Religio - In cammino sulle vie del mondo
L’apertura di una sede dell’Università Cattolica nella diocesi sudsudanese di Tombura-Yambio

E per lavagna
l’azzurro del cielo

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09 dicembre 2020

Realizzato il sogno di superare divisioni e lacerazioni con l’educazione e la cultura


La loro aula è fatta di alberi, i banchi sono mucchi d’erba, la lavagna è l’azzurro chiaro del cielo. Eppure sono gli studenti più felici del mondo. Se qualcuno, sbigottito e incredulo, gli domandasse il perché, la risposta sarebbe sempre la stessa: solo così possiamo imparare, apprendere i saperi dell’umanità e sperare di affrancarci da violenze e miseria. Un’occasione che non si lascerebbero scappare in nessun modo. In Sud Sudan, uno tra i Paesi più poveri dell’Africa orientale scosso da tensioni politiche e conflitti etnici ricorrenti, non è straordinario imbattersi in scolaresche senza scuola, senza banchi, senza libri. Accade anche agli studenti dell’Università Cattolica della sede della diocesi di Tombura-Yambio, inaugurata solo poche settimane fa per la caparbia e provvidenziale volontà del suo vescovo, monsignor Edward Hiiboro Kussala. Far partire il lavoro di ben quattro facoltà — Educazione, Economia, Risorse umane e Informatica — in una zona così remota del Paese ed enormemente distante dalla capitale Juba, fino a ora unica sede dell’Università Cattolica, è stata la realizzazione di un sogno desiderato da tempo da tutta la Chiesa locale. E poco importa se ora le lezioni, molto spesso, si dovranno svolgere all’aperto. Alcuni, dice il presule, «potrebbero sorridere e pensare: ma come si fa? Come è possibile? Per noi, invece, è molto importante. La gente, sotto quegli alberi, può progettare e sperare in una vita migliore».

Lo sprone per andare avanti, nonostante la mancanza quasi cronica di soldi e di mezzi, arriva dai numeri: in Sud Sudan il 95 per cento della popolazione non sa leggere né scrivere. Una pacchia per i “signori della guerra” che con meno di 50 euro al mese assoldano masse di giovani senza istruzione per andare nella foresta a combattere guerre delle quali, loro stessi, ignorano ogni motivazione. «L’apertura di questa sede universitaria è un faro nelle tenebre. È lo strumento necessario per portare la pace nella nostra nazione, perché la pace si ottiene con l’educazione globale, la conoscenza», spiega Hiiboro Kussala, il quale sicuramente non dimentica il recente accordo per il cessate il fuoco tra le varie fazioni in lotta, ottenuto grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio e più volte invocato e sostenuto da Papa Francesco. Perfino le élite del Sud Sudan si potranno formare in una delle quattro facoltà aperte a Tombura-Yambio: già ora, tra gli studenti, figurano militari, funzionari governativi, dipendenti pubblici. Puntellare la pace vuol dire anche formare le future classi dirigenti, dar loro strumenti per discernere, comprendere, decidere. E la Chiesa locale lo sa bene: «Molti nostri politici — ammette il vescovo — non hanno studiato. Occorre, dunque, che si formino in modo corretto, anche dal punto di vista della fede. Ecco perché il nostro impegno diventa essenziale».

L’Università Cattolica si è data un ulteriore compito: tentare di cancellare la corruzione, un altro cancro che colpisce la nazione fin nelle viscere. Lo studio e la formazione sono ritenuti i medicinali più portentosi da somministrare a figure di spicco dello Stato che, come conferma monsignor Hiiboro Kussala, sospeso il conflitto, si sono ritrovati ministri senza averne l’adeguata preparazione. «Sono usciti dalla guerriglia delle foreste e hanno occupato punti chiave, delicati. Mi chiedo: com’è stato possibile?».

Quando il Sudan era ancora un unico Paese, fu Giovanni Paolo ii a chiedere che si fondasse l’Università Cattolica ma solo dopo l’indipendenza del Sud Sudan l’episcopato è riuscito a mettere in pratica la volontà del Papa Santo. Ora è una realtà che pesa interamente sulle spalle della Chiesa. Non ci sono aiuti governativi, tanto meno quelli di organizzazioni private. Il vescovo di Tombura-Yambio a questo punto indurisce la voce: «In Sud Sudan sono presenti alcune organizzazioni internazionali ma si soffermano solo sull’impegno umanitario. Portano cibo, a volte medicine, ma sul fronte dell’educazione fanno poco: sostengono solo la scuola primaria, non le università come la nostra». Nel cuore di tutti i vescovi del Sud Sudan rimane, vivido più che mai, il desiderio di visitare presto il Paese espresso da Papa Francesco nel novembre dello scorso anno insieme all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Comunione anglicana: quando questo si potrà realizzare, la sede dell’Università Cattolica di Tombura-Yambio sarà lì a testimoniare, concretamente, come il sogno di superare divisioni e lacerazioni con l’educazione e la cultura sia una realtà da toccare con mano. Come il Pontefice ha sempre raccomandato.

di Federico Piana