Il Vangelo in tasca

Ritornare bambini

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17 dicembre 2020

Così scriveva un famoso teologo in una sua riflessione sul Natale: «Dio è venuto. È qui. E di conseguenza, tutto è diverso da quello che a noi appare. Noi siamo chiamati a contemplare in tutto il suo splendore il volto stesso di Dio. Proclamare che è Natale, significa affermare che Dio, attraverso il Verbo fatto carne, ha detto la sua ultima parola, la più profonda e la più bella di tutte. Ed ecco ciò che dice questa parola: “Mondo, ti amo! Uomo, ti amo!”» (Karl Rahner).

Ecco il messaggio del Natale! E questa parola ci dice che fra Dio e noi deve nascere una comunione, una intimità, un faccia a faccia, un cuore a cuore come tra due innamorati.

Non sono necessarie tante parole. Basta abbandonarsi silenziosamente all’amore di Dio. Nei momenti di crisi — come quelli che la nostra società sta attraversando — quando ci sentiamo delusi o disperati, tutti cerchiamo ansiosamente una faccia sorridente, occhi che brillino, parole che dicano amore e serenità.

Oggi è nato un Bambino che ci offre tutto questo. «Il bambino è felice, perché solo lui vede la luce che verrà» (Giovanna Sicari).

Sono i bambini a svelarci la felicità, perché solo loro sanno vedere la speranza nascosta. Per questo abbiamo bisogno di diventa re come i bambini.

Non vi sembri un sentimento sdolcinato, perché è Natale! Ma per sperare, per ritrovare la serenità dell’anima, dobbiamo ritornare bambini. Dobbiamo ritrovare la capacità di sorridere e il gusto della serenità come doni divini.

Nelle piccole cose può annidarsi una scintilla di felicità superiore a quelle gioie passeggere di cui ci contentiamo.

Dio ci attende e ci ama in un Bambino, ossia nella semplicità, nella purezza, nella quotidianità. Un Bambino che, indicando i valori più alti, invita a sollevarsi dalla banalità e dalla superficialità.

di Leonardo Sapienza