove dentro corridoi spazio-temporali alla ricerca di paesaggi che nel presente e nello stesso decennio del secolo scorso, superando il calendario convenzionale abbiano dato segni di cambiamento di rotta, di novità in una parola abbiano segnato o indicato l’esprit dell’epoca nascente. L’autore riesce a trovare moltissime corrispondenze tra gli anni Venti del Novecento e questi del XXI secolo: l’incubo della “spagnola” allora e oggi del covid-19; guerre, tumulti, rabbia diffusi allora come ora, insieme ad una grande creatività, a laboratori sorprendenti come fu il Futurismo e oggi espressioni forgiate con gli strumenti delle nuove tecnologie. Come incasellare questo libro? Non un romanzo ma neanche un saggio.

Cara Flaminia, non facile definire il libro di Paolo Di Paolo, per la quantità di riferimenti, citazioni, richiami a personaggi del mondo artistico e intellettuale che lui evoca in un lungo e affascinante discorrere sugli anni Venti di questo secolo e di quello precedente. Tra un’epoca e l’altra ci sono scarti, cesure, microinterruzioni, sussulti a volte appena avvertiti o molto palesi ma che, comunque, danno indicazioni di quello che sarà il nuovo del secolo che si è affacciato.

Flaminia: Di Paolo indaga i legami tra realtà e letteratura e come Owen Wilson, protagonista di Midnight in Paris, supera la barriera del tempo per calarsi in una dimensione non sua ed entrare in alcuni luoghi simbolo del secolo scorso, la Bergasse a Vienna dove con Freud è nata la psicanalisi, sulle strade percorse da Thomas Mann, nei café chantant parigini frequentati da Picasso, Hemingway e Gertrude Stein. Sembra di vivere davvero quelle atmosfere ma poi il lettore viene catapultato in un presente difficile da leggere, pieno di «evoluzioni, involuzioni, faglie e slittamenti», impresa tanto affascinante quanto illusoria.

Giulia: Di Paolo ricorda che Hemingway nella sua unica prefazione scritta per il libro di memorie della modella Kiki de Montparnasse, sostenne che le decadi finiscono ogni dieci anni mentre le epoche possono finire in qualsiasi momento, ed è il momento della fine che conta, perché è quello che sarà ricordato. Poi con assoluta disinvoltura parla di Siri e Alexia, miracoli della tecnologia, piccoli robot che rispondono alle nostre domande. Ondeggia tra i Baustelle e il loro pezzo Il liberismo ha i giorni contati e La rivoluzione liberale di Pietro Gobetti, e tra un cartoncino vergato e l’icona verde del whatsapp.

Flaminia: Una lettura coinvolgente e anfrattuosa, un’onda che avvolge e fa vorticare il lettore ma che non lo affatica mai, gli fa fare, quasi come su una giostra, tanti voli e tanti giri.

Giulia: Paolo Di Paolo si interroga e ci interroga, in buona sostanza, sul futuro prossimo e venturo, sugli enigmi che abbiamo davanti sapendo che non ci sono risposte, indicazioni, insegnamenti che possano venire dalla storia o dalla fede. Forse, allora, è alla letteratura che ci si può rivolgere, perché essa può aiutarci moltissimo a decifrare il tempo presente. In questo vedo tanto del pensiero di Alain Finkielkraut che in Un cuore intelligente dice che è alla letteratura che dobbiamo rivolgere le nostre domande se vogliamo decifrare gli «enigmi del mondo» perché essa è una «forma di mediazione che non offre garanzie, ma senza la quale ci sarebbe per sempre preclusa la grazia di un cuore intelligente. Senza letteratura potremmo forse conoscere le leggi della vita, ma non certo la sua giurisprudenza».

di Giulia Alberico e Flaminia Marinaro