Politiche sanitarie

Per paura del covid-19 milioni di persone vogliono smettere di fumare

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11 dicembre 2020

La paura del virus ha prodotto un risultato importante, ha portato milioni di persone a dire di voler smettere di fumare. Ma la dipendenza da fumo è durissima da vincere, se si pensa che a distanza di anni molti ex fumatori ancora sognano di notte di accendersi una sigaretta e sono a rischio per tutta la vita di ricadere nel vizio. E se i dati scientifici forniti dall’Oms mostrano che il tabacco è un importante fattore di rischio per malattie non trasmissibili come malattie cardiovascolari, cancro, malattie respiratorie e diabete, studi recenti, condotti in Cina, hanno indicato un rischio serio, almeno 3 volte superiore, per i fumatori rispetto a chi non ha storie di fumo di sviluppare polmonite severa da covid-19. Per questo, sulla spinta della paura ingenerata dalla pandemia, l’Oms ha voluto lanciare una nuova campagna mondiale «per impegnarsi a smettere di fumare», che prevede aiuti e sostegni nel difficile percorso all’astinenza da fumo. E dunque, oltre ad un’applicazione WhatsApp e ad un manuale con «le cento ragioni per smettere di fumare», la campagna prevede anche un forte impegno dei governi in politiche antifumo, servizi sanitari dedicati e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. L’Oms vuole dunque fornire ai fumatori i mezzi per riuscire nei loro tentativi di «smettere e vincere». Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità nel mondo quasi 780 milioni di persone dicono di voler smettere di fumare ma solo un terzo ha accesso ai servizi che possono aiutare a farlo.

«Milioni di persone in tutto il mondo vogliono smettere di fumare», ha dichiarato Ruediger Krech, direttore della promozione della salute dell’Oms. «Dobbiamo cogliere questa opportunità e investire nei servizi per aiutarli ad avere successo, esortando tutti a sbarazzarsi dell’industria del tabacco e dei suoi interessi», ha aggiunto. Un aiuto, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite può arrivare anche dalle misure che sempre più Paesi stanno attuando per ridurre il fumo. Le imposte sui prodotti del tabacco, in particolare, contribuiscono a ridurre il consumo e la spesa sanitaria, fornendo al contempo una fonte di entrate per rafforzare il finanziamento dello sviluppo in molti Paesi. L’introduzione di tasse elevate sul tabacco, secondo l’Oms è uno strumento efficace, a livello di costi-benefici, per ridurre il consumo di sigarette: «una tassa che aumenta il prezzo delle sigarette del 10% fa diminuire il consumo del 4% nei Paesi ad alto reddito e del 5% in quelli a basso reddito». In Australia ad esempio, la rigida politica antifumo del governo federale ha portato a un livello astronomico i prezzi dei pacchetti di sigarette che vanno da un minimo di 18 ad un massimo di 30 euro. Ma tornando alla campagna di sostegno a chi vuole smettere di fumare, l’Oms garantisce che, 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, il digital health officer dell’agenzia sarà disponibile per aiutare chi decide di dire addio al fumo. Questa linea dedicata inizialmente offerta in inglese, sarà presto disponibile in arabo, cinese, francese, russo e spagnolo. Inoltre l’agenzia Onu è impegnata a creare e sviluppare comunità digitali in cui le persone possono trovare il sostegno di cui hanno bisogno per smettere di fumare. Per questo fine l’Oms ha coinvolto partner del settore privato come Easyway Method di Allen Carr, Amazon Web Services, Cipla, Facebook e WhatsApp, Google, Johnson e Johnson, Praekelt e Soul Machines. L’obiettivo di questa grande sfida è sostenere almeno 100 milioni di persone a liberarsi dalle sigarette. «Il fumo uccide 8 milioni di persone all’anno, ma se i fumatori hanno bisogno di più motivazione per smettere, la pandemia è l’incentivo giusto», ha dichiarato il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Ogni anno più di 7 milioni di morti sono dovuti al consumo diretto di tabacco mentre circa 1,2 milioni sono vittime del fumo passivo e la maggior parte di queste morti si verifica nei Paesi a basso e medio reddito che, riferisce l’Oms, sono oggetto di intense attività di marketing da parte dell’industria del tabacco. Dunque, è in particolare nei Paesi in cui vive la maggior parte dei consumatori di tabacco nel mondo che la campagna concentrerà i suoi sforzi: Giordania, Iran, Pakistan, Bangladesh, Cina, India, Indonesia, Filippine, Suriname, Vietnam e Timor Est; ma anche Paesi europei come Germania, Polonia, Turchia, Russia e Ucraina e nelle Americhe in Brasile, Messico e Stati Uniti. Infine, nel continente africano, Etiopia, Nigeria e Sud Africa.

L’invito dell’Oms a tutti i governi è dunque quello di garantire che i loro cittadini abbiano accesso a consulenze veloci, linee telefoniche gratuite, servizi mobili e digitali per la cessazione del fumo, ma anche terapie sostitutive della nicotina. «Servizi efficaci dedicati a chi vuole smettere di fumare migliorano la salute, salvano vite umane e permettono di risparmiare nella sanità», insiste l’agenzia Onu.

di Anna Lisa Antonucci