Tensioni politiche
nella Repubblica Democratica del Congo

Il presidente Tshisekedi (Reuters)
11 dicembre 2020

Il parlamento della Repubblica democratica del Congo è stato teatro nei giorni scorsi di violenti disordini tra gruppi politici rivali, in cui sono rimasti feriti almeno tre deputati. Le tensioni politiche fanno seguito all’intenzione annunciata dal presidente Félix Tshisekedi di sciogliere l’accordo — in vigore dal 2019 — con la coalizione partner di governo, il Fronte comune per il Congo (Fcc) fedele al suo predecessore Joseph Ka-bila.

Lunedì scorso, il malcontento tra i parlamentari dopo la decisione di Tshisekedi di creare una nuova coalizione di governo rovesciando la maggioranza attuale, è sfociato in una vera e propri guerriglia all’interno del Palazzo del popolo di Kinshasa. La tribuna e gli scranni dell’Aula sono stati saccheggiati dai membri del partito Udps (Unione per la democrazia e il progresso sociale) — parte della coalizione Cach (Cap pour le Changement), pro-Tshisekedi — per impedire che si tenesse una seduta. Le due fazioni si sono lanciati reciprocamente sedie e oggetti contundenti prima che la polizia intervenisse per ripristinare l’ordine.

Questi scontri arrivano dopo mesi di dissidi tra Tshisekedi, eletto l’anno scorso dopo quasi 20 anni di leadership di Kabila, e il partito dell’ex presidente, che detiene la maggioranza al Senato e in Assemblea nazionale. Nei giorni scorsi Tshikesedi aveva cercato di ottenere dal rivale Kabila l’impegno a formare una nuova coalizione, che in molti a livello internazionale, fra cui l’Unione africana, hanno salutato come una reale possibilità di condivisione del potere e di pacificazione nazionale e una prima transizione pacifica del potere da una fazione all’altra dall’inizio della travagliata storia del Paese. Ma dopo aver ottenuto un rifiuto, lunedì scorso in un messaggio televisivo il presidente ha annunciato la decisione di nominare un tecnico per costruire una nuova coalizione di maggioranza per spingere il programma di riforme di cui il Paese necessita. Tshikesedi non ha inoltre escluso la possibilità di sciogliere il Parlamento per indire nuove elezioni. Da qui lo scontro fra i parlamentari. I sostenitori del Fcc hanno accusato il presidente di violazione della costituzione.

Ad acuire ulteriormente la spaccatura fra le due coalizioni sarebbe stata, secondo i media locali, una petizione presentata sabato scorso in cui si chiedevano le dimissioni della presidente dell’Assemblea nazionale, Jeanine Mabunda, e di altri membri fedeli a Kabila. Il testo, proposto dall’Udps, presenta 250 firme ma secondo i sostenitori di Kabila si tratterebbe di firme ottenute con la corruzione. «Noi siamo stati testimoni di un colpo di Stato parlamentare», ha detto all’Afp il parlamentare François Nzekuye, fedele a Kabila. Le petizioni dovevano essere prese in considerazione nei prossimi giorni in sessione plenaria. Tuttavia, Mabunda non ha tardato a rassegnare le dimissioni, riferiscono i media congolesi.

Anche la recente nomina di tre giudici della Corte costituzionale su cui le forze di Kabila avevano messo a lungo il veto, definendole «incostituzionali», hanno contribuito ad aggravare la crisi politica e istituzionale, che rischia di portare inevitabilmente il Paese a nuove elezioni.

di Alicia Lopes Araújo