Probabili vittime del naufragio di un’imbarcazione con 30 migranti a bordo

I corpi di 4 bambini ritrovati sulla costa libica

A member of the Libyan Red Crescent checks blankets in which the bodies of drowned migrant children ...
17 dicembre 2020

I corpi senza vita di quattro bambini, di età compresa tra i cinque e i dieci anni, sono stati recuperati ieri sulla costa libica all’altezza di Zawiya, città a circa 45 chilometri a ovest della capitale Tripoli. Lo ha reso noto su twitter la Mezzaluna Rossa libica scrivendo che i soccorritori hanno scoperto uno dei corpi vicino alla raffineria di Zawiya e gli altri tre pochi chilometri più a ovest, nei pressi di Mutrud. La nazionalità delle piccole vittime non è ancora nota, ha fatto sapere l’organizzazione, precisando che le quattro salme sono state trasferite in un ospedale cittadino per le procedure legali e la successiva sepoltura.

Secondo Hassan Mokhtar al-Bey, funzionario della Mezzaluna Rossa, potrebbe trattarsi di alcune delle probabili vittime del naufragio di un’imbarcazione con trenta migranti a bordo avvenuta al largo di Mutrud, ad ovest di Zawiya, di cui l’organizzazione stessa era stata informata ieri mattina. Al momento stanno proseguendo le ricerche degli altri naufraghi con pochissime speranze di poter recuperare superstiti.

La Libia, dunque, nonostante le ininterrotte tensioni interne dalla caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011, continua a essere il punto cardine per il transito dei migranti — persone provenienti da altre regioni dell’Africa e del Medio Oriente e che fuggono dall’instabilità e dalle emergenze umanitarie dei Paesi di appartenenza — verso l’Europa, attraversando il Mediterraneo.

Intanto questa mattina l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), sul proprio account twitter, ha annunciato che «oltre 120 migranti, tra i quali 8 donne e 28 bambini, sono stati riportati in Libia la scorsa notte dalla Guardia costiera», ribadendo al tempo stesso che «la Libia non è un porto sicuro». In questi casi i migranti finiscono nei centri di detenzione del Paese nordafricano dove le condizioni di vita sono nella maggior parte disumane e spesso sono vittime di violenza.