Arte e intelligenza artificiale

Alle 5.29 del 16 luglio 1945

«Lotus du Matin - Butterflowers collection», Obvious, 2018
15 dicembre 2020

Inizia una nuova epoca per l’uomo e per il pianeta


Con un sottotitolo molto provocatorio «Be My Gan» che crea un implicito gioco di parole con Be My Baby la celebre canzone delle Ronettes, si apre l’opera di Alice Barale sull’incontro tra arte e intelligenza artificiale (Arte e intelligenza artificiale, Milano, Jaca Book, 2020, pagine 270, euro 50). Proviamo a guardare all’interessante testo lasciandoci guidare dal testo e dalle note di Be My Baby.

La sera che ci siamo incontrati ho capito che avevo / tanto bisogno di te


A fine 2018 il gruppo Obvisus ha venduto in un’asta da Christie’s un’opera d’arte realizzata grazie all’assistenza dell’intelligenza artificiale. Le reazioni furono grandi e diverse: sorpresa, costernazione, allarme o sdegno. Assieme a una grande disinformazione sulla stampa. Quanto successo ha rivelato quanto sia difficile comunicare e trasmettere il ruolo e la funzione dell’intelligenza artificiale per il pubblico e per il mondo dell’arte.

Il testo riproduce e analizza un dibattito sfaccettato e di enorme interesse sulla validità della creatività della macchina, sull’identità del vero artista e sulla qualità dei risultati estetici. Filosofi, informatici, storici dell’arte studiosi e artisti si confrontano con domande di fondo: cos’è la creatività? E l’arte? Qual è l’artefice e chi è lo spettatore? Le macchine possono essere creative o la creatività è solo una caratteristica umana? Il processo generativo di un sistema di intelligenza artificiale può essere qualificato come creativo e originale? Come giudichiamo le opere d’arte realizzate con la mediazione dell’Ai? Possiamo chiamare estetici gli algoritmi che discriminano fra milioni di «opere»? Queste e altre domande popolano i dieci saggi che compongono il volume.

E se avessi avuto l’opportunità non ti avrei mai lasciato / andare via


La questione di fondo che emerge dal testo è che non basta l’uomo o la sola intelligenza artificiale per comprendere cosa accade quando uomo e macchina si affiancano nel processo artistico. Emerge una nuova radicale categoria: l’esperienza sintetica che è figlia della cultura pop e che ora ne trasforma le coordinate.

Il fenomeno pop non segue una direttiva di propagazione che va dalle élite culturali fino al grande pubblico ma diventa rilevante e significativo perché conquista le masse, i consumatori che di questi artefatti si nutrono e con cui simbolicamente esprimono tutti i contenuti spirituali della cultura stessa. Nella società post-bellica, la cultura pop passa dalle nostre tasche: vive e si realizza in ciò che acquistiamo, consumiamo e rendiamo “celebre” facendolo diventare ambito alle masse stesse.

La cultura pop abbandona, se così si può dire, le aule e i circoli accademici e diviene commerciale. Lo stesso fenomeno culturale è un’industria — libri, cinema, musica e videogiochi — che si qualifica e interpreta secondo «la legge hegeliana della quantità che diventa qualità» come paradossalmente annota e intuisce Antonio Gramsci nei suoi Quaderni del carcere.

Come accade in ogni processo culturale, è difficile indicare dei momenti precisi in cui tali processi iniziano e prendono il via. Tuttavia, visto il legame indiscusso con i nuovi artefatti che sostengono e accompagnano questa nuova stagione culturale, possiamo azzardare l’indicazione di un momento preciso in cui poter porre l’inizio della nuova era.

È stato alle 5.29 del 16 luglio 1945 che è iniziata una nuova epoca per l’uomo e per il pianeta. Questa nuova stagione è così puntualmente identificabile per la comparsa sulla terra di una nuova forma di entità: la realtà sintetica. Si pensi al diamante sintetico, indistinguibile da un diamante vero se non per due dettagli: possiede per legge un numero seriale al proprio interno, inciso al laser e non visibile a occhio nudo, ed è privo di qualsiasi imperfezione.

Sorge un interrogativo ineludibile per la filosofia, per le scienze umane e per la teologia: ci stiamo avviando verso una realtà in cui la distinzione tra naturale e artificiale è destinata a scomparire? Se è così, quali saranno le conseguenze di questa nuova comprensione della realtà? E quali prospettive si apriranno?

Il sintetico nasce all’incrocio di diversi fenomeni: la chimica industriale, l’economia capitalista di fine Ottocento, gli interessi bellici e di Stato che hanno segnato i conflitti del Novecento e la cultura di massa. Ora, con le intelligenze artificiali, il sintetico ci provoca nel profondo della nostra percezione estetica.

Oh, è sino dal giorno che ti vidi / che ti aspetto / sai che ti adorerò per l’eternità


Dalle pagine dell’opera curata da Barale il lettore è guidato attraverso un panorama ricchissimo che attraversa tecnologia, filosofia, estetica e sensibilità artistica. Decisamente un testo importante e suggestivo per tutti coloro che si interrogano su come e quanto l’intelligenza artificiale stia cambiando la nostra società e la per-cezione che come specie abbiamo di noi stesso. Sfogliando le pagine si compone un viaggio di grande fascino per chi ama percorrere le strade dell’arte o per il viandante contemporaneo che si interroga sul senso di quanto viviamo.

di Paolo Benanti